È facile essere moralisti quando si ha la pancia piena!
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MOLTI VIVONO “SENZA SPERANZA” E MUOIONO DI NOI E DI SOLITUDINE
Per salvarsi ci vuole la fede; tuttavia questa non basta, senza la costanza.
La fede ci fa credere le verità di Dio e accettare le sue promesse, che si posseggono nella speranza, non ancora in visione.
Abramo credette alla parola di Dio e tuttavia non entrò subito nel possesso della Terra Promessa.
Solo i suoi discendenti lo faranno. Così pure molto dovette aspettare per avere il figlio Isacco, quando ormai non c’era più alcuna speranza ragionevole.
Dio non è ingiusto se ci fa attendere il premio promesso; Egli vede il nostro amore a Lui e il nostro servizio al suo Nome.
Anche per noi Egli giura di darci la sua ricompensa e fa sorgere nei nostri cuori la speranza certa.
“In essa infatti abbiamo come un’àncora sicura e salda per la nostra vita: essa entra fino al di là del velo del santuario, dove Gesù è entrato come precursore per noi” (Eb 6,19-20).
Diventiamo eredi delle divine promesse, se vinciamo la pigrizia e con zelo e amore serviamo i fratelli.
Oggi molti vivono “senza speranza” e muoiono di noia e di solitudine.
Dei Farisei rimproverano Gesù perché i suoi discepoli colgono spighe di sabato e mangiano affamati il grano.
Accusano così di violare il riposo sabbatico persone senza colpa. Com’è facile essere moralisti, quando si ha la pancia piena!
Gesù risponde dicendo che il sabato è stato fatto per l’uomo e non contro! Egli poi, è Signore anche del sabato.