Gli amori di Gesù
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CONOSCERE L’AMORE DI CRISTO È UN DONO DI GRAZIA, CHE SOLO IL PADRE PUÒ DARE
“In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare» (Mt 11,25-27). “Per questo, dico, io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell’uomo interiore. Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio” (Ef 3,14-19).
Conoscere l’amore di Cristo è un dono di grazia, che solo il Padre può dare. Perciò Lo preghiamo e Gli chiediamo il Suo Spirito: col Suo aiuto entriamo nell’intimità di Gesù e scopriamo l’infinita ricchezza del suo amore. In particolare: l’amore al Padre, alla Chiesa sua Sposa, ai sofferenti, ai peccatori, ai piccoli, alla Madonna, ai Santi.
L’amore al Padre è ciò che più riempie il Cuore di Gesù. Egli vive per il Padre, per fare la Sua volontà, per portare a compimento l’opera che gli ha assegnata da fare, che è quella di redimere l’umanità e riportargli i figli perduti. «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera» (Gv 4,34). Gesù spasima per la Gloria del Padre, che è il Creatore che a tutti dà vita e mezzi per vivere, provvidenza e salute, perdono e misericordia, custodia e futuro sicuro e a tutti vuole dare la vita eterna, proprio perché Egli è il Padre eterno di tutti. Il peccato ha allontanato gli uomini da Dio; per questo il Verbo si fece carne e s’immolò sulla croce: Egli espiò la colpa, tolse i peccati e risuscitando diede la vita eterna.
Gesù è il vero Consolatore del Padre e dell’umanità afflitta. Sua gioia è riportarci tutti al Padre e farci conoscere il Suo amore.
Gesù s’intrattiene spesso, in dolce colloquio col Padre ed è con questo Nome che con tanto desiderio e gioia ce lo fa conoscere. Nell’orazione dominicale ci insegna a chiedere prima di tutto che sia santificato e benedetto il Suo Nome, che venga il Suo Regno, che sia fatta da tutti la Sua volontà. Ci comanda di “cercare prima di tutto il Suo Regno e la Sua Giustizia” (Mt 6,33) e per tale scopo abbracciò la sua Croce e offrì il suo sacrificio. Solo da Dio Egli attese la gloria, ma dopo aver compiuto tutto ciò per cui fu mandato. Alla fine, quando tutto gli sarà stato sottomesso, compresa la morte, “anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti” (1 Cor 15,28). E Dio gli darà gloria eterna. Si può dire che Gesù è venuto soprattutto per insegnarci ad amare il Padre sopra ogni cosa e a conoscerlo intimamente e possederlo.
L’amore alla Chiesa-Sposa fa capire cosa è Gesù per noi e cosa siamo noi per lui. «Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio» (Mt 22,2-3). È chiaro che lo Sposo è lui, il Figlio di Dio. La Sposa è la Chiesa, cioè i credenti in lui, battezzati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. L’Apocalisse descrive le nozze eterne nella celeste Gerusalemme (cfr. Ap 21). Solo i santi parteciperanno al banchetto delle nozze eterne del Figlio di Dio. Gesù ama la sua Sposa e per essa dà la sua vita sulla croce. “Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’ acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata” (Ef 5,25-27).
Durante tutto il cammino terreno egli l’assiste con i suoi pastori, la nutre con i pascoli della vita eterna (la Parola di Dio e l’Eucaristia), la anima col suo Spirito, le affida il suo Sacrificio (la Santa Messa), la custodisce dal Maligno, la consacra nella verità e nell’amore, la raduna nell’unità. A sua volta, la Chiesa ama il suo Signore, gli è fedele e gli rende testimonianza.
Così, chi ama Gesù deve amare la Chiesa sua Sposa e faticare per renderla tutta bella e sempre meno indegna del suo destino celeste. Deve difendere la Chiesa dagli assalti esterni, poiché essa ha tanti nemici, e dalla corruzione che la rode dall’interno, nei capi e nei fedeli: quando essi diventano “sale insipido” e infedeli, indegni di Cristo.
L’amore ai sofferenti occupa un posto importante nel Cuore di Gesù. Egli si commuove alle loro grida e li consola, li aiuta, li guarisce, risolve i loro problemi e fa loro percepire la bontà di Dio, la Sua vicinanza, la Sua Grazia. Egli ha in serbo una consolazione per tutti gli afflitti, che li renderà “beati” (Mt 5,4) e dà la via perché siano felici in eterno nel Regno del Padre suo.
Ogni sofferenza e miseria fa appello alla sua Misericordia. S’imbatte in dei lebbrosi che lo supplicano e li guarisce tutti; gli portano muti, ciechi, sordi, paralitici e malati di ogni specie in ogni luogo dove si reca e regolarmente fa scomparire le loro infermità; caccia i demoni e libera gli ossessi; fa risuscitare i morti; sfama le folle nel deserto e si commuove per loro, perché erano come “pecore senza pastore” (Mt 9,36). Egli si fa solidale con chi soffre, dà valore alla sofferenza e l’unisce al suo Calice, e annunzia un Dio che libera e salva tutti.
