Ci sono civiltà fuori dalla Terra?
di Alvise Parolini
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ASTROCIVILTÀ E CHIESA CATTOLICA
Nel 2008, il direttore della Specola Vaticana, Padre José Gabriel Funes, alla domanda in merito alla “possibilità dell’esistenza di altri o mondi o di esseri viventi nell’universo”, così rispose: “A mio giudizio questa possibilità esiste. Gli astronomi ritengono che l’universo sia formato da cento miliardi di galassie, ciascuna delle quali è composta da cento miliardi di stelle. Molte di queste, o quasi tutte, potrebbero avere dei pianeti. Come si può escludere che la vita si sia sviluppata anche altrove? C’è un ramo dell’astronomia, l’astrobiologia, che studia proprio questo aspetto e che ha fatto molti progressi negli ultimi anni. Esaminando gli spettri della luce che viene dalle stelle e dai pianeti, presto si potranno individuare gli elementi delle loro atmosfere – i cosiddetti biomakers – e capire se ci sono le condizioni per la nascita e lo sviluppo della vita. Del resto, forme di vita potrebbero esistere in teoria perfino senza ossigeno o idrogeno” (Osservatorio Romano, “L’extraterrestre è mio fratello”, L’Osservatore Romano 14 maggio 2008).
Potremmo vedere un precedente nella storia del pensiero ecclesiale nella dottrina degli antipodi, fortemente combattuta – sebbene mai condannata ex cathedra – fino all’inizio dell’età moderna, nonostante esimi teologi la sostenessero nelle proprie opere, come il Dottore della Chiesa Sant’Alberto Magno, per poi diventare dottrina ortodossa e pacificamente accettata ai tempi della dimostrazione della circumnavigabiltà del globo terrestre.
Similmente – ed anzi, più propriamente – si potrebbe dire della possibilità di esistenza di altri mondi, fermo restando la nostra presa di distanza da ogni possibile deriva panteistica, come nella cosmologia di Fra Giordano Bruno.
Le ricerche e analisi spaziali, infatti, non dimostrano l’esistenza di “infiniti mondi”, ma di una grandissima moltitudine, accertata o plausibile, in ogni caso finita.
Don Giuseppe Tanzella-Nitti, teologo e astronomo, oltre che direttore del Centro di Ricerca DISF – Documentazione Interdisciplinare di Scienza e Fede presso la Pontificia Università della Santa Croce, così spiega il classico argomento a favore della tesi dell’esistenza di altre forme di vita intelligenti: “[…] è quello della enorme quantità di pianeti adatti a ospitare la vita, quando calcolati su basi statistiche grazie alle osservazioni oggi a nostra disposizione. Ogni galassia ha circa 100 miliardi di stelle e la metà di esse hanno certamente delle formazioni planetarie: fra queste, una frazione sensibile, non meno del 5-10% sono in una zona abitabile. Tenendo conto che nell’universo vi sono non meno di 10¹² (mille miliardi di) galassie, i pianeti con condizioni simili alla Terra risultano essere, in linea di principio, parecchi miliardi” (https://disf.org/educational/faq/tanzella-vita-intelligente).
Il 13 novembre scorso, la rivista Avvenire, in un articolo di Davide Re intitolato “Astrobiologia. Vita extraterrestre, l’energia oscura aggiorna l’equazione di Drake”, aveva riportato il nuovo modello teorico per stimare la possibilità della possibilità della vita intelligente nell’Universo, proposto da un team internazionale guidato dal ricercatore astrofisico Daniele Sorini.
Rispetto all’equazione esposta prima da Frank Drake e poi promossa dal SETI Institute da lui stesso fondato, il team ha tenuto conto della possibilità del Multiverso e del ruolo dell’energia oscura, capace di bilanciare il rapporto tra espansione e formazione di strutture all’interno del nostro Universo.
Già nell’equazione Drake, all’interrogativo sul numero dei pianeti sui quali – partendo da forme di vita di tipo pluricellulare – avrebbero potuto svilupparsi forme intelligenti, l’ottimista tende a rispondere “600 milioni” (90% di 700 milioni), il moderato “250 mila” (25% di 1 milione), mentre il pessimista “1” (2% di 50).
Nel nuovo approccio presentato dal team, è previsto “il calcolo della frazione di materia ordinaria convertita in stelle nell’intera storia dell’Universo, per diverse densità di energia oscura. I calcoli prevedono che la frazione sarebbe pari a circa il 27 per cento in un altro Universo più efficiente, a fronte del 23 tipico del nostro”.
Sorini e i suoi collaboratori arrivano dunque a sostenere che “non viviamo nell’universo ipotetico con le maggiori probabilità di formare forme di vita intelligenti […], il valore della densità di energia oscura che osserviamo nel nostro Universo non è tale da massimizzare le possibilità che esista la vita”.
In definitiva, se persino con questo sistema si prova che esseri intelligenti possono trovarsi con più frequenza in Universi con maggior percentuale di materia oscura, ecco che avremmo comunque dimostrata la non esclusività dell’uomo come creatura razionale e la coesistenza – nei relativi universi – di più civilità possibili.
Sempre per Tanzella-Nitti, parlando del rapporto tra astrocivilità (ETI) ed annuncio cristiano, sostiene: “è ragionevole pensare che, a causa dei limiti intrinseci a ogni comunicazione fra possibili civiltà extraterrestri, il valore ‘cosmico’ dell’Incarnazione del Verbo non possa essere stato affidato da Dio al genere umano. Il valore cosmico dell’Incarnazione del Verbo è affidato allo Spirito Santo, capace di riferire e legare al Figlio-Verbo ogni vita e ogni creatura”.
Uno dei pochissimi casi di contatto cosmico nel segno del Vangelo che la Chiesa ha cercato di vagliare con serietà, è il caso di “Angeli in astronave”, testimoniato autobiograficamente da Giorgio Dibitonto nell’omonimo libro (Edizioni Mediterranee, 1983).
L’autore, ancora vivente, afferma di aver personalmente incontrato – a più riprese nel 1980 negli Appennini tosco-liguri – San Raffaele Arcangelo, Gesù, la Vergine Maria ed altri fratelli, di aver ascoltato i loro insegnamenti perfettamente in linea col Vangelo e l’escatologia cattolica, di aver visitato con loro un pianeta paradisiaco.
Essendo della diocesi di Genova, la sua storia finì addirittura in curia sventolata da alcuni aderenti dell’Azione Cattolica per ottenere da Cardinal Giuseppe Siri (loro direttore spirituale) una clamorosa condanna, cosa che non avvenne, avendo a quanto pare dato l’alto prelato un suo privato placet a Giorgio per approfondire quanto accaduto.
La vicenda giunse infine all’interesse vaticano e fu un confratello di Padre Amorth, l’esorcista Mons. Corrado Balducci – consigliere della camera papale – a nominare una commissione ufficiale che valutasse il caso.
La commissione si spaccò in due parti: una critica e l’altra entusiasta, mentre Balducci stesso decise di dare il suo assenso personale, intervenendo durante la presentazione del libro di Giorgio a Roma.