Sottomessi a Dio vinceremo Satana
di Padre Giuseppe Agnello*
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LA LOTTA CONTRO IL DIAVOLO
La Quarésima è quel tempo sacro che Cristo stesso ha passato nel deserto per quaranta giorni, spinto dallo Spírito Santo, per digiunare e superare la prova dei tre àmbiti di seduzione della nostra umanità: il rapporto con noi stessi, con il mondo e con Dio stesso. Il Diàvolo, infatti, nelle tre tentazioni che presenta a Gesú, gli propone dapprima l’indipendenza dal Padre e l’autoderminazione, attraverso questi passaggî molto lògici: hai fame; sei il Fíglio di Dio; puoi trasformare una pietra in pane e cosí sfamarti; ¿perché non lo fai? Gesú distrugge questa lògica diabòlica con queste parole: «Non di solo pane vivrà l’uomo» (Lc 4, v.4), che vuol dire: «Lo posso fare, ma io mi nutro principalmente della mia relazione con Dio Padre, e in questo momento il mio cibo, il mio pane, è fare la sua volontà, non la tua o quella della mia pància che ha fame».
Poi gli presenta il mondo non come luogo in cui dare glòria a Dio, ma come luogo in cui avere potere sugli altri e glòria per sé stessi. Anche qui la lògica del Diàvolo è rigorosa: «Il mondo e i regni di questo mondo non séguono Dio, ma séguono me; quindi sono io che distribuisco il potere e la glòria mondani. Tu sei un uomo soggetto allo stesso fàscino degli altri: ti basterà adorarmi, e io ti darò potere e glòria». Gesú risponde rimettendo la creatura al pròprio posto di creatura e dando a Dio il suo posto di Signore di ogni cosa e di ognuno: «Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto» (Lc 4, v.8). L’adorazione delle creature può avere un solo rimèdio: l’adorazione di Dio e il suo culto.
In último, la terza tentazione, è per chi ha un rapporto con Dio, conosce la Parola di Dio, si sente sicuro al riparo dell’Altíssimo. Il Diàvolo, che vuole sporcare tutto, persino la sicurezza del credente, tenta cosí Gesú: «Visto che ami Dio piú di me, e credi nelle sue promesse, e sai che ci sono gli àngeli custodi pronti a custodirti come Fíglio di Dio, gèttati giú dalla parte piú alta del tèmpio, ed essi ti salveranno». E Gesú risponde: «Non metterai alla prova il Signore tuo Dio» (Lc 4, v.12). Come a dire: «Non devo cercare il perícolo per fare esperienza dell’amore di Dio, devo piuttosto usare l’intelligenza per evitarlo, anche se so che sono circondato da tanti àngeli custodi. Pertanto: è Dio che può tentare me, non io tentare Dio». A questo punto, dice il Vangelo: «Dopo avér esaurito ogni tentazione, il diàvolo si allontanò da lui fino al momento fissato» (Lc 4, v.13). E cosí è sconfitto il Nemico della nostra salvezza, il Serpente antico e l’Àngelo decaduto. ¿Abbiamo visto forse un Gesú imperioso che lo càccia? No! Abbiamo trovato un Gesú sottomesso al Padre, che non màngia e non fa miràcoli, nel tempo in cui deve digiunare e non fare miràcoli; abbiamo visto un Gesú che vuole regnare non secondo la lògica dei poteri di questo mondo, ma con la benedizione che viene dall’adorazione di Dio; e infine abbiamo visto un Gesú che, soggetto di adorazione verso Dio Padre e oggetto di adorazione da parte degli àngeli, non usa la sua posizione per fare spettàcolo, ma usa la parola di Dio nel modo piú corretto. Tutto questo ci insegna diverse cose.
La prima: il Diàvolo è il gènio maléfico del male, ma pur con tutta la sua intelligenza, non può nulla contro chi si sottomette a Dio; contro chi resta unito al Padre eterno; contro chi conosce i suoi inganni maledetti e i suoi límiti di creatura.
La seconda: tutti siamo tentati, perché la tentazione è la giusta prova in cui si sàggia la fedeltà a Dio, ma perché questa prova non ci veda perdenti, dobbiamo èssere piú assídui nella preghiera e piú nutriti di parola di Dio. Gesú annienta gli inganni del Pèrfido con tre versetti bíblici. ¿Noi sapremmo rispòndere alle tentazioni con parole divine diventate nostre?
Infine, da questo brano evangèlico impariamo che cos’è la fortezza. Gesú la esèrcita a meravíglia e desídera che anche noi la esercitiamo con Lui.
