Quella Casa che vola
A cura della Redazione
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UN PREGEVOLE VOLUME DI PIER LUIGI GUIDUCCI
Pier Luigi Guiducci, “Quella Casa che vola. La storia delle sacre pietre di Loreto. Contesto storico. Tradizione. Documenti. Ricerche. Indagine archeologica. Analisi. Evidenze” (Àlbatros, Roma ottobre 2024, 165 pagine, euro 13,90), con Prefazione di P. Giuseppe Santarelli (OFM Cap.) è un testo da non perdere. Nelle 165 pagine si trovano 38 referenti scientifici, interazione con importanti Istituzioni estere (Angers, Parigi, Gerusalemme, Atene, Sion, …), oltre che con l’Archivio Apostolico Vaticano, e con Università italiane (Napoli, Roma, Firenze, Torino, Milano, Padova), Istituti Storici (Domenicani, Roma e Bari), Comunità e Archivio Storico dei Padri Cappuccini di Loreto, Monasteri (Archivio Storico Montevergine), 302 note a fine pagina, un articolato elenco finale di indicazioni bibliografiche, decine di riproduzioni di immagini, e soprattutto scoperte molto significative. Tutto questo, e altro, è contenuto nel pregevole libro del Prof. Pier Luigi Guiducci, Docente Universitario e Consulente Storico di molteplici Organismi civili e religiosi.
In particolare il libro, in modo scientifico ma con taglio divulgativo, affronta la c.d. “Questione lauretana”. Quest’ultima, è stata caratterizzata nel tempo da più quesiti con risposte prive di unanimità. Le “sacre pietre” sono quelle che provengono da Nazareth, dalla casa della Vergine Maria? Come sono arrivate a Loreto? Per ministero angelico? Con un trasporto via nave? È autentico il “Chartularium Culisanense”, ove le “sacre pietre” sono indicate come parte di una dote nuziale (Filippo I° d’Angiò – Thamar di Epiro)? Perché la consegna delle pietre non è avvenuta a Napoli (sede degli Angiò)? Perché il trasporto delle pietre ha deviato verso il Mar Adriatico? È autentica la storia del Teramano? Quali sono stati i risultati delle indagini archeologiche a Loreto? Quale significato attribuire ai graffiti incisi sulle “sacre pietre”.
In tale contesto, il lavoro del Prof. Guiducci ha chiarito molti aspetti ancora non del tutto chiari: la rotta seguita dalla nave che trasportava le “sacre pietre”, il ruolo del despota dell’Epiro (Niceforo I°), la situazione politico militare degli Angiò, il riferimento alla Famiglia Angelo, l’azione svolta dal domenicano fra Salvo, l’interazione esistente tra i Domenicani e gli Angiò (rif. Chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli, e Basilica di San Nicola a Bari).
Quello che colpisce in questo libro è la chiarezza espositiva, la capacità di sintesi, il disegno globale che è presentato in modo progressivo. In un periodo storico nel quale non si superano a volte due estremismi, il trionfalismo e il rigorismo scientifico, la bravura dell’A. è stata quella di rendere viva una vicenda che attraversa i secoli con una esposizione pacata e concreta (si pensi alla stessa riproduzione della carta nautica “pisana”). Unitamente a ciò il Prof. Guiducci non ha dimenticato di ricordare anche delle guarigioni straordinarie avvenute a Loreto (e che proseguono), sulle quali la scienza medica ha attivato la propria indagine. È certamente un testo da leggere e da diffondere.
