Le affinità tra Comunismo e Nazismo
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UNA RIFLESSIONE SU “HITLER, l’ANTICRISTO. LA GUERRA DEL FÜHRER ALLA CHIESA E AI CATTOLICI” (316 PAGINE, 18 euro), CON PREFAZIONE DEL CARDINAL GERHARD LUDWIG MÜLLER (EDITRICE IL TIMONE)
Di recente, in un podcast su X con Elon Musk, la leader del partito tedesco Alternative für Deutschland Alice Weidel ha fatto una dichiarazione che ha suscitato non poco stupore: interpellata su cosa pensasse di Hitler, Weindel, leader di un partito di destra ed ipso facto sospetto di nazismo, ha affermato: “Hitler era un nazional-socialista; solo dopo la guerra gli hanno affibbiato la falsa etichetta di uomo di destra, di conservatore. (…) Hitler era un comunista, si vedeva come un socialista”.
Naturalmente la stampa di sinistra ha gridato allo scandalo, ha parlato di una “confusione dei piani e dei significati.”
In realtà, ad una analisi obiettiva si possono rilevare profonde affinità dottrinali tra i due movimenti. Come ha scritto l’intellettuale Julio Loredo, il tentativo del nazismo di conciliare l’ideologia nazionalista con una dottrina socialista radicale faceva di esso un movimento profondamente rivoluzionario, lontano anni luce da ciò che sarebbe stata una sana reazione tradizionalista o contro-rivoluzionaria, e piuttosto affine alle altre tendenze che cercavano di scardinare il vecchio Ordine, come l’internazionalismo socialista, ovvero il comunismo.
Questa prospettiva è stata ampiamente sviluppata nell’ultimo libro dello storico Francesco Agnoli, Hitler, l’anticristo. La guerra del Führer alla Chiesa e ai cattolici, Editrice Il Timone.
Il libro è diviso in tre parti: la prima è dedicata al giovane Hitler, ai suoi compagni di strada e all’ascesa al potere; la seconda all’ideologia nazionalsocialista (con interessanti schemi riassuntivi sulla differenza tra antigiudaismo, antisemitismo e antisionismo, o sulle similitudini tra nazismo e comunismo); la terza alla battaglia di tanti uomini di Chiesa e di fede contro il nazismo. Giornalisti, sacerdoti, giovani coraggiosi come i ragazzi della Rosa Bianca, militari come Von Stauffenberg, colui che organizzò nel 1944 il tentativo di eliminare Hitler per salvare la Germania dal disastro totale. Persone che lottaro contro il nazismo vedendo in esso un’atea macchina da guerra di luciferina malvagità.
Il titolo del libro di Agnoli è molto forte. Hitler addirittura come anticristo? Questa definizione viene da Hermann Rauschning, che fu un politico e saggista tedesco. Militare nella Grande Guerra, aderì al partito nazista, ma diventò progressivamente disilluso e deluso dal nazismo, e nel 1934 diede le dimissioni dal parlamento e dal partito; un anno dopo si stabilì in Svizzera, prima di trasferirsi definitivamente negli Stati Uniti. Pubblicò due libri di memorie che fecero scalpore, La rivoluzione del nichilismo (“Revolution des Nihilismus”, 1938) e Conversazioni con Hitler (“Gespräche mit Hitler”, in cui venivano rivelati la mancanza di scrupoli e la corruzione interna dell’establishment nazista. Uno dei capitoli di Conversazioni con Hitler si intitola proprio “L’anticristo”.
Il nazismo costituì una vera e propria antitesi alla dottrina cattolica, nè più nè meno che il comunismo. Un’ideologia confusa, impregnata di evoluzionismo e materialismo storico, satura di influenze filosofiche e ideologiche pagane; un programma politico ed economico radicale e tipicamente socialista, intollerabili pregiudizi razzisti. Insomma, dietro ai proclami anticomunisti del nazismo, era proprio il comunismo che si voleva instaurare. Un comunismo mille volte peggiore, perché mobilitava contro la Chiesa le armi sataniche dell’astuzia invece delle deboli e impotenti armi della forza bruta.
Il 14 marzo 1937 apparve l’Enciclica Mit brennender Sorge, con la quale Pio XI condannò gli errori del nazionalsocialismo. La mossa mandò Hitler su tutte le furie, ma aprì gli occhi dell’opinione pubblica mondiale. L’enciclica, come avrebbe ricordato Pio XII, “svelò agli sguardi del mondo quel che il nazionalsocialismo era in realtà: l’apostasia orgogliosa da Gesù Cristo, la negazione della sua dottrina e della sua opera redentrice, il culto della forza; l’idolatria della razza e del sangue, l’oppressione della libertà e della dignità umana”.
Il libro di Agnoli dà ampio spazio alla figura straordinaria di Pio XII, ricostruita nel suo evolvere davanti alle tragedie del XX secolo: ne emerge una figura gigantesca, pronta a dare la vita contro i mostri anticristici della modernità.
Si ricorda che Pio XII fu poi mostrificato per fini politici dai comunisti, nel secondo dopoguerra, e che la sua attenzione ai profughi palestinesi (750 mila, di cui un quinto cattolici) e la sua battaglia per l’internazionalizzazione di Gerusalemme, respinta da Israele, gli costarono molte calunnie da parte dei nazionalisti sionisti che avevano l’interesse ad annullare la voce della Chiesa sulla Terra Santa utilizzando strumentalmente fatti del passato.
Constatando le profonde affinità tra il comunismo e il nazismo, due braccia di una stessa mostruosa tenaglia,si comprende perché i cattolici devono essere anticomunisti, antinazisti, ma anche antiliberali, antisocialisti, antimassoni. Il tutto proprio perché cattolici.
Troppe sciocchezze in unico articolo da potersi confutare in un semplice parere. Su quanto scrisse Rauschning mentre viveva comodamente negli Usa e’ come chiedere un parere su Trump alla Schlein. Sull’assoluta inconsistenza della tesi del libro, basti quanto ha detto pubblicamente il Rabbino Tzvi (https://archive.org/details/rabbi-yosef-tzvi-ben-porat-talks-about-mein-kampf_202106). Bullshit direbbe H. Frankfurt, filosofo ebreo mancato di recente
In dittatore buono
è un dittatore morto.