Il desiderio e il coraggio di amare

Il desiderio e il coraggio di amare

di Pietro Licciardi

UN LIBRO CONTROCORRENTE SCRITTO DA UNA GIOVANISSIMA CHE PARLA A TUTTI NOI

Eleonora Bonfanti è una studentessa universitaria e ha vent’anni. È presidente e fondatrice della sezione giovani del movimento Nova Civilitas istituito dall’avvocato Gianfranco Amato, noto per il suo instancabile impegno a favore della vita e della famiglia. Per Nova Civilitas Eleonora ha organizzato e continua ad organizzare conferenze, tenute da relatori noti nel mondo pro life, utilissime per la formazione di adulti e ragazzi. Inoltre ha pubblicato da poco il volume Sete d’Amore, che possibile acquistare su Amazon, che come scrive l’avvocato Amato nella sua prefazione è «non solo, una sorta di vademecum con cui affrontare alcune grandi questioni esistenziali, ma anche aspetti concreti della vita quotidiana che i giovani devono oggi affrontare».

Ma soprattutto Sete d’Amore nasce dall’ esperienza personale e vissuta, di Eleonora, che come scrive il dottor Paolo Gulisano, anche lui noto ai nostri lettori per essere una prestigiosa firma di InFormazione cattolica, «traccia un percorso di vita all’incontro con Cristo. E’ lui che può dare le risposte alle nostre domande, alla nostra ricerca di verità e di felicità, che può spegnere la nostra sete d’amore».

Eleonora, la prima domanda è scontata: perché hai voluto scrivere questo libro?

«In realtà non è stata proprio una mia idea, nel senso che sono andata a pregare a Madonna delle Ghiaie di Bonate e mentre recitavo il rosario mi è venuta l’idea di scrivere un libro. Io non avevo mai avuto questo pensiero, anche se mi è sempre piaciuto scrivere ma sono convinta che quando si ha una ispirazione, soprattutto quando si prega bisogna sempre seguirla perché è comunque il Signore che ci parla. In macchina ho chiesto al mio papà come si facesse a scrivere un libro, perché non sapevo proprio niente. Infatti sono tornata a pregare davanti al Tabernacolo e ho chiesto: “Se vuoi che scriva un libro fammi capire di cosa parlare”; dopo la risposta mi è stata chiara, come se l’avessi sempre avuta dentro. Ho capito che dovevo scrivere un libro per i ragazzi, qualcosa che potesse essere uno strumento per altri come me, ai quali dare consigli per la vita di tutti i giorni; per ragazzi già in cammino ma anche per quelli che non hanno avuto la stessa possibilità che ho avuto io di essere indirizzata dai genitori verso una strada di fede e di avere avuto accanto persone come l’avvocato Gianfranco Amato o il dottore Paolo Gulisano. Mi sono guardata intorno e ho capito che molti ragazzi si sentono veramente persi, perché quando non si ha Dio è come se nulla avesse valore e nulla ha senso. Oggi è veramente difficile trovare qualcuno che ti parli di Lui».

Purtroppo in chiesa è sempre più raro ascoltare omelie capaci di toccare veramente il cuore di chi ascolta e spesso non si riesce a rispondere a questa semplice domanda: ma il Vangelo cosa c’entra con me e con la mia vita? Tu invece ci riesci. Qual è il tuo segreto?

«Nel tempo ho capito che la fede è un incontro con Dio più che una filosofia o un insieme di regole. Certo, le regole sono importantissime ma sono la conseguenza di un rapporto d’amore, perché nel momento in cui si è incontrato Dio e lo si ama lo si vuole fare contento, non lo si vuole rattristare con il peccato. Alla base c’è un rapporto d’amore, il resto è una conseguenza. E’ lo stesso rapporto che c’è tra un papà e il figlio. Nel libro faccio l’esempio di un bambino che torna a casa da scuola e il papà gli fa le domande: come è andata? che voti hai preso?… Dio con noi è un po’ così; è il nostro papà che aspetta che gli parliamo delle nostre cose, che lo portiamo in ogni aspetto delle nostre vite. Ci sono tante piccole cose che ci fanno vedere come la Sua non sia una presenza astratta e lontana. Un esempio forse un po’ stupido ma che può far capire è quel giorno che stavo tornando da Milano dopo l’università; avevo mal di schiena, diluviava e scesa dal treno avrei dovuto prendere un pullman che non passa mai prima di mezz’ora. Nello sconforto Gli chiesi: “per favore fai almeno che il pullman passi”. Sono scesa alla stazione e c’era subito il bus ad aspettarmi. Se fossimo capaci di vedere come Lui si prende cura di noi con la tenerezza di un papà che ci vuole sempre contenti e felici! Io penso che Dio ci parli sia attraverso il Vangelo, attraverso le parole dei sacerdoti, gli scritti dei santi ma anche attraverso le persone: una frase della mamma, o dell’amica. Quando chiediamo risposte Lui ce le dà sempre, quindi dobbiamo avere orecchie aperte e cuore aperto per coglierle».

