La bellezza della Messa tradizionale (tridentina)

La bellezza della Messa tradizionale (tridentina)

di Angelica La Rosa

LE CARATTERISTICHE PRINCIPALI DELLA MESSA TRIDENTINA, DALLA SUA ORIGINE STORICA ALLA STRUTTURA, ALLA SPIRITUALITA’, ALLA FORMA RITUALE E ALLE SUE IMPLICAZIONI CULTURALI E TEOLOGICHE

La Messa tridentina, formalmente conosciuta come la Messa secondo il Messale Romano del 1962 (o precedenti edizioni del 1570, 1604, 1634, 1884, ecc.), è il rito liturgico codificato dal Concilio di Trento e utilizzato nella Chiesa cattolica latina fino alla riforma liturgica post-Concilio Vaticano II.

La Messa tridentina è un tesoro liturgico che rappresenta un’espressione unica della fede cattolica. Sebbene oggi sia meno diffusa rispetto al passato, e purtroppo molto – e ingiustamente – osteggiata, continua ad attrarre fedeli desiderosi di un’esperienza di culto radicata nella tradizione e nella sacralità. La sua ricchezza simbolica, la profondità teologica e la bellezza rituale la rendono una forma liturgica di grande valore per la Chiesa e per il mondo intero. Questo rito è da secoli espressione della fede cattolica e mantiene una struttura e una spiritualità profondamente radicate nella tradizione liturgica della Chiesa.

La Messa tridentina fu codificata sotto il pontificato di Papa Pio V nel 1570, come risposta alle necessità emerse durante il Concilio di Trento (1545–1563). In quel periodo, la Chiesa si trovava a fronteggiare la Riforma protestante, che metteva in discussione vari aspetti della dottrina e della pratica cattolica, inclusa la liturgia. Papa Pio V promulgò il Messale Romano con la bolla Quo primum, unificando il rito liturgico per tutta la Chiesa latina e garantendo continuità con le tradizioni liturgiche precedenti. Tuttavia, furono conservati riti locali che avevano una tradizione di almeno 200 anni, come il rito ambrosiano o il rito mozarabico.

La Messa tridentina rappresentava una semplificazione e un consolidamento di pratiche liturgiche già esistenti, radicate nella tradizione medievale e patristica, ma rafforzava anche elementi dottrinali chiave, come la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia e il sacrificio della Messa. La Messa tridentina segue una struttura rigida e dettagliata, composta da diverse parti principali. Eccole:

1. Preparazione

La Messa inizia con le preghiere ai piedi dell’altare (Ordo ad Missam incipiendam), recitate dal sacerdote e dal ministrante: – il sacerdote recita il Salmo 42 (Judica me Deus), esprimendo il desiderio di accedere all’altare di Dio; –  viene pronunciato il Confiteor, un atto di confessione dei peccati, prima da parte del sacerdote e poi del ministrante.

2. Messa dei Catecumeni

Questa parte è centrata sull’ascolto della Parola di Dio: – Introito: un’antifona, spesso tratta dai Salmi; – Kyrie eleison: una supplica in greco (“Signore, abbi pietà”); – Gloria in excelsis Deo: un inno di lode, omesso durante l’Avvento e la Quaresima; – Colletta: una preghiera che riassume l’intenzione liturgica del giorno; – Epistola: una lettura tratta dall’Antico o Nuovo Testamento; – Graduale e Alleluia (o il Tratto in Quaresima): canti meditativi che preparano alla lettura del Vangelo; – Vangelo: proclamazione della Parola di Cristo.

3. Messa dei Fedeli

Questa parte rappresenta il cuore della liturgia: – Offertorio: il sacerdote offre il pane e il vino, che saranno consacrati; – Canone Romano: la preghiera eucaristica che culmina con la consacrazione, dove il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue di Cristo. Il Canone Romano include diverse preghiere e commemorazioni, come il Memento per i vivi e i defunti, è recitato in silenzio, sottolineando il mistero dell’atto sacrificale; – Consacrazione: momento centrale in cui si attua la transustanziazione; – Pater Noster: il Padre Nostro, pregato dal sacerdote; – Agnus Dei: l’invocazione a Cristo come Agnello di Dio; – Comunione: il sacerdote riceve l’Eucaristia e, a discrezione del celebrante, può distribuirla ai fedeli.

4. Conclusione

Le Preghiere finali seguono la Comunione, incluse l’orazione finale e la benedizione. L’Ultimo Vangelo è il prologo del Vangelo di Giovanni (In principio erat Verbum), che conclude la celebrazione. La Messa tridentina è celebrata interamente in latino, la lingua liturgica tradizionale della Chiesa occidentale. Questa scelta sottolinea l’universalità e l’immutabilità della fede cattolica, oltre a preservare l’antichità e la sacralità del rito. Tuttavia, le omelie e alcune spiegazioni liturgiche possono essere fornite nella lingua vernacolare.

Il simbolismo della Messa tridentina è ricco e profondamente teologico: – Il sacerdote celebra ad orientem, cioè rivolto verso l’altare e simbolicamente verso l’oriente, segno dell’attesa del ritorno di Cristo; – Il silenzio durante il Canone evidenzia il mistero e la sacralità della consacrazione; – I gesti, come le genuflessioni, i segni di croce e l’uso dell’incenso, comunicano il rispetto e l’adorazione per il mistero eucaristico.

Il canto gregoriano è la forma musicale per eccellenza della Messa tridentina. È caratterizzato da una semplicità melodica che favorisce la meditazione e l’elevazione spirituale. La Messa può anche includere polifonia sacra, purché rispetti la dignità e il carattere contemplativo della liturgia.

La spiritualità del rito tridentino è profondamente sacrale e contemplativa. La celebrazione enfatizza il sacrificio di Cristo e l’unione con Dio, con un forte senso di riverenza e timore di fronte al mistero divino. I fedeli sono incoraggiati a partecipare interiormente, meditando sulle preghiere e unendosi spiritualmente all’azione del sacerdote.

Con il Concilio Vaticano II (1962–1965), la Chiesa introdusse una riforma liturgica che culminò nel Messale Romano del 1970, noto come la “Messa Novus Ordo”. Questa riforma, almeno sulla carta, cercava di rendere la liturgia più accessibile ai fedeli, introducendo l’uso delle lingue vernacolari, una partecipazione più attiva dell’assemblea e una maggiore semplificazione dei riti.

La Messa tridentina non è mai stata abolita, divenendo una forma straordinaria del rito romano, come riconosciuto da Papa Benedetto XVI nel Motu Proprio Summorum Pontificum (2007). Tuttavia, il Motu Proprio Traditionis Custodes (2021) di Papa Francesco ha limitato l’uso del rito tridentino, spostando l’attenzione verso la Messa Novus Ordo come espressione “normale” della liturgia cattolica.

La Messa tridentina ha influenzato profondamente la cultura cattolica. Ha: – ispirato arte, musica e letteratura sacra per secoli; – incarnato un senso di continuità con la tradizione apostolica e patristica; – rappresentato un segno visibile dell’unità e dell’universalità della Chiesa e santificato miliardi di cattolici nei secoli.

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