Ricordiamo tutti i genocidi nel “Giorno della Memoria”

Ricordiamo tutti i genocidi nel “Giorno della Memoria”

di Francesco Bellanti

AUSCHWITZ, METAFORA DEL MALE DEL MONDO

Sono stato ad Auschwitz con la famiglia nell’estate del 2019, ed è stata l’esperienza più sconvolgente della mia vita vedere quelle baracche, quei musei dell’orrore, i forni crematori, le celle dello sterminio. Il silenzio metafisico, demoniaco. Era un viaggio che avevo dentro da tempo, soprattutto dopo che avevo scritto un libro su Hitler.

Ma Auschwitz bisognerebbe ricordarla ogni giorno, non solo domani, il 27 gennaio, in cui si celebra il Giorno della Memoria, decisione presa dall’ONU nel 2005 in ricordo del genocidio degli ebrei e in generale delle vittime dell’Olocausto – quelli che i nazisti ritenevano inferiori, slavi, zingari, gruppi religiosi come i pentecostali e i Testimoni di Geova, omosessuali, massoni, portatori di handicap, oppositori politici, prigionieri di guerra, minoranze etniche – perpetrato da Adolf Hitler e dai suoi alleati. 

È stato scelto questo giorno perché il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche scoprirono nella città polacca di Oświęcim, più famosa col nome tedesco di Auschwitz, un campo di concentramento e di sterminio nazista. Oświęcim – prima di visitare il campo di concentramento – mi apparve come una cittadina anonima con i soliti nomi polacchi illeggibili e basta, eppure col nome di Auschwitz sotto l’Impero Asburgico visse un periodo d’oro, per via di una ferrovia costruita a metà dell’Ottocento che collegava la città a Vienna, Berlino, Cracovia, Katowice, e di una popolazione – circa tredicimila abitanti – intraprendente quasi tutta di origine ebrea, ma proprio questa posizione strategica fu la sua rovina durante il Nazismo, i nazisti, infatti, la scelsero perché era in terra non tedesca, facile da raggiungere e da isolare. 

Era inoltre molto vicina al grande complesso industriale della I.G. Farben, una sterminata industria chimica, ed era facile perciò portarvi i prigionieri ebrei del campo di concentramento per farli lavorare fino alla morte. Se, secondo me, fu sbagliata la scelta della data del 27 gennaio, perché anche i sovietici perseguitarono ebrei e commisero genocidi, occorre dire, per verità storica, che anche gli americani su Auschwitz ebbero le loro colpe, perché essi conoscevano l’esistenza di Auschwitz, ma non bombardarono l’industria chimica I.G. Farben legata al campo di concentramento di Auschwitz per i propri interessi, perché il Consiglio di amministrazione della multinazionale era controllato da loro. Ma la storia, purtroppo, la fanno spesso i vincitori. 

Ad ogni modo, è una cosa giusta ricordare Auschwitz, in quel tempo l’umanità sprofondò nel punto più basso della sua storia. Tutti si chiedono ancora oggi dov’era Dio allora, ma sarebbe giusto chiedersi pure dov’era l’uomo. Auschwitz, con la sua immane tragedia, dovrebbe farci riflettere profondamente sui fatti storici che hanno permesso che il Nazionalsocialismo si affermasse nel cuore dell’Europa, in una delle nazioni più progredite del mondo. L’intero Occidente era – e ancora, purtroppo, è – razzista, tanto che Hitler si sentì spesso quasi un incompreso. Tra gli Statunitensi, tanto per citare qualche caso clamoroso, il Presidente Roosevelt non ricevette alla Casa Bianca Jesse Owens, vincitore delle Olimpiadi di Berlino nel 1936 (mentre lo stesso Hitler si era congratulato con il fortissimo velocista di colore negli spogliatoi dello stadio olimpico di Berlino), Martin Luther King fu ammazzato nel 1968 negli USA, durante la Seconda Guerra Mondiale i neri americani non venivano fatti combattere in prima linea.

In Italia furono approvate le leggi razziste nel 1938, Churchill era un pericoloso razzista pure lui (oltre che massone, guerrafondaio, imperialista, e anche alcolizzato), non parliamo poi di Stalin, per carità, che ha sterminato interi popoli, compreso quello ebraico in URSS, e che si è presentato (complici Inglesi e Statunitensi) in Europa come liberatore dei popoli, e anche l’imperatore Hiro Hito era imperialista e guerrafondaio. La Francia, la Spagna, tutti i più civilizzati Stati europei erano razzisti e antisemiti, non mi dilungo sulle tante espulsioni di ebrei dall’Europa nel corso degli ultimi due millenni, occorrerebbero diecimila pagine oltre queste brevi note (Concilio Lateranense del 1215, istituzione dei ghetti, espulsioni dall’Inghilterra nel 1290, dalla Francia nel 1306, dalla Spagna nel 1492, e la riorganizzazione degli Stati dell’Europa su base etnica, emarginando così gli ebrei e favorendo il Nazionalsocialismo, l’ha voluta dopo la Prima Guerra Mondiale il Presidente americano Wilson). 

Auschwitz, infine, dovrebbe farci ricordare anche tutti gli altri genocidi che sono stati perpetrati nella storia. Vada in questi giorni un pensiero a tutti i genocidi. Intanto al genocidio dei Palestinesi di Gaza, opera criminale del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyau, e naturalmente alle vittime israeliane del terrorismo di Hamas. Poi pensiamo anche al genocidio delle foibe, genocidio di italiani istriani e giuliano-dalmati operato dai partigiani del maresciallo comunista Tito. Ai genocidi perpetrati dal fascismo in Etiopia e in Slovenia, in Croazia. Al genocidio degli Indiani d’America, al genocidio dei Siriani, al genocidio dei neri d’Africa, al genocidio dei Cinesi voluto da Mao per le sue delittuose politiche agricole, al genocidio degli Armeni e dei Curdi in Turchia e in Oriente, al genocidio degli Australiani.

Pensiamo al genocidio dei giapponesi di Hiroshima e di Nagasaki, al genocidio degli Ucraini voluto da Stalin, al genocidio degli abitanti di Dresda e di tutte le città tedesche rase al suolo, al genocidio dei Galli e dei Germani perpetrato da Cesare, al genocidio degli Incas e dei Maya compiuto dai Conquistadores spagnoli, al genocidio delle popolazioni meridionali dopo l’Unità d’Italia, al genocidio dello Stato d’Israele contro il popolo palestinese da ottant’anni a oggi, di tanti popoli africani, americani e asiatici scomparsi per sempre dalla storia, e a tanti altri genocidi dei quali adesso non mi sovviene il ricordo.

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