Tu parli di Cristo. Anche i sacerdoti cercano di parlare di Cristo ai giovani, eppure la domenica in molte parrocchie sembra di stare nella cappella si una residenza protetta per anziani. Perché secondo te i giovani si tengono così lontani dalla Chiesa?

«Credo che un primo motivo, secondo quello che ho un po’ osservato, possa essere che parrocchie e oratori hanno la buona volontà di attirare i giovani ma per farlo organizzano il karaoke piuttosto che il torneo di calcio o pallavolo e si perde il senso di tutto. Si punta sul gioco e sull’amicizia, che pure sono importantissimi, ma poi si ha paura a sbilanciarsi troppo nel parlare di Dio per non essere troppo seri e allontanare i ragazzi, così si finisce nella superficialità. Infatti molto spesso gli oratori sono pieni di mussulmani invece di cristiani, perché non si parla di Dio. L’avvocato Gianfranco Amato dice spesso che se la Chiesa diventa una fotocopia del mondo perché un giovane dovrebbe andare in Chiesa? E’ chiaro che preferisce l’originale. La Chiesa dovrebbe offrire la trascendenza, perché in fondo tutti abbiamo bisogno di infinito e di cose grandi. Per l’esperienza che ho avuto un giovane è attratto da questo e quando vede “quel qualcosa in più” si innamora di Dio. Un secondo motivo è che in certi ambienti c’è troppa rigidità; non nel senso delle verità di fede, perché quelle sono e quelle dobbiamo seguire ed è giusto essere inquadrati. Talvolta se una cosa è sbagliata la si condanna ma si condanna anche la persona e la si allontana invece di spiegare il motivo per cui Dio ci chiede quella cosa. Quindi sia la troppa superficialità da una parte che la poca carità e dolcezza nello spiegare le cose dall’altra».

Tu ci vai alla Messa in latino? Io ci vedo spesso parecchi giovani, che magari come te non hanno mai conosciuto il rito preconciliare e quindi non possono essere né indietristi e né nostalgici e mi chiedo cosa li spinge.

«Io ci vado spesso, perché si sente quel qualcosa in più, quel sacro e quella reverenza e solennità nei confronti di Dio che nella Messa nuova c’è, ma meno. Inoltre nella Messa latina ci sono parecchie parti esorcistiche, come il Vangelo di Giovanni che viene letto negli esorcismi e alla fine della Messa latina, allontanando tutto il male. Viene usato anche di più l’incenso; insomma c’è un’atmosfera diversa».

Una cosa che colpisce del libro è che tu parli dell’amore di Gesù ma anche di quell’amore tra ragazzo e ragazza, che ormai troppo spesso viene confuso col sesso. Perché vale la pena riscoprire la castità e la purezza prematrimoniale? Roba secondo i più ormai da medioevo.

