O’ Vecchiarello d’a Madonna

O’ Vecchiarello d’a Madonna

di Claudia Di Dio 

LA STORIA DI PADRE DOLINDO RUOTOLO

Dolindo, il cui nome significa “dolore”, fu chiamato così in onore della Vergine Addolorata.

Il nome fu scelto dal papà di Dolindo, il quale confidò al figlio, appena quattordicenne, che sentiva in lui una figura di un Apostolo, un Sacerdote non comune. Il padre, inoltre, diceva al futuro Sacerdote che sentiva per tal motivo di aver trattato male il figlio sin da tenera età. Dichiarerà Padre Dolindo nella sua biografia: “Egli mi aveva reso veramente dolore”.

Quintogenito di undici figli, Dolindo Ruotolo fu istruito ad una profonda fede cattolica. Donna Silvia, mamma del Sacerdote, forgiò i figli in quell’ideale di santità che ispirava la sua stessa vita. Li educò soprattutto a cogliere e rispettare negli eventi la volontà di Dio Padre.

Fu proprio grazie all’educazione ricevuta, che Padre Dolindo  riuscì a guardare alla crudeltà del padre come strumento di espiazione e opportunità di salvezza.

All’età di 14 anni, i genitori di Padre Dolindo si separarono, così egli con il fratello Elio entrarono nel collegio della scuola apostolica dei Preti della Missione a Napoli, in via Vergini.

Il rendimento scolastico del giovane Dolindo non era promettente, infatti, il discente, aveva ripetuto il primo anno ben tre volte. Fu proprio Padre Dolindo che narrò della propria incapacità negli studi. Infatti, il 24 settembre del 1956, il Sacerdote, ormai settantaquattrenne,  vergò di proprio pugno dietro l’immagine della Madonna delle Grazie l’evento prodigioso che lo condusse a cambiare il proprio rendimento scolastico e la propria vita di futuro Sacerdote.

Scriveva così: “ero un fanciullo insipiente, stentavo a capire e a studiare, avendo fatto tre volte la prima ginnasiale. Vestito l’abito clericale nel giorno 15 giugno 1896, pregai innanzi a questa immagine (della Madonna delle Grazie) la Madonna e le domandai l’intelligenza. Recitavo con i condiscepoli il Santo Rosario e avevo davanti a me questa immagine appoggiata a un libro. Dissi alla Madonna: ‘o mia dolce Mamma, se mi vuoi Sacerdote, dammi l’intelligenza, perché lo  vedi che sono un cretino’. D’un tratto genuflesso com’ero mi assopii. L’immagine si mosse, per il vento o per grazia speciale, non so dirlo, mi toccò la fronte e mi risvegliai dall’assopimento con la mia povera mente pronta e lucida. Discorrevo di tutto, verseggiavo, ero un altro, ma solo per ciò che glorificava Dio. Per il resto ero e sono un autentico cretino. ‘Ricorro a te, Mamma mia, e tu mi illumini….quanto sei Bella!’…….il povero Sacerdote Dolindo Ruotolo”.

Dopo questo evento tanto prodigioso quanto colmo di Amore e Premura della Mamma Celeste, Padre Dolindo si dimostrò uno scrittore prolifico e straordinario.

Don Dolindo scrisse ben 33 volumi dedicati alla dottrina esegetica, un commentario dell’intero corpus delle Sacre Scritture etc. La sua opera più grande rimane indubbiamente il Commento alla Sacra Scrittura: in ciascuno dei volumi sono raccolti l’esegesi, la spiegazione, la meditazione e la psicologia.

La lettura dei suoi scritti sembrerebbe donare al lettore particolari grazie spirituali.

Padre Dolindo venne ordinato Sacerdote il 24 giugno 1905.

Tutta la sua vita fu un atto di pieno e fiducioso abbandono alla Volontà di Dio Padre.

Anche innanzi alla terribile persecuzione del Santo Uffizio durata quasi diciassette anni, non mostrò mai un cedimento.

Non potè celebrare la Santa Messa per quasi diciassette anni, così decise di ascoltarla fra il popolo in religioso silenzio e adorazione.

Nel lungo periodo delle persecuzioni firmava le sue opere con lo pseudonimo di Dain Cohenel. Scelta dettata dalla profonda umiltà del Sacerdote e dal desiderio di voler apparire il meno possibile.