Nell’arco di un lungo periodo di tempo la Camera di Maria, custodita nel santuario di Loreto, è stata presentata facendo riferimento a un trasporto per ministero angelico. Gli angeli, in concreto, avrebbero trasportato il sacro reperto da Nazareth al Colle Prodo attraverso più tappe. Tale narrazione venne prima sostenuta da una tradizione orale, poi venne avallata da diversi autori tra i quali si ricorda Piero di Giorgio Tolomei, detto il Teramano. La sua storia risale al 1472-1472. Quest’ultimo, intervenne sulla vicenda miracolosa perché il vescovo Nicolò dall’Aste aveva deciso di far edificare una basilica a Loreto. Qui nacque il problema legato al fatto che il Presule intendeva magnificare la figura di Maria abbattendo però la Camera ricordata in precedenza. Fu in quell’occasione che il Teramano fece affiggere alle colonne del nuovo edificio di culto (in costruzione) due fogli ove era descritta la storia delle “sacre pietre”. In modo rispettoso ma chiaro l’A. precisò che le pietre che formavano la Camera provenivano da Nazareth. In questo ambiente era avvenuta l’Annunciazione e l’Incarnazione del Verbo. L’intervento del Teramano non fu un racconto inventato. E non seguì un’impostazione storico-scientifica. Egli riferì la vox populi che insisteva da decenni su una serie di punti chiave.
I diversi Papi che si succedettero sul trono di Pietro accolsero la posizione che difendeva la traslazione della “Santa Casa” per ministero angelico. Con tale orientamento si volle, in definitiva, riconoscere che nel Disegno di Dio nulla è impossibile. Si desiderò inoltre invitare ogni fedele a contemplare nella Camera di Maria il Mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio. Nel migrare del tempo, però, emersero altre due correnti di pensiero. La prima era sostenuta da chi riteneva la storia di Loreto una pia leggenda utile per un profit continuo. La seconda, al contrario, confermava (e conferma) l’autenticità delle pietre della Camera, riconoscendo in quel luogo il punto ove avvenne l’Annunciazione dell’angelo Gabriele raccontata dall’evangelista Luca. L’unica diversità rispetto al racconto del Teramano riguardava (e riguarda) il tipo di trasporto. Per gli autori di questa ulteriore posizione non è esistito un “ministero angelico” ma un trasporto via mare ad opera di cristiani.
Quest’ultima linea di pensiero si basa su documenti ritrovati in tempi relativamente recenti, e sui risultati di ricerche archeologiche e storiche. La Camera di Maria, in concreto, venne prelevata nella sua parte anteriore (quella posteriore era costituita da una grotta). Approfittando di una tregua tra crociati e milizie musulmane, si riuscì con carretti a trasportare le pietre fino al porto di San Giovanni d’Acri. Da qui, una nave con i sacri reperti puntò la rotta verso la Grecia fino a toccare un porto dell’Epiro (il cui desposta del tempo era Niceforo I°).
In questa vicenda si incontrarono gli interessi economici di chi affittava navi da trasporto e gli interessi politici di chi intese utilizzare le sacre pietre nell’ambito di un piano di accordo sancito da un matrimonio. Nel 1294 si sposarono infatti Thamar, figlia di Niceforo I° e Filippo I d’Angiò, quarto figlio di Carlo II d’Angiò. La donna recò in dote anche le sacre pietre della Casa di Maria, ma la vicenda – all’improvviso – subì un cambiamento. Gli oggetti preziosi della giovane arrivarono a Napoli (centro del potere angioino) ma non le pietre. Queste, dove erano finite? Erano state caricate su una nave che affrontò il Mar Adriatico per raggiungere alla fine le Marche. Chi fu il regista di questa operazione? Fu un domenicano, fra Salvo che in quel periodo era Vicarius Urbis a Roma (Papa Celestino I non fece mai ingresso nell’Urbe). Il religioso era inoltre vescovo di Recanati (che aveva un porto). Unitamente a ciò fra Salvo poté contare sull’aiuto decisivo dei suoi confratelli. Questi, avevano uno stretto rapporto con gli Angiò, come dimostra il sostegno ricevuto con riferimento alla chiesa napoletana di San Domenico Maggiore, e al santuario di San Nicola a Bari.
