Foibe ed Esodo: la testimonianza di Don Antonello Iapicca
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RICORDO E RICONCILIAZIONE
Spesso la storia traccia curve a gomito che solo per miracolo la spinta centrifuga non ti sbatte fuoristrada, giù nel burrone. Una curva di queste è quella affrontata da mia madre con la sua famiglia, strappati violentemente dalla loro terra istriana e dalle loro radici dall’odio e dal fiele della guerra. I fatti sono tutti in fila, e solo una cieca prostrazione a una delle più sanguinarie ideologie produce ancora polemiche e negazionismi.
Capisco che non sia facile, senza aver conosciuto l’amore di Dio che perdona e riconcilia, riconoscere i crimini della menzogna a cui si è consegnata la propria vita. Ma crimini efferati furono, così come il popolo giuliano dalmata fu immolato sull’altare di una falsa ragion di stato che, invece, era solo scelta strategica di poteri che, da liberatori, hanno ben presto vestito la divisa degli invasori. Questa la sintesi dei fatti.
Ma l’esperienza che io contemplo nella vita di mia madre è altro, è il compimento di un disegno d’amore che attraversa, bonificando e riconciliando, anche questa storia sanguinante ingiustizie e vessazioni di ogni tipo. Posso riavvolgere il nastro da questo posto dove mi trovo ora, Takamatsu, Giappone, dove sono prete e missionario da trentaquattro anni. Senza mia madre e mio padre non sarei qui ora. E il Vangelo non risuonerebbe in questo frammento di mondo.
L’esodo di mia madre è stato una autentica Pasqua che si compie nella bellezza e nella gioia della riconciliazione gestata nella nostra famiglia accolta nel grembo benedetto della Chiesa. Sono vere le foibe, è vero l’odio, è vera la via crucis dell’esodo tra rifiuti e ingiustizie. È vero il male. Ma su questo male ha vinto Cristo, che ha preso sulle spalle mia madre e l’ha riscattata da un presente triste di rancori e rimpianti nostalgici.
Oggi mia madre, seppur ferita dalla storia, ferita che a volte torna a sanguinare, oggi è felice, in pace e grata a Dio per tutta la sua vita. Perché in una storia così tragica ha inviato suo Figlio che, incarnato in lei, ha trasformato il lutto in gioia, e l’esperienza di dolore in un grembo di vita nuova. Per questo mi sono innamorato follemente della sua storia santa, una autentica storia di salvezza.
E con lei, dell’Istria, terra bellissima e davvero benedetta, perché è lì che si stendono le radici della mia vocazione; è in quella terra rossa, in quegli odori di pino e di mare, fragranze delicate che sanno di Paradiso, come l’azzurro del suo cielo e il turchese delle sue insenature.
Amo l’Istria perché ho imparato, in mia madre, ad amare ogni storia di ogni istriano. Storie bibliche di redenzione e riconciliazione che si compirà, perfetta, colo in Cielo. So che per molti il dolore è ancora più forte della speranza e della pace. come so che chi si ostina a negare è accecato da una menzogna velenosa.
Solo Cristo può dare pace e luce a un cammino segnato da sofferenze profonde. Oggi, in questo Giorno del Ricordo, credo che occorra innanzitutto pregare per chi ancora non ha trovato pace. Perché il ricordo ha un senso e una fecondità, ed è capace di echi profondi nelle persone e nella storia, solo se genera riconciliazione.
Nella foto: mia madre, io e alcuni amici fraterni croati nati a Parenzo a Parenzo, segno della profonda riconciliazione operata in lei dal Signore.