Rientrate nel cattolicesimo

Rientrate nel cattolicesimo

di Angelica La Rosa 

RIFLESSIONI SULLA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI 

La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, celebrata ogni anno dal 18 al 25 gennaio, rappresenta un evento di particolare rilevanza per il dialogo ecumenico e la ricerca dell’unità tra i cristiani.

La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è oggi un’opportunità per riflettere sul dono dell’unità e per pregare affinché tutte le Chiese e comunità ecclesiali riconoscano il primato di Pietro come principio visibile di comunione.

Le celebrazioni includono momenti di preghiera comune, letture bibliche e incontri ecumenici, ma sempre con il desiderio ultimo che queste relazioni portino a una piena comunione.

Nata agli inizi del XX secolo, questa iniziativa riflette il desiderio profondo, condiviso da molte tradizioni cristiane, di superare le divisioni che hanno segnato il corso della storia della Chiesa.

Tuttavia, in una prospettiva cattolica, l’unità piena e visibile si realizzerà solo nel momento in cui tutti i cristiani riconosceranno la centralità della Chiesa cattolica, fondata da Cristo stesso, come il cuore della comunione universale.

La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani ha radici nella spiritualità di alcuni pionieri del dialogo ecumenico. Tra questi, spicca la figura di Padre Paul Wattson, un sacerdote anglicano che, dopo la sua conversione al cattolicesimo, concepì nel 1908 l’idea di un’ottava di preghiera per la riconciliazione dei cristiani.

Originariamente chiamata Ottava dell’unità della Chiesa, questa iniziativa trovò un’accoglienza favorevole presso la Chiesa cattolica, che ne vide il potenziale per promuovere un ritorno dei cristiani separati alla piena comunione con Roma.

Fin dagli inizi, la preghiera per l’unità si è radicata nella convinzione che l’unità non possa essere il frutto di compromessi dottrinali o di accordi puramente umani, ma debba essere una grazia donata da Dio.

In questa prospettiva, il cattolicesimo vede l’ecumenismo autentico come un cammino di conversione e adesione alla verità rivelata, custodita integralmente nella Chiesa cattolica.

Un momento cruciale per il rafforzamento della Settimana di preghiera e del movimento ecumenico in generale è stato il Concilio Vaticano II (1962-1965).

Con il decreto Unitatis Redintegratio, la Chiesa cattolica ha riaffermato il suo impegno per l’unità dei cristiani, chiarendo al contempo che tale unità si trova nella comunione visibile con il successore di Pietro.

Il Concilio ha sottolineato che i fratelli separati, pur vivendo in buona fede la loro esperienza di fede, mancano della pienezza dei mezzi di salvezza disponibili nella Chiesa cattolica.

L’ecumenismo, quindi, non è visto come un appiattimento delle differenze dottrinali, ma come un invito a scoprire nella Chiesa cattolica l’unica vera Chiesa di Cristo. Il documento conciliare afferma:

“Questa Chiesa, costituita e ordinata in questo mondo come una società, sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai Vescovi in comunione con lui.”

L’unità dei cristiani, dal punto di vista cattolico, non può essere separata dal concetto di ritorno all’unità visibile con Roma.

Questo ritorno non è visto come un gesto di superiorità, ma come una risposta alla chiamata di Cristo stesso, che ha pregato “che tutti siano uno” (Gv 17,21).

La divisione tra i cristiani è un grande scandalo, perché oscura il volto della Chiesa e indebolisce la sua testimonianza nel mondo.

Nel corso della storia, le divisioni sono nate per motivi dottrinali, disciplinari e politici. I grandi scismi, come quello tra Oriente e Occidente nel 1054 e la Riforma protestante del XVI secolo, hanno frammentato il corpo della Chiesa. Tuttavia, la Chiesa cattolica ha sempre mantenuto il deposito della fede nella sua integrità, restando fedele all’insegnamento degli apostoli e al magistero petrino.

 

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