Eli Cohen, la Siria e lo spionaggio

Eli Cohen, la Siria e lo spionaggio

di Angelica La Rosa

L’EREDITÀ DI ELI COHEN

Eli Cohen è una delle figure più affascinanti e tragiche nella storia delle spie, noto per il suo ruolo decisivo nell’espandere l’influenza israeliana durante il conflitto arabo-israeliano. La sua vita e la sua morte sono un misto di genio strategico, audacia e un’incredibile dedizione al suo paese. La storia di Eli Cohen è anche un ammonimento sugli enormi rischi e sacrifici legati al lavoro di intelligence, un mondo dove la linea tra successo e fallimento è sottile e dove il prezzo della lealtà può essere devastante.

Eli Cohen nacque a Alessandria d’Egitto nel 1924 da una famiglia di origini ebraiche sefardite. La sua infanzia e giovinezza furono segnate da un ambiente cosmopolita, ma anche da tensioni politiche in una regione sempre più instabile. Quando Eli aveva 11 anni, la sua famiglia emigrò in Palestina, che all’epoca era sotto il Mandato Britannico. Qui crebbe in un contesto segnato dalle continue lotte tra arabi ed ebrei per la supremazia nella regione.

Nonostante il contesto tumultuoso, Eli si distinse per la sua intelligenza e la sua capacità di adattarsi rapidamente. Completò i suoi studi presso l’Università di Gerusalemme e iniziò a lavorare nel settore delle telecomunicazioni, ma presto la sua vita prese una piega decisiva. Il conflitto arabo-israeliano del 1948 lo segnò profondamente, e presto Cohen entrò a far parte delle forze armate israeliane, dove iniziò a farsi notare per le sue abilità nei settori della comunicazione e della crittografia.

La storia di Eli Cohen come spia inizia nel 1961, quando fu reclutato dal Mossad, il servizio di intelligence israeliano. La sua capacità di comprendere e adattarsi alle culture straniere, la sua parlantina fluente e il suo acume nel capire le dinamiche politiche lo rendevano un candidato ideale per una missione delicata: infiltrarsi nel governo siriano.

Cohen venne addestrato in vari aspetti del lavoro di spia, inclusi il linguaggio cifrato, le tecniche di sorveglianza e le capacità di creare false identità. Durante l’addestramento, il Mossad lo preparò a una missione che richiedeva non solo competenze tecniche, ma anche una profonda capacità di relazionarsi con persone di culture e ambienti molto diversi dal suo. Un aspetto fondamentale dell’addestramento fu quello di forgiare la sua capacità di vivere sotto copertura senza suscitare sospetti.

Il Mossad decise di mandare Cohen in Siria, dove avrebbe dovuto infiltrarsi nel cuore del governo e della classe dirigente siriana. Per questo, si utilizzò una falsa identità: Eli Cohen si trasformò in Kamel Amin Thaabet, un ricco e influente uomo d’affari siriano, originario di Damasco, che aveva soggiornato in Argentina e possedeva numerose proprietà nel paese.

Sotto questa nuova identità, Cohen fu in grado di guadagnare la fiducia di importanti funzionari del governo siriano, tra cui membri del Partito Ba’ath, che governava la Siria in quel periodo. La sua abilità nel fare affari e la sua personalità affabile gli permisero di integrarsi nel tessuto sociale e politico siriano, mentre guadagnava l’accesso a informazioni vitali per lo Stato di Israele.

Tra i suoi successi più significativi, Eli Cohen fu in grado di ottenere informazioni cruciali sui piani di guerra della Siria contro Israele, nonché su altre operazioni militari e politiche. Una delle sue informazioni più importanti riguardò le difese siriane lungo il confine israeliano-siriano sulle alture del Golan. Cohen, infatti, riuscì a ottenere dettagli precisi su come erano strutturate le posizioni siriane, le linee difensive e i movimenti delle truppe.

Queste informazioni furono fondamentali per Israele, che le utilizzò per pianificare l’operazione che portò alla vittoria nella Guerra dei Sei Giorni nel 1967. Le informazioni di Cohen permisero infatti a Israele di colpire con precisione le difese siriane, riducendo il numero di perdite israeliane e migliorando notevolmente le possibilità di successo.

Nonostante i suoi successi, Eli Cohen non rimase invulnerabile per sempre. La sua copertura, un vero capolavoro di inganno, iniziò a sgretolarsi quando i servizi segreti siriani, dopo anni di sospetti e indagini, iniziarono a mettere insieme i pezzi. Un giorno del 1965, una serie di coincidenze fatali portarono alla sua scoperta. Le sue comunicazioni con Israele, pur cifrate, furono intercettate dai siriani, che iniziarono a capire che un traditore si nascondeva tra di loro.

Il Mossad, non riuscendo a comunicare tempestivamente con Cohen, non riuscì a prevenire il suo arresto. Dopo essere stato catturato, Cohen subì un intenso interrogatorio, durante il quale cercò disperatamente di non rivelare informazioni che potessero compromettere la sicurezza dello Stato di Israele. Purtroppo, alla fine, il 24 maggio 1967, Eli Cohen fu condannato a morte dalla Corte Suprema siriana per tradimento.

Nonostante gli sforzi di Israele per liberarlo, attraverso trattative diplomatiche e tentativi di scambio di prigionieri, Eli Cohen fu impiccato il 18 maggio 1965 a Damasco. La sua morte fu un colpo devastante per Israele, che aveva perso uno dei suoi agenti più preziosi.

Dopo la sua morte, la figura di Cohen divenne un simbolo di sacrificio per la causa israeliana. La sua storia venne raccontata come quella di un eroe, un uomo che aveva messo la sua vita al servizio della sicurezza e della sopravvivenza di Israele. Sebbene la sua morte fosse tragica, il suo lavoro di spionaggio aveva avuto un impatto decisivo sull’esito della Guerra dei Sei Giorni e sul futuro della regione.

Oggi, Eli Cohen è ricordato come uno dei più grandi eroi della storia israeliana. La sua figura è celebrata non solo per le sue imprese straordinarie, ma anche per il sacrificio personale che ha comportato il suo lavoro di spia. La sua storia ha ispirato numerosi libri, film e documentari, e la sua memoria viene onorata in Israele, dove è considerato un simbolo di coraggio, lealtà e dedizione alla patria.

La sua morte ha anche sollevato interrogativi etici sul lavoro delle agenzie di spionaggio e sul prezzo che le spie sono costrette a pagare per il loro impegno. Eli Cohen ha pagato con la sua vita per aver servito il suo paese, e la sua storia rimane una delle più emozionanti e commoventi della storia della guerra fredda, dell’intelligence e della lotta per la sicurezza nazionale.

Il suo nome è ancora oggi un monito sulla complessità e sul rischio della spionaggio, un mondo dove anche il più grande successo può finire tragicamente, e dove l’onore e la lealtà spesso vengono pagati a caro prezzo.

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