«Questa cosa ho voluto inserirla perché è molto importante. La società, a partire dalle serie tv e dalla pubblicità spinge in una direzione completamente diversa. E’ un modo di togliere sacralità a ciò che è sacro perché l’atto sessuale è una cosa sacra e per questo deve avvenire dentro il matrimonio, in unione con Dio. Quello che dico sempre quando persone della mia età mi chiedono di questo è che Dio ci ama ed è ovvio che ci vuole felici; non è un cattivone che ci vieta delle cose a caso ma vuole evitare che ci possiamo stare male. Gli atti sessuali fuori dal matrimonio possono essere una sorta di boomerang, che quando lo lanci torna indietro e fa male. Da un giorno all’altro l’altra persona può andar via e quello che gli hai dato non lo puoi riavere indietro. Dio non vuole che facciamo le cose per pentircene e poi recriminare. Ogni cosa a suo tempo e soprattutto se si ama una persona non si vuole rischiare di farle del male. A parte il peccato, che comunque c’è e fa male, ci sono tutta una serie di conseguenze. Leggo spesso una coppia americana che scrive di queste cose e ho trovato che dicono “la purezza è la custode dell’amore”. L’amore viene danneggiato da tutte le cose che sono impure perché è fatto per essere protetto, custodito e coltivato».

Il tuo non è un libro devozionale vecchia maniera, perché parli di fede ma anche di insicurezze, amicizie, paranoie giovanili. E anche di femminilità e virilità. Altre due cose in gran parte sepolte tra molti giovani di oggi, anche tra quelli che frequentano gli oratori. Dicci brevemente cosa è la vera femminilità e cosa la virilità, volentieri scambiata col machismo.

«Quello che mi viene da dire è che la vera femminilità e la vera mascolinità la si ottiene guardando a Maria e Giuseppe, che sono la donna e l’uomo per eccellenza. Chi vuole essere una vera donna a mio avviso deve guardare Lei e imitare tutte le sue virtù: la grazia, la purezza, la dolcezza e anche la maternità, che oggi la società odia tantissimo perché la modernità vuole separare la donna dall’essere mamma. Ma è Dio che ci ha creati così perché sia che si abbia la vocazione al matrimonio che alla vita religiosa comunque si è mamme: di famiglia o di figli spirituali. La donna è fatta per essere mamma e la modernità vuole distruggere questa immagine e se anche spinge a rinunciare alla maternità per seguire una carriera e il lavoro non è questo che siamo. E’ una cosa istintiva. Oggi si vuole togliere anche la modestia: nel parlare, nel vestire, nei modi di fare e anche in questo la Madonna può insegnare tanto. Pure san Giuseppe può insegnare agli uomini, pure lui padre perfetto, marito perfetto, laborioso… E poi proteggeva la Madonna e Gesù. Quando salva il Bambinello portandolo in Egitto manifesta proprio questa cosa che hanno gli uomini: proteggere la propria famiglia. La forza che hanno, essendo biologicamente più forti delle donne, va usata proprio per proteggere la propria famiglia. La modernità vuole togliere anche questa cosa: che l’uomo e la donna sono diversi, ma noi non siamo uguali, siamo complementari, con caratteristiche diverse che si sposano bene insieme».

Leggendo il tuo libro si ha l’impressione che essere innamorati di Cristo, ovvero cattolici, oggi sia roba da supereroi, perché tutto nel nostro mondo sembra essere scientificamente organizzato per lasciarci prigionieri dei nostri istinti, specialmente i più bassi. Essere cattolici quindi non è da tutti?

«Ci vuole sicuramente un bel po’ d coraggio, soprattutto per fare il salto nel vuoto iniziale. La fede è molto razionale, perché tutto è spiegabile: quello che insegna la Chiesa e quello che vuole Dio ma comunque quando si comincia a credere c’è un salto nel vuoto da fare perché alla fine si deve credere in qualcosa che non si vede e in questo ci vuole del coraggio. Al tempo stesso però Dio ci ha fatti per questo; ci ha fatti per amare e per essere amati di un amore enorme. Come dicevo prima ci ha fatti con un desiderio di infinito che tutti sentiamo. Quando due ragazzi si fidanzano dicono che sarà per sempre e magari si regalano l’anello col simbolo dell’infinito perché c’è sempre questo desiderio, anche se qualcuno lo vuole seppellire in fondo, in fondo. Come scrivo anche nel libro non serve fare cose enormi e supercomplicate per essere santi. Basta amare e fare tutto per amore di Lui. Ogni cosa: lo studio, il lavoro… se la facciamo per Lui diventa grandissima e diventa una preghiera. Non ci è chiesto di fare l’impossibile ma solo di fare bene il nostro quotidiano».

 

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