I comunisti e le foibe
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OGGI È LA GIORNATA DEL RICORDO
Oggi si celebra la Giornata del ricordo, dedicata agli italiani uccisi dai partigiani di Tito, con la complicità dei comunisti italiani, nelle foibe istriane e l’esodo dei connazionali residenti nelle terre dalmate e giuliane scacciati dalla pulizia etnica attuata dagli slavi di quelle zone.
Ormai una giornata dedicata al ricordo di qualcosa non si nega a nessuno, giusto per mettersi a posto con la coscienza. Il 21 marzo c’è la giornata dedicata a chi è affetto dalla sindrome di Down, anche se durante il resto dell’anno appena si scopre nel bambino questa anomalia genetica si ricorre immediatamente all’aborto. Il primo Ottobre c’è quella dedicata agli anziani, che si vorrebbe eliminare con l’eutanasia in quanto improduttivi, mentre il 27 gennaio c’è quella della Memoria che ricorda gli stermini dei lager nazisti; quegli stessi lager dove in occasione della pandemia c’è chi avrebbe voluto rinchiudere i non vaccinati. Insomma sembra proprio che queste “Giornate” siano diventate la sagra dell’ipocrisia e della falsità.
Purtroppo non fa eccezione il 10 Febbraio, ennesima occasione mancata per riconciliare gli italiani, facendo luce su una delle pagine più vergognose della nostra storia.
Degli eccidi delle foibe tutti sapevano tutto: i comunisti, che vi parteciparono, il governo di Roma, che nei suoi archivi conserva le relazioni dei vigili del fuoco che recuperarono migliaia di cadaveri e i verbali con le testimonianze degli stupri e delle torture e ovviamente gli esuli, che fuggiti dalle loro case e dalle loro terre sono stati dispersi in tutta Italia, costretti al silenzio dal disprezzo e dalla diffidenza degli altri italiani, sobillati «da quella pseudocultura egemonizzante di stampo veterocomunista che per cinquant’anni ci ha parlato di libertà rendendoci invece schiavi del suo pensiero», come disse l’ex Presidente della repubblica Francesco Cossiga nel 1992 inginocchiandosi davanti alla foiba di Basovizza.
Una pseudocultura che resiste ancora oggi che il Pci è scomparso e il Pd, suo erede, è ridotto elettoralmente ai minimi termini ma che non ha smantellato il vasto apparato di potere clientelare e di servilismo ideologico-intellettuale messo in piedi nelle scuole, nelle università, nelle redazioni di giornali e tv in decenni di gramsciana occupazione della società, che ancora impedisce di fare completa luce su quei fatti terribili.
Si, è vero; oggi delle foibe si può finalmente scrivere e parlare. Addirittura è concessa una giornata dedicata al loro ricordo, ma ancora manca quel doveroso mea culpa o quantomeno lo studio approfondito e franco, senza pregiudizi, dei fatti che portarono all’ignobile massacro di uomini, giovani e donne la cui unica colpa, per i più, era di essere italiani.
Se historia magistra vitae, come sosteneva Cicerone in De oratore, pensiamo a quale vita ci sta conducendo l’attuale sinistro “me ne frego!”.