Regole religiose e cibo

Regole religiose e cibo

di Vincenzo Silvestrelli 

LE NORME ALIMENTARI DELLA REGOLA BENEDETTINA (IMPRONTATE ALLA MODERAZIONE E ALLE NECESSITÀ DEI SINGOLI) SONO ANCORA ATTUALI E PROMUOVONO IL BENESSERE SPIRIRUALE E FISICO DELLE PERSONE

Il prossimo 1 marzo 2025 si terrà a Costacciaro (Perugia) un convegno sul tema della disciplina del cibo tra i monaci benedettini nell’ambito delle iniziative per far conoscere  la figura di San Romualdo di cui si celebrerà il millenario della morte nel 2027.

La Regola di San Benedetto, scritta nel VI secolo e propria anche dei monaci camaldolesi, è un testo fondamentale per la vita monastica e ha influenzato profondamente la spiritualità e l’organizzazione dei monasteri nel corso dei secoli.

La Regola affronta vari aspetti della vita quotidiana, tra cui la preghiera, il lavoro e, naturalmente, l’alimentazione.  Essa enfatizza l’importanza della moderazione nel cibo e nelle bevande.

San Benedetto consiglia di evitare gli eccessi e di mangiare solo quanto necessario per sostenere il corpo e mantenere la salute.  

La Regola stabilisce anche orari precisi per i pasti. I monaci sono chiamati a mangiare insieme in comunità, rafforzando così il senso di fraternità. I pasti sono momenti di condivisione e comunione.

Il cibo semplice caratterizzava la dieta dei monaci basato  su ingredienti locali e stagionali. Viene data preferenza a cibi vegetali, come legumi, ortaggi e pane, e si consiglia di limitare il consumo di carne.

L’alimentazione non è vista solo come un momento di nutrimento fisico, ma anche come parte dell’equilibrio tra lavoro e preghiera, sottolineando l’importanza di una vita dedicata a Dio, in cui il cibo gioca un ruolo significativo sia come nutrimento fisico che spirituale.

L’evento vuole riflettere su questa tradizione e sui cibi ad essa connessi. La regola benedettina anticipa delle indicazioni osservate  anche oggi per un’alimentazione corretta, fondandole su motivazioni spirituali che le giustificavano in una visione integrale della persona.

La moderazione nel cibo costituiva una pratica ascetica che era diminuita od esclusa per malati, anziani e bambini ospitati nel monastero. Il digiuno viene prescritto senza estremismo  e mancano gli sforzi disumani degli asceti orientali, mentre trova spazio la sensibilità di adattare le rinunce alle condizioni climatiche a ai lavori nei campi che segnavano la vita del monaco.

Compaiono così sulla mensa più portate e il vino. I monaci inoltre, nelle loro proprietà, crearono nuove qualità di formaggio, come il parmigiano, e molte tipologie di birre.

Fra i personaggi benedettini più famosi si può ricordare Santa Ildegarda di Bingen (1098-1179),  mistica e badessa, che sosteneva che il benessere dell’uomo, sano per natura, va preservato con una dieta alimentare appropriata perché l’ingordigia e il consumo troppo abbondante di cibo provocano le malattie. 

Il convegno, realizzato con il sostegno della Fondazione Perugia nell’ambito del progetto “Viae Sancti Romualdi”,  vuole approfondire questi temi, offrendo anche un assaggio dei cibi della tradizione benedettina, grazie alla collaborazione della Unione dei cuochi umbri.

 

Nella foto di copertina il refettorio del Monastero della Santa Croce di Fonte Avellana a Serra Sant’Abbondio (PU).

 

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