Si commuove per il lutto della vedova di Naim e piange per la morte di Lazzaro; risana l’emorroissa e risuscita la figlia di Giairo; manda gli apostoli a fare lo stesso e continuare l’opera sua, desiderando introdurre il Regno di Dio nel mondo intero. Tutta l’opera di evangelizzazione è impiantata sull’annunzio che esiste e viene presto il Regno dove i poveri sono beati, gli afflitti sono consolati, i giusti rivendicati e chi ha fame e sete di giustizia sarà saziato. Gesù spasima per introdurre un mondo dove regna Dio e il male è vinto per sempre.
L’amore ai peccatori è ciò che più ha scandalizzato i benpensanti di allora: dottori della Legge e Farisei. Chiamò Levi il pubblicano tra i suoi discepoli e mangiò con lui e con i suoi amici; andò ad alloggiare da Zaccheo, un altro pubblicano che non godeva di buona fama; perdonò la peccatrice che gli lavò i piedi con le lacrime e li unse con l’unguento; dichiarò che si fa festa in Cielo per un peccatore che si converte più che per novantanove giusti. Rac-contò la parabola della pecorella smarrita, della dramma perduta e del figliol prodigo proprio per mostrare come il Padre desidera il ritorno dei figli perduti e come è disposto a perdonarli. Per tre anni percorse tutta la Palestina richiamando alla conversione dei cuori a Dio, pronto a perdonare nel nome di Dio coloro che vedeva ben disposti, come il paralitico nel suo lettuccio. E lasciò agli Apostoli il potere di assolvere i peccati.
Impedì la lapidazione dell’adultera e protesse il segreto di Giuda, fino a chiamarlo “amico” nel Getsemani. Salì sulla Croce per espiare i peccati degli uomini e chiese a Dio il perdono per i crocifissori, scusandoli “perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34). Non appena risorto, affida a Maria Maddalena l’annunzio della sua risurrezione e perdona a Pietro il suo rinnegamento. Egli è la Misericordia: il suo Cuore trafitto irradia purificazione e perdono.
L’amore ai piccoli è pure tipico di Gesù: desidera che nessuno li impedisca di arrivare a lui; li attira a Sé e li benedice, li ricolma dei Suoi favori come fece con la Vergine Maria: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio» (Mc 10,14). Esulta di gioia perché il Padre si rivela ai “piccoli” e invece si nasconde ai grandi e ai superbi; dichiara che chi accoglie uno di questi piccoli, accoglie lui in persona e ritiene fatto a sé tutto ciò che viene fatto “ad uno di questi miei fratelli più piccoli” (Mt 25,40). La piccolezza evangelica è così importante ai suoi occhi, da fargli esclamare: “se non diventerete come i bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli” e chi si fa piccolo come loro, sarà grande nel Regno dei Cieli (cfr. Mt 18,2-4). Chi accoglie o disprezza uno di loro, accoglie o disprezza Gesù. E il Padre non vuole che neanche uno di loro si perda (cfr. Mt 18,14).
Esalta l’innocenza dei bambini e stimmatizza con parole di fuoco coloro che danno scandalo ad uno di questi piccoli; sottolinea la predilezione che Dio ha per loro, poiché non conoscono la malizia dei grandi, sono semplici e fiduciosi, credono senza dubitare e si lasciano portare senza protestare, sicuri di quelle braccia da cui sentono solo amore. La piccolezza suscita la tenerezza di Dio, che promette: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno” (Lc 12,32). Il piccolo è colui che più sollecita e rallegra la paternità e maternità di Dio.
L’amore di Gesù per Maria sua madre fu secondo solo a quello verso il Padre celeste. La Vergine Maria col suo Cuore immacolato fu il paradiso di Gesù in terra. Pre-redenta dal suo Sangue, Maria fu abitata dallo Spirito Santo fin dall’istante del suo concepimento e fu il tempio più bello della SS. Trinità. Ben volentieri il Verbo s’incarnò in lei e da lei purissima prese carne immacolata e visse intimamente unito a sua Madre, prima nello spirito, poi nella carne, poi nella casa di Nazareth e infine nell’avventura apostolica fino al Calvario. Gesù amò e onorò grandemente sua Madre facendone la nuova Eva, la prima collaboratrice alla sua opera di redenzione dell’uomo. Le affidò il discepolo amato e la volle nel Cenacolo, alla discesa dello Spirito Santo, che la consacrò Madre della Chiesa e Regina degli Apostoli. Nella prima comunità è intesa come “la Madre” e San Giovanni la vede in cielo, “vestita di sole e coronata di dodici stelle” (Ap 12,1), impegnata nella lotta contro il dragone infernale. Chi ama Gesù, non può togliere Maria dal suo sguardo al Figlio dell’uomo, poiché come ai pastori di Betlemme e ai re magi, Gesù si dà a tutti per mezzo di Maria.
Infine, speciale amore Gesù ha per i suoi Santi. Essi possono anche essere stati grandi peccatori, come Maria Maddalena e Pietro. Ma una volta ravveduti, essi sono i suoi più grandi amici e per Lui hanno saputo dare la vita e con Lui affrontare tutte le prove e tribolazioni. In essi Egli vive intimamente e si manifesta nelle loro opere. Se amiamo Gesù, ci facciamo santi e impariamo a fare nostri i suoi perfettissimi amori.