In Romania è finita la democrazia
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L’ARRESTO DI CĂLIN GEORGESCU E LE IMPLICAZIONI PER LA DEMOCRAZIA IN ROMANIA
L’arresto di Călin Georgescu il 26 febbraio 2025 rappresenta un punto di svolta inquietante per la Romania, sollevando timori concreti riguardo a una possibile deriva autoritaria nel paese.
Georgescu aveva sorprendentemente vinto il primo turno delle elezioni presidenziali nel novembre 2024, elezioni successivamente annullate dalla Corte Costituzionale per presunte interferenze russe.
Ora le accuse mosse contro di lui, secondo molti commentatori costruire ad arte, includono azioni contro l’ordine costituzionale, promozione di organizzazioni fasciste e antisemite, nonché falsificazione dei finanziamenti della campagna elettorale.
Questo evento, come è facilmente comprensibile, se si hanno due neuroni in testa, ha scatenato un acceso dibattito sia a livello nazionale che internazionale.
Mentre le autorità giustificano l’arresto come una misura necessaria per proteggere l’ordine democratico, i sostenitori di Georgescu denunciano un abuso di potere e una repressione politica.
In queste ore le manifestazioni a Bucarest e le critiche da parte di figure politiche internazionali, come Elon Musk, evidenziano la polarizzazione e la tensione crescente nel paese.
La Romania, con la sua storia di dittatura sotto Nicolae Ceaușescu, sembra trovarsi nuovamente a un bivio pericoloso. L’intervento delle istituzioni contro un candidato popolare solleva interrogativi sulla solidità delle strutture democratiche e sulla reale indipendenza del sistema giudiziario.
La comunità internazionale osserva con preoccupazione, temendo che queste azioni possano segnare l’inizio di una regressione autoritaria in un paese che, fino a poco tempo fa, era considerato un baluardo della democrazia emergente nell’Europa Orientale.