Nave militare giubilare?
A cura della Redazione
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L’AMERIGO VESPUCCI È ADEGUATA PER ESSERE UNA NAVE GIUBILARE?
E’ di questi giorni la notizia che l’“Amerigo Vespucci”, nave scuola della Marina militare italiana, è stata annoverata, dall’Ordinario militare mons. Marcianò, tra “i luoghi sacri giubilari, mediante i quali i nostri militari possono conseguire i benefici spirituali originati dall’indulgenza giubilare”.
Secondo Pax Christi non poche perplessità e considerazioni “ci sono subito apparse sulla inopportunità di questa scelta”.
I militari sono esseri umani che, come tutti, hanno bisogno di conversione e perdono. E il Giubileo ne può essere l’occasione. “Ma la porta giubilare sulla Vespucci appare come sacralizzazione di una struttura finalizzata alla forza e alla violenza, dove si addestrano giovani perché siano pronti anche ad uccidere. Più sensato sarebbe stato invitare i militari a vivere l’indulgenza giubilare altrove, anche per riconsiderare la propria scelta, quantomeno da vivere nel modo e nei limiti che quell’attività deve avere, specialmente per chi si riconosce nella fede cristiana”.
Nel suo affondo finale Pax Christi aggiunge: “Nell’attuale realtà, in cui assistiamo a stermini di bambini, di donne, di inermi civili e che ci pone sul baratro del disastro atomico, abbiamo il dovere di essere testimoni non ambigui. Lavoriamo, dunque, per una Chiesa meno schizofrenica, che non risulti dissociata tra le parole del Vangelo e del Papa, che quotidianamente ci esortano ad essere concretamente artigiani di pace, e la prassi delle scelte tragiche e dissennate di questo mondo”.
Cosa ricordare agli amici sinistrorsi di Pax Christi?
Il servizio militare, nella prospettiva cattolica, non è semplicemente un mestiere, ma può assumere i contorni di una vera vocazione. Questa vocazione è radicata nell’impegno a proteggere il prossimo, salvaguardare il bene comune e difendere i valori fondamentali della società. Il militare cattolico è chiamato a vedere la sua missione come un atto di amore per il prossimo, in linea con il comando evangelico di “dare la vita per i propri amici” (Giovanni 15,13).
Questo ideale non è privo di sfide. Il militare opera spesso in un contesto di grande complessità morale, dove decisioni difficili devono essere prese in situazioni di pericolo e incertezza. Tuttavia, la Chiesa incoraggia i militari a considerare il loro servizio non solo come un dovere civile, ma come un’opportunità per testimoniare i valori cristiani. Attraverso il loro coraggio e sacrificio, i militari possono diventare strumenti di Dio per portare giustizia e pace nel mondo.
San Giovanni Paolo II ha espresso chiaramente questa idea durante un discorso ai militari cattolici: “La vostra missione richiede un alto senso di responsabilità, una ferma adesione ai principi morali e una profonda spiritualità. Siete chiamati a essere costruttori di pace anche nelle situazioni più difficili.”
La dottrina della guerra giusta è uno dei contributi più significativi della Chiesa Cattolica al dibattito etico sulla guerra. Questa tradizione, sviluppata da pensatori come Sant’Agostino e San Tommaso d’Aquino, cerca di bilanciare la necessità di proteggere il bene comune con il comandamento di non uccidere.
I criteri della guerra giusta sono rigorosi e richiedono una valutazione morale attenta: – Causa giusta (La guerra deve essere intrapresa per una ragione moralmente giustificata, come la difesa contro un’aggressione ingiusta); Autorità legittima (Solo un’autorità legittima, come uno Stato sovrano, può dichiarare guerra); Intenzione retta (Lo scopo della guerra deve essere quello di ristabilire la pace e la giustizia, non il guadagno personale o la vendetta); Ultima risorsa (La guerra può essere considerata solo dopo che tutti i mezzi pacifici sono stati tentati e falliti); Proporzionalità (I benefici attesi dalla guerra devono superare i danni che essa potrebbe causare); Probabilità di successo (Deve esserci una ragionevole possibilità di raggiungere gli obiettivi desiderati).
