La quintessenza del pensiero di Ratzinger
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INTRODUZIONE ALL’INSEGNAMENTO DI BENEDETTO XVI
Il 18 aprile 2005 l’allora cardinale Joseph Ratzinger, in occasione della missa pro eligendo, tenne un’omelia che, a parere di molti vaticanisti, gli valse l’elezione al soglio di Pietro. Georg Gänswein segretario personale di Benedetto XVI, in diverse occasioni, ha affermato che in tale omelia è possibile intercettare la quintessenza del pensiero del ‘panzer cardinal’. L’intento della presente riflessione è quello di porre in luce il suo valore programmatico per fornire ai lettori, senza alcuna pretesa di esaustività, un’introduzione all’insegnamento di Joseph Ratzinger. Il fine teologo bavarese, in tale contesto, fondando le sue argomentazioni a partire dalla Bibbia, come un buon medico, appura i “sintomi” che caratterizzano il “malessere” dell’epoca postmoderna per poi delinearne una “diagnosi” e suggerire una terapia. Commentando il celebre passo del profeta Isaia (61,1-9) ripreso poi dall’evangelista Luca (4,16-21) e in cui si descrive l’attività del Messia Salvatore, rileva che il perdono ovvero la Misericordia di Dio è radicata nell’opera redentiva di Gesù Cristo realizzata nel mistero pasquale e ne costituisce il frutto. Pertanto, il perdono è un dono della grazia divina. Ciò implica per l’essere umano di ogni tempo, un maggiore senso di responsabilità e costituisce un’esortazione a banalizzare il male così come certe tendenze culturali odierne suggeriscono. La sofferenza è una componente intrinseca della condizione umana. Tuttavia, alla luce della fede e comprendendone il significato biblico, è possibile sviluppare, acquisire e conferire alla sofferenza un valore educativo e catartico così da partecipare al compimento dei patimenti di Cristo. Si legga quanto segue:
La misericordia di Cristo non è una grazia a buon mercato, non suppone la banalizzazione del male. Cristo porta nel suo corpo e sulla sua anima tutto il peso del male, tutta la sua forza distruttiva. Egli brucia e trasforma il male nella sofferenza, nel fuoco del suo amore sofferente. Il giorno della vendetta e l’anno della misericordia coincidono nel mistero pasquale, nel Cristo morto e risorto.
Ratzinger prosegue la sua omelia e si concentra sulla Epistola di San Paolo apostolo agli Efesini 4,11-16. In tale brano, si descrive la Chiesa con linguaggio anatomico e là si indica come il ‘Corpo di Cristo’ ponendo in evidenza come le varie membra ovvero i credenti svolgono all’interno di essa vari ministeri, disponendo di diversi doni e carismi. Si mette in luce come l’organismo vivente della realtà ecclesiale, fondato su Cristo, concorre all’unità,all’armonia sorretto dalla relazione vitale con Dio. A partire dall’ecclesiologia paolina, Ratzinger suggerisce che i credenti- per evitare di essere sballottati qua e là da ogni vento di dottrina – devono maturare nella fede e fortificarsi nei sacramenti per conformarsi sempre di più a Cristo. La posta in gioco è alta, con sguardo lungimirante, acuto e profetico egli vede a rischio e minato il cuore della fede da un nemico invisibile: il relativismo. Tale corrente di pensiero, reduce dell’ideologia marxista che ha contribuito ad alimentare una visione della vita materialista e atea, ancora oggi serpeggia nel cuore dell’essere umano. Si leggano le sue parole:
Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie. Noi, invece, abbiamo un’altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. É lui la misura del vero umanesimo. “Adulta” non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo.