San Pietro Damasceno cosí descrive la fortezza: «Il pròprio della fortezza non istà nel víncere e opprímere il pròssimo: questa è infatti audàcia e sta in sú della fortezza. Non istà neppure nel fuggire via, per timore delle tentazioni, dalle òpere e dalle virtú secondo Dio: questa è viltà, e sta di sotto della fortezza. Il pròprio della fortezza sta invece nel perseverare in ogni òpera buona e víncere le passioni dell’ànima e del corpo. Poiché la guerra per noi non è contro il sàngue e la carne – cioè contro gli uòmini –…ma è contro i Principati, contro le Potestà, cioè contro i demonî invisíbili» (XIX discorso sulla léttera Tau).
La vittòria di Cristo sul Tentatore ci dice che non si vince il fàscino del male vivendo sopra le righe e nemmeno sotto le righe, ma conoscendo le astúzie del Nemico e restando saldamente sottomessi all’Amore, cioè a Dio Amore, non alle passioni disordinate e alle creature sottomesse a queste passioni. L’attualità mi offre tre esempî di tentazioni perse nei tre àmbiti visti sopra: 1) la festa della donna; 2) la Gintoneria di Dàvide Lacerenza; 3) e le morti per diporti (o sport) estremi.
La festa della Donna è una invenzione di una certa parte política, che potremmo accettare beníssimo, se il modello di queste donne fosse Maria santíssima Vérgine, Madre, Sposa, Avvocata. Purtroppo dopo decennî di femminismo e mimose, è passato l’inganno che la donna può èssere tutto ciò che vuole, tranne vérgine, madre, e sposa. Alle donne affamate, è stato detto che pòssono vèndere gli òvuli (ma non è stato detto che pòssono ammalarsi di iperstimolazione ovàrica, per questa pràtica innaturale); alle donne belle è stato detto che il corpo è loro e hanno il diritto di farne ciò che vògliono (esibirlo, abortire, modificàrselo con la chirurgia estètica); alle donne umiliate da famíglie senza Dio, è stato detto che dèvono riavere i loro diritti (intesi come lotta tra sessi e posti di potere). ¿Dov’è in queste donne la dipendenza da Dio e la sottomissione alla sua volontà? Manca!, quindi è stata persa la prima tentazione. Suggerisco una mortificazione, per recuperare umiltà: donne che vi truccate, non truccàtevi per tutta la Quarésima. È una rinúncia che vi farà riscoprire la semplicità e la bellezza che vi ha donato Dio.
Secondo esèmpio. La gintoneria di Milano, di cui si parla in questi giorni è un locale notturno, di cui era proprietàrio il compagno di Stefània Nòbile, la fíglia di Wanna Marchi. Se ci si fosse ritrovati in esso per passare un serata fra amici attorno a un aperitivo e qualche stuzzichino, nella moderazione e sobrietà dei figlî di Dio, nessuno avrebbe mai parlato di questo locale e io non lo avrei usato come esèmpio in questa omelia; ma il proprietàrio ha accettato dal demònio l’audàcia dell’eccesso per regnare a tàvola, sui social e nel mercato della prostituzione, come chi può perméttersi tutto, persino di lavare le ruote di una Ferrari con lo champagne. E mentre vivèvano l’eccesso, si facèvano filmare per suscitare l’invídia di chi non màngia caviale e òstriche. Al Prevaricatore per eccellenza piace ogni prevaricazione, non certo la giòia e l’quilibrio della moderazione. In questa stòria manca l’adorazione di Dio, ma c’è l’adorazione del denaro, del piacere, e della fama. Anche qui suggerisco una mortificazione: non mettete piú vostre foto e vostri vídeo familiari o personali sui social. Il regno di Dio avanza nel nascondimento e cosí anche la glòria personale. È agli occhî di Dio, e non del mondo, che abbiamo un vero valore.
Infine tutti i morti per sport estremi, per lancî da altezze alpine con tute alari o corde elàstiche, per tuffi nel vuoto o in cateratte pericolosissíme. Tutti confidàvano troppo in sé stessi o sprezzàvano troppo il perícolo, dando poco valore alla vita e ai suoi límiti. Anche costoro non si sono sottomessi ai límiti posti da Dio e alla prudenza insegnata da Dio. E sono morti. Anche qui suggerisco una mortificazione a chi eccelle in qualche disciplina e pensa di potersi perméttere tutto: si ricordi che deve morire e che Dio gli chiederà conto di come ha difeso la sua vita e quella degli altri.
Cari fratelli e sorelle, dobbiamo condivídere con Cristo l’umiltà, la mortificazione delle passioni del corpo e dell’ànima, e soprattutto la fortezza. Il mondo ci dà infiniti esempî di èssere sotto il domínio di Sàtana; noi possiamo dare esèmpio di vittòria in Gesú.
I Doménica di Quarésima, anno C,
9 Marzo 2025. Dt 26, 4-10; Sal 90[91]; Rm 10, 8-13; Lc 4, 1-13
*L’autore aderisce ad una riforma ortografica della lingua italiana