Ciò che colpisce della sua vita è anche l’accettazione serena se non addirittura gioiosa della sofferenza. 

Benchè accusato ingiustamente, ogni occasione fu proprizia per cercare i suoi persecutori e invitarli alla conversione.

Quando Padre Dolindo veniva contestato nella suddetta scelta, egli rispondeva che ciò che stava vivendo erano perle per il Paradiso.

Durante un dialogo con la madre inferma il povero Sacerdote definisce sé e la madre “vittime”.

Donna Silvia subito ricorda al figlio che egli stava operando per Dio e che sotto la tribolazione e la sofferenza c’era indubbiamente un grande disegno del Padre che andava accolto.

Padre Dolindo ebbe tutti i carismi dei santi: la profezia, la bilocazione, esorcismi-, vivendo sempre in pieno tutte le virtù cristiane.

Tra i tantissimi episodi che si possono narrare si ricorda la notizia  della cartolina con l’effige di Maria Regina Gloriosissima inviata da Padre Dolindo Ruotolo in data 02 luglio 1965 al diplomatico polacco Vitold Laskowski, in cui si parla dell’avvento di Giovanni Paolo II e del crollo del muro di Berlino, rispettivamente 13 e 24 anni prima degli eventi.

Il manoscritto, la cui copia fu autenticata dal Vescovo slovacco Pavel Hnilica amico personale di Papa Wojtyla, rigurda la fine del comunismo.

La Madonna, che era vicina al proprio figliolo, dettò al povero Sacerdote: “Maria all’anima. Il mondo va verso la rovina, ma la Polonia, come ai tempi di [Giovanni, ndr] Sobieski, per la devozione, sarà oggi come i 20 mila che salvarono l’Europa e il mondo dalla tirannia turca [sotto le mura di Vienna 1683, ndr]. ora la Polonia libererà il mondo dalla più tremenda tirannia comunista. Sorge un nuovo Giovanni, che con marcia eroica spezzerà le catene, oltre i confini imposti dalla tirannide comunista. Ricordalo. Benedico la Polonia. Ti benedico. Beneditemi. Il povero Don Dolindo Ruotolo. Salvator Rosa 58, Napoli”.

A questo prezioso documento si possono aggiungere tanti altri, fra essi, l’Atto di Abbandono dettato da Gesù a Padre Dolindo Ruotolo.

Parole che hanno un chiaro riferimento biblico (ex multis: salmo 91, Matteo 6, 1-34) e che parlano al cuore inquieto dell’uomo di oggi, ricordandogli quanto è Amato e Curato dal Padre Misericordioso e dal Figlio Redentore. 

Un legame profondo con il Signore Gesù, come attestato secondo molti fedeli non solo dagli occhi di Padre Dolindo, che in più occasioni durante le Confessioni erano divenuti azzurri, ma anche dal dipinto del volto di Gesù realizzato da una figlia spirituale di Padre Dolindo sotto sue puntuali indicazioni.

Anche il Santo di Pietrelcina, Padre Pio, attestò la Santità do Vecchiarello d’a Madonna, esordendo all’indirizzo di Padre Dolindo Ruotolo: “il Paradiso è stato e sarà sempre con te”.

Un grande Santo dei nostri tempi, una figura emblematica che ha amato l’Eucarestia, la Croce, la Vergine Santissima  e i fratelli in Cristo durante tutta la sua vita.

Migliaia di fedeli raccontano di un Sacerdote che, dopo aver vissuto una vita Santa, ormai anziano, molto malato e prostato dai dolori, usciva ogni mattina per andare dai suoi poveri e malati, portando con sè in una busta delle pietre, come segno di penitenza.

Ancora oggi, o Vecchiarello d’a Madonna, così ricordato negli ultimi tempi, continua a prendersi cura dei suoi figli spirituali dal Paradiso.

Padre Dolindo stesso disse che bussando tre volte sulla sua tomba egli avrebbe risposto ai suoi figli spirituali e così è.

Sulla sua tomba, posta all’interno della Chiesa di San Giuseppe dei Vecchi e dell’Immacolata a Napoli, sono migliaia i pellegrini che, da ogni parte del mondo, giungono per ringraziarlo per l’aiuto ricevuto e/o chiedere il suo intervento. Grazie Padre Dolindo.

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