Il PCI? Eseguì interessi esterni

Il PCI? Eseguì interessi esterni

di Matteo Orlando

LA FONDAZIONE DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO: UN’ANALISI CRITICA E STORICA

Il 21 gennaio 1921, nella storica cornice del Teatro San Marco a Livorno, si tenne il congresso che sancì la scissione dal Partito Socialista Italiano e la nascita del Partito Comunista d’Italia, sezione dell’Internazionale Comunista. Questo evento, celebrato dai suoi sostenitori come l’atto fondativo di una nuova era rivoluzionaria, merita oggi un’analisi approfondita e critica, non solo per il contesto storico che lo generò, ma anche per le sue conseguenze politiche, sociali e culturali. A distanza di oltre un secolo dalla fondazione del Partito Comunista d’Italia, è fondamentale riflettere criticamente su questo evento storico, senza lasciarsi trascinare da facili celebrazioni o condanne. Il 21 gennaio 1921 rappresenta un momento cruciale nella storia politica italiana, ma anche un monito sui pericoli della divisione, dell’ideologismo e della subordinazione a interessi esterni.

Per comprendere appieno la genesi del Partito Comunista d’Italia (PCI), è necessario tornare al periodo immediatamente successivo alla Prima Guerra Mondiale. L’Italia, come il resto dell’Europa, stava attraversando una crisi economica e sociale senza precedenti. La Rivoluzione Russa del 1917 aveva acceso le speranze di un cambiamento radicale tra le classi lavoratrici e i movimenti socialisti di tutto il mondo. Tuttavia, nel contesto italiano, queste aspirazioni si scontrarono con una realtà politica e sociale complessa.

Il Partito Socialista Italiano (PSI), da cui nacque il PCI, era già profondamente diviso al suo interno. Le correnti riformiste, massimaliste e rivoluzionarie si fronteggiavano in un clima di crescente tensione. L’avvento del biennio rosso (1919-1920), caratterizzato da scioperi, occupazioni di fabbriche e agitazioni contadine, rese evidente l’incapacità del PSI di fornire una guida politica unitaria e coerente.

La scelta di scindersi e fondare un nuovo partito non fu dunque un semplice atto di ribellione ideologica, ma una decisione maturata all’interno di un contesto internazionale segnato dalla pressione dell’Internazionale Comunista, dominata dal Partito Comunista Russo. Questo elemento esterno solleva una prima questione critica: fino a che punto la nascita del PCI fu un prodotto di dinamiche interne alla politica italiana e quanto invece rispose a imposizioni esterne?

Uno degli aspetti più controversi legati alla fondazione del PCI è l’influenza dell’Internazionale Comunista, meglio nota come Comintern. Il Comintern rappresentava un’organizzazione volta a coordinare i partiti comunisti di tutto il mondo sotto l’egida di Mosca. La decisione di creare un nuovo partito comunista in Italia rispondeva, in larga misura, alla volontà del Comintern di instaurare una disciplina ideologica rigorosa e un controllo centralizzato sulle forze rivoluzionarie nei vari paesi.

Ciò solleva interrogativi fondamentali sulla reale autonomia politica del PCI fin dalla sua nascita. La scissione di Livorno fu, in parte, il risultato della pressione esercitata dal Comintern sul PSI, accusato di ambiguità e di incapacita di portare avanti una strategia rivoluzionaria. Questa influenza straniera contribuì a plasmare un partito che, sin dai suoi albori, sembrava più preoccupato di rispondere alle esigenze di Mosca che a quelle della classe lavoratrice italiana.

In tal senso, la fondazione del PCI può essere letta come un atto di subordinazione ideologica e politica, che sacrificò l’autonomia del movimento operaio italiano sull’altare della fedeltà all’ideologia bolscevica.

Un altro elemento critico è rappresentato dalle conseguenze della scissione sul movimento operaio e socialista italiano. La nascita del PCI non rafforzò la capacità delle forze di sinistra di opporsi all’avanzata del fascismo. Al contrario, la divisione tra socialisti e comunisti indebolì ulteriormente un fronte già frammentato e incapace di formulare una risposta unitaria alla crescente minaccia rappresentata dal movimento fascista guidato da Benito Mussolini.

La scissione di Livorno lasciò profonde cicatrici all’interno della sinistra italiana, alimentando rivalità e incomprensioni che avrebbero avuto conseguenze devastanti negli anni successivi. Mentre il PCI si concentrava sulla costruzione di una struttura politica disciplinata e centralizzata, il PSI continuava a dibattersi tra riformismo e massimalismo, senza riuscire a proporre un progetto politico convincente.

Sin dalla sua fondazione, il PCI si caratterizzò per una fedeltà dogmatica ai principi del marxismo-leninismo, interpretati secondo le direttive del Comintern. Questa rigidità ideologica rappresentò al tempo stesso un punto di forza e una debolezza. Da un lato, il partito riuscì a costruire una base militante fortemente motivata e disciplinata; dall’altro, questa chiusura ideologica ne limitò la capacità di adattarsi ai mutamenti della società italiana e di dialogare con altre forze politiche.

La priorità assegnata alla rivoluzione proletaria e alla lotta di classe spesso impedì al PCI di cogliere le complessità della società italiana, caratterizzata da profonde differenze regionali, culturali ed economiche. Questa rigidità ideologica si rivelò particolarmente problematica negli anni del fascismo, quando la necessità di costruire un fronte comune antifascista si scontrò con la diffidenza reciproca tra comunisti e socialisti.

Nel lungo periodo, la fondazione del PCI rappresentò un momento fondamentale nella storia politica italiana, ma anche un evento carico di contraddizioni e ambiguità. Il PCI riuscì a diventare uno dei principali partiti comunisti dell’Europa occidentale, ma il prezzo pagato in termini di autonomia politica e di divisioni interne alla sinistra fu altissimo.

La storia del PCI è segnata da successi e fallimenti, da momenti di grande slancio rivoluzionario e da gravi errori strategici. La sua nascita, pur celebrata come l’inizio di una nuova era, segnò anche l’inizio di un percorso tortuoso, in cui le speranze di emancipazione e giustizia sociale si scontrarono con la realtà di un mondo in rapido cambiamento.

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