Questa vicenda, e molteplici altre scoperte, sono descritte nel libro. Il testo è di grande intertesse perché l’Autore sa coinvolgere il lettore senza alcun artificio. Si è quindi lontani da aggiunte da romanzo, o da sottolineature impregnate di enfasi. Con stile asciutto, e con una notevole chiarezza, il prof. Guiducci ha saputo riassumere una vicenda che arriva fino ai nostri giorni. A lui i nostri complimenti, e l’invito a diffondere ovunque questa pubblicazione veramente notevole.
Tra i dibattiti storici che hanno caratterizzato l’epoca moderna, e che sono arrivati al tempo presente, si colloca il dibattito sulla “Questione lauretana”. Come è noto a molti fedeli, nel santuario di Loreto si conserva la Camera di Maria. Tale reperto è costituito da pietre provenienti dall’abitazione della Vergine a Nazareth. In questo ambiente avvenne l’Annunciazione dell’angelo e l’Incarnazione del Verbo. Per completare l’originaria chiesetta, gli abitanti del Colle Prodo (Marche) aggiunsero anche materiale edilizio locale. Tale cappella, priva di fondazioni, venne poi protetta da un edificio di culto più grande, fino ad arrivare all’attuale santuario di particolare valore artistico. Nel tempo non è mancato un confronto tra coloro che negavano l’autenticità delle sacre pietre e chi, al contrario difendeva l’origine nazaretana. Ma il nucleo del dibattito si centrò anche sulla questione del trasporto. L’edificio fu preso dagli angeli e traslato nell’area dell’attuale cittadina di Loreto, o furono invece dei cristiani a caricare il prezioso materiale su una nave con destinazione finale Porto Recanati? L’orientamento prevalente accentuò la traslazione ad opera degli angeli. In tempi successivi emerse, però, anche la tesi di un trasporto via mare. In tale contesto, non mancarono voci critiche che negavano ogni valore alla piccola Camera. Malgrado un contesto non facile, si deve essere grati a più Ordini Religiosi per aver difeso il sacello lauretano. Giova allora far riferimento ai Domenicani, ai Gesuiti, ai Conventuali e ai Cappuccini. Qualcuno si potrà chiedere: perché quattro Ordini Religiosi? La risposta è racchiusa in eventi che si snodarono nel tempo. La prima azione, decisiva, fu quella esercitata da un domenicano: fra Salvo, Vescovo di Recanati e Vicarius Urbis a Roma (rappresentava il Papa Celestino V). Una volta posizionata sul Colle Prodo, nelle Marche, il piccolo luogo di culto venne inizialmente affidato al clero secolare. In seguito, un contributo notevole arrivò con la presenza dei Padri Gesuiti (1554). Grazie a loro si realizzò un disegno pastorale che includeva anche il ministero delle confessioni, le predicazioni al popolo, e gli studi a sostegno della Camera di Maria.
Quando la Compagnia di Gesù venne sciolta (1773), subentrarono i Francescani Conventuali (dal 1773 fino al 1934). Anche questi religiosi svolsero un significativo servizio ecclesiale intervenendo non solo in ambito liturgico-sacramentale, ma anche in opere sociali vicine al santuario. Dopo i Conventuali, per decisioni legate a preferenze della gerarchia ecclesiastica del tempo, furono accolti i Frati Cappuccini (dal 1934 ad oggi). Con loro, in tempi ravvicinati, vennero impostate ricerche archeologiche e analisi dei graffiti incisi nelle pietre della Camera di Maria. Quest’ultimo lavoro, si svolse tenendo in considerazione anche le ricerche svolte dai Frati Minori della Custodia di Terrasanta a Nazareth.
Il Prof. Pier Luigi Guiducci ha saputo elaborare un testo scientifico con taglio divulgativo che unisce storia, archeologia e spiritualità. È quindi da segnalare nei più diversi ambienti perché non sempre è facile trovare uno studio così chiaro e documentato.