Dietro il conflitto russo-ucraino
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L’OPERAZIONE MILITARE SPECIALE DELLA RUSSIA È PRIMARIAMENTE LEGATA AL SOSTEGNO AI FILO-RUSSI DEL SUD-EST UCRAINO, PERSEGUITATI DA KIEV, E PER PREVENIRE L’INGRESSO DELL’UCRAINA NELLA NATO
L’operazione militare speciale intrapresa dalla Federazione Russa in Ucraina, che ha preso piede nel febbraio 2022, è un evento che ha suscitato un dibattito internazionale senza precedenti, generando discussioni politiche, diplomatiche e strategiche.
La Russia, guidata da Vladimir Putin, ha giustificato la sua azione come un intervento necessario per proteggere le popolazioni russofone e sostenere i gruppi filo-russi nelle regioni orientali dell’Ucraina, in particolare nel Donbass, ma anche come una misura di sicurezza per prevenire la possibile espansione della NATO ai confini russi.
Una delle principali giustificazioni di Mosca per l’operazione in Ucraina risiede nella percezione di una minaccia esistenziale rappresentata dall’espansione della NATO. L’Alleanza Atlantica, fondata nel 1949, è un’organizzazione politico-militare che include, oggi, numerosi paesi europei e nordamericani. La Russia, che ha visto in questi anni una continua espansione della NATO verso est, considera questa espansione come una violazione degli accordi informali presi negli anni ‘90, quando la fine della Guerra Fredda aveva portato alla dissoluzione dell’Unione Sovietica.
I funzionari russi sostengono che i leader occidentali avessero promesso che la NATO non si sarebbe espansa oltre i confini della Germania unificata, un impegno che Mosca considera tradito. L’adesione di paesi dell’ex blocco sovietico come le repubbliche baltiche e la possibile inclusione dell’Ucraina nella NATO sono visti, quindi, come un ulteriore passo verso una minaccia diretta alla sicurezza della Russia.
L’Ucraina, paese strategicamente situato tra la Russia e l’Europa centrale, è sempre stato un punto nevralgico nelle relazioni tra Mosca e l’Occidente. Dal 2014, dopo la rivoluzione di Maidan e il ritorno della Crimea, dopo un referendum popolare, alla Russia, le tensioni tra i due paesi sono aumentate. La crescente cooperazione tra Kiev e la NATO, unita alla possibilità che l’Ucraina potesse entrare ufficialmente nell’alleanza, ha alimentato le preoccupazioni della Russia.
In questo contesto, la presenza militare occidentale nelle regioni limitrofe alla Russia è percepita come un rischio diretto alla sovranità e sicurezza del paese. Non a caso la Russia ha più volte dichiarato che la sua operazione ha lo scopo di impedire l’ingresso della NATO in Ucraina, argomentando che la sua sicurezza nazionale sarebbe stata compromessa da basi e missili schierati vicino ai suoi confini.
Per quanto attiene ai fatti verificatisi nel sud-est dell’Ucraina, a partire dal 2014, il conflitto tra le forze ucraine e i gruppi separatisti filo-russi nel Donbass ha causato migliaia di morti e un’enorme sofferenza. I separatisti, principalmente russi e russofoni, hanno dichiarato l’indipendenza nelle aree di Donetsk e Luhansk, creando la cosiddetta Repubblica Popolare di Donetsk (DPR) e la Repubblica Popolare di Luhansk (LPR). Questi gruppi hanno ricevuto un sostegno diretto dalla Russia, sia in termini di equipaggiamenti militari che di assistenza logistica, sebbene Mosca abbia sempre negato un coinvolgimento diretto nelle ostilità.
La Russia ha giustificato il suo intervento nel Donbass come una missione di protezione delle popolazioni russofone, oggetto di discriminazione e violenze da parte del governo ucraino, descritto dai russi come un regime nazionalista e fascista.
Dal punto di vista di Mosca, il sostegno ai separatisti filo-russi non è solo una questione di solidarietà etnica e linguistica, ma anche un mezzo per mantenere la propria influenza nella regione e per contrastare la crescente vicinanza dell’Ucraina all’Occidente. Le regioni del Donbass, infatti, sono un importante snodo strategico ed economico, e la Russia ha interessi diretti nel mantenere il controllo su queste aree, che rappresentano una sorta di “cuscinetto” tra la Russia e l’Ucraina. Non a caso, nel contesto della guerra in corso, il Donbass è diventato il principale campo di battaglia, dove le forze ucraine e quelle russe si sono scontrate per il controllo del territorio.
Il massiccio intervento militare ed economico dell’Unione Europea, degli Stati Uniti e di altri alleati della NATO a favore dell’Ucraina, e il rafforzamento delle sanzioni contro Mosca, se possibile hanno ancor di più alimentato il senso di accerchiamento di Mosca, tanto che Putin ha accusato l’Occidente più volte di agire in modo ingiustificato e di cercare di minare la sovranità della Federazione Russa.
Come sappiamo le sanzioni internazionali hanno avuto un impatto significativo ma non letale sull’economia russa, ma non hanno indebolito la determinazione del governo di Mosca nell’operazione in Ucraina. La Russia ha risposto a questa pressione cercando nuovi alleati, in particolare nella Cina, ma anche in alcuni paesi del Medio Oriente e dell’Asia Centrale, che hanno mostrato una certa neutralità o sostegno alla sua posizione.
È evidente che la guerra tra Russia e Ucraina ha le sue radici in una lunga serie di eventi storici, politici e strategici, ma i nostri media nazionali mainstream, schierandosi a priori con Kiev non hanno voluto spiegare davvero la guerra agli italiani, conflitto che continua a causare perdite umane e distruzione, sconfitte diplomatiche e rischi di utilizzo di armi nucleari.