Violenze inumane in Siria

Violenze inumane in Siria

 di Angelica La Rosa 

IN SIRIA GLI SCONTRI CONTINUANO, CON RAPPRESAGLIE E MIGLIAIA DI VITTIME

Negli ultimi giorni, la Siria ha vissuto una delle più gravi ondate di violenza del XXI secolo, con oltre 1.300 (alcune fonti parlano anche di 7.000) morti a seguito di operazioni militari condotte dal nuovo governo provvisorio islamista contro gruppi leali all’ex presidente Bashar al-Assad.

Le offensive si sono concentrate principalmente nelle province costiere di Latakia e Tartus, aree a maggioranza alawita, la stessa setta sciita a cui apparteneva Assad.

Sebbene il governo provvisorio affermi di aver combattuto contro miliziani insorgenti, testimoni oculari e organizzazioni non governative denunciano massacri di civili, inclusi bambini. E non solo di alawiti ma anche di cristiani.

In particolare, nel quartiere di Hai Al Kusour, a Banias, prevalentemente alawita, residenti hanno riferito di strade disseminate di cadaveri, tra cui persone di tutte le età. Video verificati mostrano forze governative e gruppi armati alleati sparare a civili disarmati e compiere esecuzioni sommarie. Si teme che il bilancio delle vittime possa aumentare, poiché molte uccisioni sono avvenute in abitazioni private e edifici.

Tra i caduti si contano giovani, donne, medici, farmacisti e membri della comunità cristiana, tra cui un padre e un figlio evangelici di Latakia e il padre di un sacerdote a Banias.

Saccheggi e distruzioni hanno costretto molte famiglie a cercare rifugio presso amici sunniti, mentre il villaggio cristiano di Belma ha vissuto due giorni di terrore.

Il Vicariato Apostolico della Comunità Latina in Siria ha espresso profonda preoccupazione, condannando ogni forma di violenza e rappresaglia settaria.

In una dichiarazione firmata dal Vescovo Hanna il 9 marzo, si chiede alle autorità di intervenire con urgenza per fermare gli attacchi.

Il Patriarca Giovanni X ha rivolto un appello al Presidente Ahmed Al-Sharaa denunciando le atrocità subite dai civili e la distruzione di simboli religiosi, tra cui la profanazione di un’icona della Vergine Maria.

Ahmed al-Sharaa, che ha dato il via libera alle uccisioni, ha ipocritamente lanciato un appello alla calma, sottolineando la necessità di proteggere l’unità nazionale e la pace civile.

In pochissimi, in Occidente, hanno condannato la violenza, esortando alla cessazione delle ostilità e alla protezione dei civili.

È importante notare che la situazione in Siria è estremamente complessa e in continua evoluzione, con tensioni settarie che hanno caratterizzato gran parte del conflitto.

Storicamente, la guerra civile siriana ha visto scontri tra diverse fazioni religiose. I governi di Hafiz e Bashar al-Assad sono stati strettamente associati al gruppo religioso alawita, un ramo dello sciismo minoritario nel Paese, mentre la maggioranza della popolazione e dei combattenti dell’opposizione è sunnita.

Gli alawiti hanno iniziato a essere minacciati e perseguitati da gruppi di combattenti ribelli a prevalenza sunnita come il Fronte al-Nusra e l’Esercito Siriano Libero dal dicembre 2012. Nel corso della guerra, almeno un terzo degli uomini alawiti in età militare presenti in Siria all’inizio del conflitto sono stati uccisi.

Inoltre, oltre 450.000 cristiani siriani sarebbero fuggiti dopo essere stati presi di mira dai ribelli antigovernativi o dai miliziani dell’ISIS. La minoranza drusa siriana è rimasta sostanzialmente fedele al presidente Bashar al-Assad dall’inizio della guerra nel 2011.

La situazione attuale in Siria rimane fluida e pericolosa, con il rischio di ulteriori escalation di violenza settaria. E questo, generalmente, nel silenzio dei nostri mass media occidentali che non possono parlare male dell’attuale leader siriano…

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