La centralità di Gesù Cristo, l’importanza della mediazione sacramentale della Chiesa, il rapporto tra fede e ragione, tra verità e carità così come la relazione tra la libertà umana e la volontà divina costituiscono il cuore del pensiero di Benedetto XVI. Egli auspica per l’umanità odierna una rinnovata educazione alla fede mediante l’ impiego di una pedagogia del desiderio che, possa risvegliare nel cuore dell’essere umano il ‘desiderio’ per il trascendente. Il ‘problema di Dio’ è fondamentale in Ratzinger dal momento che il relativismo e il materialismo pratico lo hanno confinato ai margini della società occorre ‘riaccendere’ il fuoco della fede prima che essa rischia di essere estinta. Significativo è il commento al Vangelo con cui Ratzinger conclude l’omelia si legga quanto segue:
Nell’ora del Getsemani Gesù ha trasformato la nostra volontà umana ribelle in volontà conforme ed unita alla volontà divina. Ha sofferto tutto il dramma della nostra autonomia – e proprio portando la nostra volontà nelle mani di Dio, ci dona la vera libertà: “Non come voglio io, ma come vuoi tu” (Mt 21, 39). In questa comunione delle volontà si realizza la nostra redenzione: essere amici di Gesù, diventare amici di Dio.
Il Dio dell’Essere ovvero dei filosofi è identificato in Ratzinger nel Dio della Bibbia. Egli desidera stabilire con l’umanità una relazione di amicizia che risulta essere caratterizzata da una fedeltà senza segreti e da una profonda sinergia delle volontà. Gesù nel realizzare la Redenzione mediante la croce e la Resurrezione ha fasciato la ferita presente nel cuore dell’uomo ovvero il peccato di Adamo che può essere indicato come un desiderio smodato di autonomia che si traduce in un’idea distorta di intendere la libertà umana. Gesù con la sua obbedienza al Padre espressa in maniera emblematica nel Getsemani, ha ricostituito,dunque, l’equilibrio perduto tra il volere divino e la libertà umana. Egli con la sua vita, le sue parole e le sue azioni ha mostrato all’umanità che è possibile vivere la propria condizione creaturale in comunione con il divino e che in ciò risiede l’autentica felicità per l’uomo. Emerge, infine, l’importanza della missione di annuncio e testimonianza della fede: Ratzinger dopo aver posto in evidenza la necessità di sviluppare una fede ‘adulta’ invita i credenti attraverso il dialogo a perpetrare nel tempo e con la Chiesa la missione di annuncio della fede. Il dialogo per Benedetto XVI deve avere delle chiare finalità educative e deve essere impostato sul binomio verità-carità. Ciò significa che tale dialogo non deve mai sacrificare la verità per accomodare le coscienze ma a partire dalla verità deve mostrare la carità verso il prossimo. In alcune interviste il cardinale Ratzinger aveva parlato del rapporto tra amore e verità e aveva sostenuto quanto segue: se noi come cristiani dobbiamo amare il prossimo così come Cristo ha insegnato: poniamo che ci si presenta una persona affetta dalla dipendenza dalle droghe e in piena crisi di astinenza. Ora se la si vuole aiutare per davvero, occorre liberarla dalla dipendenza piuttosto che dargli la dose per vederla stare bene ‘qui’ ed ‘ora’. Verità e amore presuppongo una visione della realtà lungimirante e non limitata al solo orizzonte dei sensi. L’esistenza cristiana,pertanto, deve essere animata da una ‘sana inquietudine’ che deve tradursi in azioni concrete di testimonianza credibile dell’amore di Dio verso gli altri. Il dibattito odierno, in vista del prossimo conclave, rivela una spaccatura significativa all’interno della Chiesa, con posizioni che si dividono tra conservatori e progressisti. In questo contesto, la figura di Benedetto XVI emerge come un punto di riferimento chiave. Egli è spesso considerato come un “giusto compromesso”, grazie soprattutto alla sua interpretazione del Concilio Vaticano II.
Benedetto XVI ha costantemente promosso l’ermeneutica della continuità. Questa visione sostiene che i documenti conciliari debbano essere compresi in armonia con la tradizione bimillenaria della Chiesa. Invece di vedere il Concilio come una rottura, egli lo considerava un “aggiornamento”, un rinnovamento nei metodi e nei linguaggi pastorali. L’obiettivo era quello di annunciare il messaggio di Gesù Cristo nel mondo contemporaneo, un messaggio che, pur rimanendo immutato, necessitava di essere comunicato in modo efficace ai fedeli di oggi.
Questa prospettiva ha avuto un impatto duraturo, influenzando il modo in cui la Chiesa affronta le sfide del presente e guarda al futuro.