Buona fine e buon principio! Ma qual è il senso giusto di tempo, anno e vita?

Buona fine e buon principio! Ma qual è il senso giusto di tempo, anno e vita?

di Padre Giuseppe Tagliareni

INIZIARE IL NUOVO ANNO DA “CRISTIANI” SIGNIFICA ACCETTARE IN CRISTO UNA NUOVA GRAZIA, CHE ANCORA CI PERMETTE DI OPERARE COME “FIGLI NEL FIGLIO”

Alla fine e all’inizio dell’anno tutti brindano e si fanno gli auguri in modo pagano e anche osceno (tra cenoni e oroscopi, luci e concerti di piazza, balli e fiumi di spumante, spari e lancio d’oggetti vecchi, botti e giochi d’artificio, che riempiono la “notte di San Silvestro”). Noi vogliamo chiederci qual è il senso giusto del tempo, dell’anno e della vita: cose intrinsecamente legate ad ogni persona che vive nel mondo. Alla fine e all’inizio dell’anno si fanno consuntivi e preventivi basati sul tempo passato e futuro. Quante cose si fanno in un anno! ma tutto viene a fine. E tutto rischia di essere vanità.

Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante. Un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e un tempo per costruire. Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gemere e un tempo per ballare. Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci. Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per serbare e un tempo per buttar via. Un tempo per stracciare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare. Un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace” (Qo 3,1-8).

Così il saggio Qoèlet, che si chiede: “Che vantaggio ha chi si dà da fare con fatica?” E conclude: “Ho considerato l’occupazione che Dio ha dato agli uomini, perché si occupino in essa. Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo, ma egli ha messo la nozione dell’eternità nel loro cuore, senza però che gli uomini possano capire l’opera compiuta da Dio dal principio alla fine” (Qo 3, 10-11).

Per capire il dono del tempo, bisogna relazionarlo all’eternità, a Dio stesso che è l’unico padrone del tempo e di ogni vita e che su tutto porterà il Suo giudizio. Buono è dunque vivere col santo Suo timore perché di tutto ciò che avremo fatto ci sarà chiesto conto ed è stolto vivere come se mai si dovesse rendere conto delle proprie opere.

Ma il dono più grande di Dio non è il tempo o la vita, ma il Figlio Suo: “Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio” (Gal 4,4-7).

Col dono del Verbo fatto carne nella Vergine Maria, l’Eterno è entrato nel tempo e l’uomo è fatto degno di entrare nell’eternità. Tutta la vita acquista un valore infinito. È beato quel grembo, quel cuore in cui s’incarna il Verbo di Dio.

Tempo vuol dire esistenza che si snoda tra un principio e una fine, con successione di eventi senza ritorno e volgenti ad un termine fisso che è la morte, la quale introduce la persona umana nell’eternità, dove vedrà Dio, che del tempo e della vita è l’Autore. Egli è anche il Giudice supremo che al tempo e alla vita dell’uomo pone il sigillo della Sua sentenza. Per questo finire bene è cosa molto seria: quel giudizio è inevitabile e quella sentenza inappellabile. Poi c’è l’eterno, perché il tempo sì finisce, l’uomo invece, continua a vivere: dopo la morte e la risurrezione entrerà intero nell’eternità. E riceverà premio o castigo eterno.

Fine dell’anno equivale a fine della vita; inizio d’anno a nuova vita che ci è data, nuovo tempo in cui porremo le nostre scelte e le attività future. Sotto il segno di chi? I pagani sotto il segno di una stella buona che dia fortuna, salute, prosperità infinita anche senza meriti e fatiche; i veri cristiani sotto il segno di Gesù e di Maria, capostipiti della nuova umanità: gli unici esseri umani perfettamente riusciti davanti a Dio nel tempo e nell’eternità.

Finire l’anno (e la vita) nel nome di Gesù significa ricondurre tutto al Padre, che ci inviò nel mondo per una missione e dire: “Ho fatto, Padre, la tua volontà!”. Significa dimostrare con le opere che siamo vissuti per Lui, grati dei Suoi doni e desiderosi d’instaurare il Suo Regno nel mondo, amorosamente attivi fino al sacrificio di noi stessi. Grati e contenti, pur sapendo di essere “servi inutili”, tanto bisognosi di aiuti e di perdono. Ma sicuri che il Padre gradisce tanto l’amore col quale l’abbiamo amato e volentieri stende la Sua Misericordia sui figli fedeli che tornano a Lui uniti a Gesù.

Iniziare il nuovo anno da “cristiani” significa accettare in Cristo una nuova grazia, che ancora ci permette di operare come “figli nel Figlio”, che le Scritture chiamano: “Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace” (Is 9,5). Allora, la buona sorte del tempo futuro non è affidata alla fortuna o alle stelle, ma all’unione con Gesù e con la beata vergine Maria, che la Chiesa riconosce come Madre di Dio proprio il primo gennaio, quasi a dire ai figli di Dio: “Iniziate il nuovo anno sotto il segno di Maria, la Madre purissima di Dio! Affidatevi a lei come fu per lo stesso Gesù”.

La Madre di Gesù, infatti, è colei che ha “trovato grazia presso Dio” (Lc 1,30): in lei il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. Maria è il pilastro su cui Dio ha poggiato l’arcata del ponte tra Dio e l’uomo; per mezzo di lei Dio si è vestito di carne ed ha vissuto come noi nel tempo e nello spazio. L’abbiamo contemplato nel mistero della grotta di Betlemme il 25 dicembre. È detto poi che all’ottavo giorno Giuseppe e Maria gli posero nome Gesù, così “come era stato chiamato dall’Angelo” (Lc 2,21). E Gesù vuol dire “Dio salva”. È in Maria che Dio salva, perché è in Maria che Dio si dà all’umanità. E tutto oggi ha bisogno di essere salvato. Dall’alto della Croce Egli ci affidò a lei come Madre dei redenti: maternità che conobbe i dolori del Calvario del Figlio e della Madre.

Dobbiamo saper prendere Maria con noi, come fece l’apostolo prediletto Giovanni e vivere insieme a lei il tempo che ci rimane prima che anche a noi sia dato di varcare la soglia dell’eternità. Sia allora il nuovo anno tutto sotto il segno della vergine Maria! Sia questo il nostro augurio e sia pure il nostro impegno. Affidiamoci a lei come figli amorosi e docili: essa si prenderà ogni cura di noi. Saremo allora costruttori di pace, portatori di grazia e di consolazione, testimoni della salvezza di Cristo e profeti del mondo che presto verrà. Il tempo che ci è dato è l’ultimo prima del Grande Giorno, quando il Regno di Dio verrà con potenza e porterà la Sua salvezza. Allora saranno “Cieli nuovi e Terra nuova”.

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