Al centro della fede
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“SI E’ INCARNATO NEL SENO DELLA VERGINE MARIA”. LA RIFLESSIONE DI JOSEPH RATZINGER
Qualche decennio fa, il teologo Joseph Ratzinger, futuro Papa Benedetto XVI, pubblicava un interessante studio sull’articolo mariano del Credo niceno-costantinopolitano che professiamo ogni domenica e nelle solennità: “…e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria”. Non a caso tale articolo si colloca al centro della professione di fede. Dalle sue analisi ne emerge una profondità ed una teologia straordinaria, che tentiamo ora di semplificare affinché tutti possiamo essere aiutati ad abbracciare con il cuore quanto professiamo con le labbra.
Anzitutto, analizzando la struttura grammaticale dell’articolo, da lui riportato nella versione latina (et incarnatus est de Spiritu sancto ex Maria Virgine), Ratzinger individua quattro persone presenti in tale espressione: lo Spirito Santo e Maria, esplicitamente menzionati; l’implicito soggetto dell’incarnatus est, ossia il Figlio di Dio; indirettamente anche il Padre, perché non c’è il Figlio senza il Padre: Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato e non creato della stessa sostanza del Padre. Ne deduce così che «il primo e vero soggetto di questa frase è Dio […] ma Dio nella trinità dei soggetti, che tuttavia sono soltanto uno» . Non solo. L’esplicita menzione della Vergine rivela che le Tre Persone divine si relazionano direttamente con Lei ciascuna a suo modo.
L’invito, pertanto, è di contemplare la ricchezza di tale formulazione e la drammaticità del tutto: se Maria non avesse accettato di divenire la dimora di Dio nel mondo, Dio non sarebbe entrato nella storia dell’uomo facendosi uomo. Perché si compisse l’Incarnazione era necessaria la disponibilità della persona umana, di Maria. Ed è proprio con il suo “sì” che ella è divenuta il “luogo” o il “mondo” in cui il Figlio si è fatto carne. Il corpo del Cristo, quindi, è stato creato per Lui (cf. Eb 10,9) nel momento del “sì” della Madre, che si è fatta “tenda” dello Spirito. Ecco perché la Vergine Maria è collocata nel cuore della confessione di fede di Dio Trinità, «il quale non può essere pensato senza di lei» .
Secondo Joseph Ratzinger, inoltre, tale articolo di fede è la sintesi di tre passi biblici: Mt 1,18-25; Lc 1,26-38; Gv 1-13ss.
In Mt 1,18-25 accanto a Maria c’è Giuseppe, al quale è ricondotta la genealogia di Gesù, inoltre, è lui ad imporgli il nome: ciò dimostra che Gesù è veramente l’erede davidico atteso. Giuseppe e Maria rappresentano la fedeltà di Dio alle sue promesse e la speranza dell’umanità: «Giuseppe è padre secondo il diritto, Maria è madre con il suo proprio corpo: grazie a lei Dio è diventato veramente uno di noi» .
L’evangelista mostra che l’antica promessa dell’Emmanuele si è adempiuta. Tuttavia, modifica la profezia di Isaia 7,14, ponendo il verbo al plurale («lo chiameranno Emmanuele»), nella coscienza che il regno del Dio-con-noi si estende a tutti i popoli. In tale variazione si può intravedere l’apertura ecclesiale del Vangelo di Matteo, il quale ha in mente l’intera comunità dei credenti che invoca il nome di Gesù. Ciò è del tutto coerente con le parole di Gesù agli Apostoli in Mt 28,19ss, dove invia i suoi al mondo intero e non solo a Israele.
In Lc 1,26-38 emerge il mistero trinitario, a cui tutto è orientato, e l’importanza del “sì” libero e fedele della persona umana. Nel brano sono nominati lo Spirito Santo e il Figlio, la cui menzione non può che rimandare al Padre. Inoltre, il verbo “adombrare” (v. 35), utilizzato per indicare la discesa dello Spirito su Maria, richiama la nube veterotestamentaria che scendeva sulla Tenda ad indicare la presenza di Dio. Maria, con il suo fiat, preceduto dalla pienezza di grazia che non toglie la libertà ma la crea, è la nuova tenda santa, la vera dimora di Dio e, secondo l’interpretazione dei Padri, è la Chiesa vivente, affidata alla protezione e custodia di san Giuseppe.
Infine, Ratzinger sottolinea alcuni elementi significativi del Vangelo di Giovanni. Dapprima, ne indica la prospettiva sacramentale, mettendo in relazione l’Incarnazione del Logos di Gv 1,14 con il discorso sul pane di vita del capitolo 6. Inoltre, fa notare come l’idea della dimora di Dio in mezzo agli uomini, espressa dall’evangelista con il greco skené, richiami la shekînah ebraica che, anticamente, indicava la nube santa. Nel versetto di Gv 1,13, poi, esaminato alla luce di una duplice tradizione testuale, secondo Ratzinger traspare chiaramente l’idea del parto verginale e della rigenerazione degli uomini a figli di Dio. Ed è così che «la Vergine-Madre si trova di nuovo al centro dell’evento redentivo» .
Per concludere, il teologo sottolinea come tutto questo manifesti un concreto agire di Dio nella storia, che si lega a persone vive, dalle quali attende una risposta libera e generosa. Lo stesso Protovangelo di Giacomo, menzionato al termine dello studio, lo conferma. L’Annunciazione, secondo questo celebre vangelo apocrifo, sarebbe avvenuta in due luoghi: presso il pozzo, luogo di lunga tradizione per Israele, e nella casa di Maria, luogo dell’intimità del rapporto personale con Dio. La scelta di tali luoghi rimarca con forza l’attenzione di Dio verso l’uomo e la sua storia personale, quindi, la concretezza del suo agire verso ciascuno di noi.