Questi criteri, tuttavia, non sono un invito alla guerra, ma piuttosto una guida per discernere se e quando l’uso della forza possa essere moralmente accettabile. La Chiesa sottolinea che anche in una guerra giusta, il rispetto per la vita umana e per i diritti fondamentali deve rimanere una priorità.
Il problema morale di uccidere in guerra è uno dei temi più delicati nella dottrina cattolica. La Chiesa, pur riconoscendo che in alcune circostanze la forza letale può essere necessaria, insiste sul fatto che ogni vita umana è sacra. Questo principio è chiaramente espresso nel Catechismo della Chiesa Cattolica: “Non si può mai legittimamente voler la morte di un uomo come fine” (CCC 2258).
Tuttavia, la legittima difesa è un diritto fondamentale. Quando un soldato si trova in una situazione in cui deve difendere se stesso o gli altri da un’aggressione ingiusta, l’uso della forza letale può essere moralmente giustificato. La Chiesa riconosce che questa decisione può avere un costo emotivo e spirituale per il soldato, e per questo offre supporto pastorale e spirituale a chi si trova in tali situazioni.
Un esempio storico che illustra questo dilemma è quello di Santa Giovanna d’Arco, che, pur guidando un esercito, cercava costantemente di evitare spargimenti di sangue inutili e agiva con il desiderio di portare pace e giustizia.
Contrariamente a una visione semplicistica che associa i militari esclusivamente alla guerra, la Chiesa li considera anche importanti costruttori di pace. Attraverso missioni di pace, operazioni umanitarie e interventi per stabilizzare regioni colpite da conflitti, i militari possono svolgere un ruolo cruciale nel promuovere la pace e il benessere delle comunità.
Un esempio recente è rappresentato dalle missioni di pace delle Nazioni Unite, dove i contingenti militari cattolici hanno contribuito a proteggere i civili e a ristabilire la stabilità in regioni devastate dalla guerra. In queste missioni, i soldati non solo agiscono come difensori della pace, ma anche come ambasciatori di speranza, dimostrando che la forza può essere usata in modo etico e umanitario.
Il ruolo dei cappellani militari è una componente essenziale della cura pastorale offerta dalla Chiesa ai militari. Questi sacerdoti e diaconi accompagnano i soldati in tutte le fasi della loro vita professionale e personale, offrendo supporto spirituale, sacramenti e guida morale.
Durante i conflitti, i cappellani militari spesso operano in condizioni pericolose, condividendo i rischi e le sofferenze dei soldati. La loro presenza testimonia che Dio non abbandona mai i suoi figli, nemmeno nei momenti più difficili. La figura del cappellano militare è un segno di speranza e un richiamo costante ai valori cristiani di amore, misericordia e giustizia.
La storia è ricca di esempi di militari cattolici che hanno vissuto la loro vocazione con fede e coraggio. Tra i più celebri vi è San Giorgio, il leggendario soldato martire che divenne un simbolo di virtù militare e fede cristiana. San Sebastiano, un altro soldato martire, è venerato come patrono dei militari per il suo coraggio nel testimoniare Cristo nonostante le persecuzioni.
Santa Giovanna d’Arco, patrona della Francia, è forse l’esempio più luminoso di come la fede possa guidare un soldato. Giovanna, profondamente devota, interpretava il suo ruolo militare come una missione divina per liberare il suo popolo e ristabilire la giustizia.
Nonostante la legittimità di alcune guerre, la Chiesa non smette mai di proclamare il messaggio del perdono e della riconciliazione. Dopo ogni conflitto, è essenziale lavorare per guarire le ferite e costruire ponti tra le nazioni e i popoli.
Il Concilio Vaticano II ha sottolineato l’importanza della riconciliazione nella costituzione *Gaudium et Spes*: “La pace non è semplicemente assenza di guerra, ma il risultato di una giustizia che promuove la dignità umana e la solidarietà.”
Con l’evolversi delle sfide globali, il ruolo dei militari potrebbe assumere nuovi contorni. Crisi come il terrorismo internazionale, i conflitti ibridi e le emergenze climatiche richiedono un approccio integrato che combini forza, diplomazia e assistenza umanitaria. La Chiesa continuerà a sostenere un modello di servizio militare radicato nell’etica cristiana, incoraggiando i soldati a essere non solo difensori della patria, ma anche promotori di pace e giustizia.
Foto di copertina di Erich Westendarp da Pixabay