Un accadimento raro

Un accadimento raro

di Andrea Rossi 

SULLA COINCIDENZA FRA IL NOSTRO NATALE 2025 E LA FESTA EBRAICA DI HANUKKAH

Il giorno di Natale, quest’anno, cade esattamente all’inizio della festa ebraica di Hanukkah. E’un accadimento raro: solo quattro volte negli ultimi 125 anni le due date sono state coincidenti; nella nostra città, sede di una comunità ebraica con tradizioni secolari, poteva e doveva essere occasione di una grande festa collettiva, un momento in cui abbracciarci, riconoscerci, alzare un ringraziamento comune a Dio creatore e appassionarci alla storia di questa lunga e travagliata convivenza.

Invece non ci sarà nulla di tutto questo. Sembrano passati secoli dagli incontri di studio fra ebrei e cristiani, o dalla pur recente accensione del candelabro di fronte alla storica Sinagoga estense con le sue lapidi che da decenni ricordano ai passanti il sacrificio di centinaia di famiglie ferraresi – con quei nomi e cognomi così comuni e a noi familiari – sacrificate nel peggiore genocidio della storia umana. Colpevoli solo, appunto, di avere quei nomi e quei cognomi, cosa che anche oggi dovrebbe smuovere almeno un momento di riflessione su dove portano sempre, inevitabilmente, le ideologie omicide.

Non ci saranno cerimonie, insomma, e nel male di questa assenza, forse emerge un bene, modesto ma non disprezzabile: non ci saranno ipocrite commozioni di sinistra, eviteremo inutili piagnistei di chi, per mero interesse politico, ci ha ammonito con mai più una tragedia come la Shoah! Salvo poi girarsi, in imbarazzo, per non farsi vedere con amici (o ex amici?) ebrei. Anni di lacrime e di cineforum ARCI con “il giardino dei Finzi Contini”, un capolavoro di un maestro come Vittorio de Sica esibito come manifesto antifascista, e che invece faceva emergere, nel sottotraccia, la piccineria di tanta Ferrara perbene, che alla fine si accodò alle leggi razziali del fascismo, per conformismo o anche pensando che, in fondo, gli ebrei erano ricchi, e a depredarli ci si guadagnava senza troppa fatica, magari anche trovandosi dalla parte giusta.

Quanti fazzoletti consumati, quanti pistolotti indignati, quante chiacchiere, troppe chiacchiere. E ci troviamo oggi, in questa Hanukkah che coincide con il nostro Natale, con una comunità incolpevole ma isolata, spaventata, sorvegliata, con discrezione, dalle nostre forze dell’ordine.

Non abbiamo saputo dire una parola di conforto a questi nostri amici, che dopo il pogrom atroce del 7 ottobre dello scorso anno, vivono una quotidiana incertezza sul loro presente e il loro futuro nella nostra città, circondati da gente che scantona, evita, passa altrove.

Spaventati da cortei che gridano slogan infami e atroci a loro, che sono cittadini ferraresi come noi e probabilmente non hanno mai preso in mano nemmeno un fucile. Gli ebrei ferraresi non meritavano tutto questo. Non meritano, oggi, questo silenzio, questa indifferenza e, forse, questo odio inconfessabile, che pure scorre nelle vene della città. Ricordiamo ciò che è stato, rammentiamo le nostre promesse di cristiani e di cattolici verso i nostri fratelli maggiori, come li chiamava il santo Giovanni Paolo II, non facciamoci avvelenare da ciò che quotidianamente è rilanciato dai media, i quali non sempre hanno a cuore la verità, ma gli ascolti, o i follower.

Non accada più che un bambino con la kippah, in una scuola media, ascolti discorsi di odio verso la sua comunità, come è accaduto recentemente, con una associazione “propal” di estrema sinistra, che ha intrattenuto bambini di undici o dodici anni parlando di “entità sionista” e “imperialismo fascista ebraico”, sotto lo sguardo assente di alcuni insegnanti; o che una famiglia, sempre a Ferrara, si senta minacciata fino al punto di togliere il cognome sul campanello di casa.

Oggi possiamo fermare questa spirale. Domani potrebbe essere tardi. Chag Chanukah sameach. Buon Natale.

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