L’esoterismo, Evola e Dugin
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LA RUSSIA ESCE DALL’ANALFABETISMO FUNZIONALE PER CADERE NELL’ESOTERISMO INIZIATICO
Spesso, sentiamo parlare di “analfabetismo funzionale”. Si tratta della condizione in cui si trovano tutti coloro che non sono capaci di comprendere, valutare ed elaborare un pensiero critico da un testo scritto, che gli consenta di essere un soggetto attivo nella società, al fine di sviluppare al meglio i talenti ricevuti da Dio.
Potremmo tradurre il tutto col termine apatia intellettiva. Nonostante un’istruzione scolastica normale, anche con laurea, egli subisce la storia e la accetta passivamente, senza porsi domande. Causa di questa decadenza è il benessere materiale, che abitua molte menti a lasciarsi trasportare da ciò che si dice, da quello che è già pronto e servito dalla tecnologia, perché consapevolmente o meno, lo ritiene sufficiente e comodo.
Si tratta di una ignavia nella sopravvivenza, completamente vuota ed insignificante, succube della società costruita da chi, spesso nel male, ha costruito stereotipi e usanze nella civiltà occidentale. E’ a causa dell’analfabeta funzionale al Sistema, che lo stesso riesce a manipolarlo facilmente e a fargli fare tutto ciò che vuole. Dunque, se il manipolatore è certamente malvagio, il manipolato è sicuramente un cretino.
Nel Belpaese solo il 35% della popolazione sopra i 16 anni legge un libro all’anno, terza percentuale più bassa davanti a Romania e Cipro. Dunque, secondo i dati Eurostat, in Italia il 65% della popolazione sopra i 16 anni non ha letto nemmeno un libro nel corso del 2022; il 16% ne ha letti meno di cinque, il 9% tra i cinque e i nove e l’11% più di dieci.
Il dato si fa preoccupante se pensiamo che il 27,7% legge un brano al massimo di dieci righe e, spesso, non ne comprende pienamente il significato. Secondo la rilevazione dell’Osservatorio dell’Associazione Italiana Editori (AIE) su dati Pepe Research, il 30% dei lettori legge in maniera frammentaria, dedicandosi a questa attività solo qualche volta al mese, se non qualche volta all’anno.
Di conseguenza, secondo un’indagine Info Data per Il Sole 24 Ore, il 28% della popolazione italiana è analfabeta funzionale, ovvero la percentuale più alta d’Europa, solo Turchia e Cile fanno peggio, a livello globale, col 15,8% e il 53,1%. Contiamo circa 16 milioni di italiani tra i 16 e i 65 anni che non sono in grado di comprendere un testo elementare, di cui quasi 3 milioni sono giovani. L’analfabeta funzionale non ha stimoli cognitivi né vita sociale, non ha hobbies particolari, ma solo i bisogni primari, il suo microcosmo, i social e la televisione.
La popolazione statunitense ha il 54% che legge al livello della sesta elementare o inferiore e il 18% di analfabeti funzionali.
Nel ’91 sono nate le prime case editrici private in Russia, e si sono dedicate a pubblicare libri che alleviassero la gran sete di letture non controllate dal regime comunista. Quasi il 100% della popolazione (circa 137 milioni) è alfabetizzata, mentre il 13% è analfabeta funzionale. Quindi una percentuale molto ridotta, se confrontata all’Italia, oggi intellettualmente vivace, su tematiche che noi abbiamo già affrontato da decenni ma alla quali i russi si stanno appassionando ora, dopo il crollo dell’oppressione sovietica, la traduzione dei libri e il loro studio. In quel freddo ambiente lo spirito di lotta è caldo e molto più attivo dell’analfabetismo funzionale nostrano. Forse, per questo, non se ne parla mai.
Il filosofo Alexandr Dugin, invece, scrive sul sito del Centro Studi La Runa che “l’opera di Julius Evola è stata scoperta in Russia negli anni ’60 dal gruppo assai ristretto degli intellettuali dissidenti, anticomunisti, detti “i dissidenti di destra”. Era una piccola cerchia di persone che aveva rifiutato volutamente la partecipazione alla vita culturale sovietica e aveva scelto l’esistenza clandestina.
Inoltre, spiega sempre Dugin, che vi erano due fazioni di pensiero tra costoro: “bisogna notare che le idee degli evoliani in questione, a quell’epoca, erano molto lontane dall’altra branca dei “dissidenti di destra”, che erano cristiani ortodossi, monarchici e nazionalisti. Evola era più popolare tra le persone che si interessavano di spiritualismo in senso lato (yoga, teosofismo, psichismo, gnosi etc.)..
Nel corso della perestroika tutte le forme di dissidenza anticomunista si sono manifestate alla luce del sole e, a partire dai “dissidenti di destra”, si è creata la corrente ideologica, culturale e politica della Destra nazionalista, nostalgica, antiliberale e antioccidentale”, successivamente l’attuale destra conservatrice russa.
