Le grooming gangs “inglesi”
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UNA FERITA APERTA NELLA SOCIETÀ BRITANNICA
L’Inghilterra si trova a fare i conti con un fenomeno che non solo mina la fiducia nelle istituzioni, ma mette in discussione i valori stessi su cui si fonda la società britannica. Il grooming gang, una rete criminale dedita all’abuso sistematico di giovani vulnerabili, rappresenta uno scandalo che ha sconvolto il Paese. La lentezza nel riconoscere, indagare e prevenire il fenomeno è sintomo di una serie di fallimenti istituzionali, culturali e politici.
Il fenomeno delle grooming gangs non è solo una questione di criminalità, ma un sintomo di profonde fratture sociali. Ignorare queste realtà significa perpetuare il dolore delle vittime e compromettere la fiducia nelle istituzioni.
Ma che cosa sono le grooming gangs?
Le grooming gangs operano attraverso la manipolazione e l’inganno per adescare giovani, spesso provenienti da contesti familiari difficili o da situazioni economiche precarie. Gli abusi avvengono in modo sistematico, con gruppi di uomini che sfruttano il silenzio delle vittime e l’inazione delle autorità per perpetuare i crimini.
Uno degli aspetti più controversi è la risposta inadeguata delle istituzioni locali e nazionali. Rapide analisi di casi come quelli di Rotherham, Rochdale e Telford hanno rivelato una rete di negligenze.
Molti ufficiali di Polizia hanno ignorato le denunce, minimizzando gli abusi per paura di essere accusati di razzismo, dato che molti degli abusatori provenivano da determinate comunità etniche.
Spesso le vittime non sono state credute o sono state lasciate senza adeguato supporto dai Servizi Sociali.
La narrazione pubblica sui media, inoltre, è stata inizialmente frammentata, portando a ritardi nell’azione pubblica. Questo a causa della componente etnico-religiosa del fenomeno e, dunque, perché entra in scena il famigerato politicamente corretto.
Il profilo etnico e culturale degli abusatori, quasi sempre, riguarda persone di religione islamica o induista e, in molti casi, i colpevoli sono membri di comunità asiatiche o mediorientali.
Questo, naturalmente, ha portato a un acceso dibattito sul multiculturalismo e sulla paura di essere percepiti come razzisti. Immaginate poi in Inghilterra, da anni sottomessa alla dittatura Woke e ad un clima di “omertà valoriale” dilagante.
Le vittime delle grooming gangs “inglesi” sono le giovani invisibili. Le vittime, infatti, sono spesso ragazze adolescenti, vulnerabili e prive di supporto. I traumi psicologici ed emotivi che queste persone subiscono lasciano cicatrici permanenti. Le storie di giovani donne che hanno denunciato i loro aguzzini solo per essere ignorate o, peggio, accusate di aver mentito, mostrano quanto sia radicato il problema.
La stampa ha un ruolo cruciale nel portare il fenomeno all’attenzione pubblica, ma anche qui si sono verificati errori. Per anni, molti media mainstream hanno evitato di coprire adeguatamente il problema, contribuendo a un’ulteriore marginalizzazione delle vittime.
Il grooming gang non è un fenomeno isolato ma radicato in fattori complessi, come la disuguaglianza sociale che rende alcune giovani più vulnerabili, la mancanza di sensibilizzazione contro gli abusi, la complicità istituzionale sia per negligenza che per timori politici (tanto che lo stesso Keir Starmer, Primo ministro del Regno Unito, è finito nella bufera perché quando era il Director of Public Prosecutions, cioè il Direttore del Crown Prosecution Service, la principale agenzia pubblica per la conduzione di procedimenti penali in Inghilterra e Galles, tra il 2008 e il 2013, non si occupò del problema grooming gangs come avrebbe potuto).
Se gli ultimi governi britannici hanno implementato alcune misure, come la creazione di task force specializzate e l’inasprimento delle pene, tuttavia resta molto da fare: – una maggiore formazione per polizia e servizi sociali; – la promozione di una cultura di responsabilità collettiva, che elimini il timore di affrontare temi delicati; – il supporto psicologico e legale per le vittime.
E poi la soluzione più semplice (ma più utopistica, al momento): il divieto di ingresso per motivi di lavoro a induisti e musulmani…