Prosegue il prof. Dugin: “I primi testi di Evola sono apparsi negli anni ’90 presso la cosiddetta stampa “patriottica” o “conservatrice” di grande tiratura e l’argomento del tradizionalismo è divenuto il tema di polemiche virulente e assai animate nel campo della destra russa nel senso più lato del termine. Le riviste “Elementy”, “Nach Sovremennik”, “Mily Anguel”, “Den” etc. hanno cominciato a pubblicare parti degli scritti di Evola o articoli ispirati alle sue opere, dove il suo nome era più volte citato”.
“E’ evidente – sottolinea Dugin – che Evola scriveva i suoi libri e formulava le sue idee in un contesto temporale, culturale, storico ed etnico molto differente. Dunque si pone il problema: che cosa c’è di valido in lui per la Russia attuale e quale parte della sua opera deve essere adattata o respinta nelle nostre condizioni? Questo richiede almeno una breve analisi delle divergenze e delle convergenze tra il tradizionalismo di Evola e la tradizione sacra e politica propriamente russa”.
Così, il filosofo russo spiega: “inizialmente bisogna precisare che il rifiuto del mondo moderno profano e desacralizzato che si manifesta nella civiltà occidentale del ciclo finale è comune a Evola e a tutta la tradizione intellettuale russa degli slavofili. Autori russi come Homyakov, Kirievsky, Aksakov, Leontiev, Danilevsky tra i filosofi e Dostoevsky, Gogol, Merejkovsky tra gli scrittori criticano il mondo occidentale pressoché negli stessi termini di Evola.
Si trova presso di essi la medesima avversione al regno della quantità, al sistema della democrazia moderna, al degrado spirituale e alla profanità totale. Così si vedono spesso delle corrispondenze sorprendenti tra la definizione delle radici del male moderno: massoneria profana, giudaismo deviato, avvento delle plebi, divinizzazione della ragione in Evola e nella cultura “conservatrice” russa. In qualche modo, la tendenza reazionaria è qui comune, dunque la critica dell’Occidente da parte di Evola è completamente comprensibile e accettabile, in linea generale, dai conservatori russi.
Si può inoltre notare, continua Alexandr Dugin. l’influenza esercitata dai conservatori russi su Evola: nelle sue opere egli cita spesso Dostoevsky, Merejkovsky (il quale, d’altronde, egli conobbe personalmente) e alcuni altri autori russi. D’altro canto, questi frequenti riferimenti a Malynsky e a Leon de Poncins lo fanno parzialmente rientrare nella tradizione contro-rivoluzionaria tipica dell’est europeo. Si possono anche citare i suoi riferimenti a Serge Nilus, l’editore dei famosi “Protocolli” che Evola ha rieditato in Italia. Nello stesso tempo è evidente che Evola conosceva assai male la cultura conservatrice russa nel suo insieme che, d’altronde, non lo interessava particolarmente a causa della sua idiosincrasia anticristiana.
Per quanto concerne le questioni di Evola da rifiutare, Dugin sostiene: “ciò che pone i maggiori problemi nell’assimilazione degli scritti di Evola in Russia è la sua impostazione risolutamente anticristiana. Secondo lui l’intera tradizione cristiana è l’espressione della degenerazione ciclica, una radice della decadenza dell’Occidente tradizionale e la “sovversione” dello spirito del Sud, della mentalità “semitica” proiettata al Nord europeo ariano. E’ in questa questione che vi sono degli aspetti inaccettabili del suo messaggio per il contesto del tradizionalismo russo”.
E, pertanto, “il messaggio di Evola conclude un certo ciclo, ma ne apre l’altro. Speriamo che questo sia il ciclo della Rivolta Assoluta contro il mondo moderno”, conclude l’articolo il Prof. Dugin. Per motivi di spazio non possiamo aggiungere tutte le parti che la Tradizione Cattolica non può accettare di quella Ortodossa. Ma basti che Dugin scrive quanto apprezzi molto di ciò che Evola rifiutava della Tradizione Cattolica.
Per noi, è essenziale chiarire che “l’esoterismo” non fa parte della nostra identità, soprattutto se inteso, come ama Dugin, “nel simbolismo delle icone, nell’esicasmo, nei procedimenti iniziatici della deificazione” dell’uomo, che per noi è, al contrario, la base satanica della sovversione anticristiana e anti tomista, in cui dopo il grande caos, dovrebbe ghibellinamente prevalere la Città dell’Uomo, assorbendo in sé la Città di Dio.
L’articolo e’ molto interessante e, al contempo, complesso. Mi sento di affermare che, finalmente, si chiude il tentativo di “battezzare” Julius Evola: Evola non era cristiano e vedeva nel Cristianesimo le ragioni della “caduta” della Gerarchia che si traduce in Eguaglianza. Chiudiamola qui con Evola la cui grande lezione politica fu ed e’ quella dell GERARCHIA come sistema necessario della struttura politica. Fatta questa precisazione che ha poco di “cristiano” vi sono due affermazioni sulle quali va posta attenzione. La prima: non esiste il “giudaismo deviato”. Si tratta di una “tara” del mondo cattolico che farebbe bene a leggere Don Curzio Nitoglia o Rabbi J.Neusner per capire.La seconda,e’ un abbaglio credere che vi sia una Destra in Russia libera di esprimersi: li mettono in galera. Vedi Kirill Myamlin, filosofo cristiano.