Vito Mancuso contrasta Magistero e dogmi cattolici. Preserviamo le nostre anime dai suoi scritti
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UNA RECENSIONE AL TESTO DI VITO MANCUSO “L’ANIMA E IL SUO DESTINO” (RAFFAELLO CORTINA EDITORE, 339 PAGINE ,€ 20)
Vito Mancuso è un teologo progressista e molto pompato mediaticamente. È autore di diversi testi in campo teologico e filosofico. La peculiarità dei suoi scritti è ravvisabile nella chiarezza espositiva del suo pensiero e nella determinazione letteraria con cui egli propone le sue teorie le quali risultano essere in contrasto con il Magistero della Chiesa Cattolica vigente.
Mancuso esplicitamente si dichiara contrario ad almeno quattro dogmi della fede cattolica (e questo ne comporta, ipso facto, la sua scomunica dalla Chiesa Cattolica):
– L’orgine dell’anima umana creata direttamente da Dio al momento del concepimento senza alcun concorso dei genitori umani;
– Il peccato originale quale fonte di inimicizia con Dio e che viene ereditato da tutti da “adamo” ;
– La Resurrezione dei corpi di carne nel giorno del Giudizio e la loro eterna sussistenza;
– La dannazione eterna delle anime che vanno all’inferno lui sostiene l’apocatasasi o la annichilazione delle anime;
Il presente articolo non conviene a favore di nessuna delle idee proposte dal professor Mancuso ma ha lo scopo di informare e di stimolare i lettori alla riflessione su uno dei temi più importanti e interessanti della teologia cristiana ovvero l’escatologia.
Nel testo “L’anima e il suo destino” Mancuso si propone di ridefinire e riformulare l’escatologia cattolica proponendo una visione differente da quella tradizionale. Mancuso tenta di conciliare la rivelazione giudeo-cristiana con le scoperte della scienza moderna, in particolare la cosmologia. L’idea di un principio/sapienza impersonale che opera all’interno della natura, ordinando la creazione, è centrale in questa conciliazione. Rifacendosi ad Aristotele, Mancuso concepisce l’anima come la forma del corpo, che sopravvive alla morte biologica. L’anima è vista come composta di materia e forma, derivando indirettamente da Dio attraverso il concorso dei genitori.
Persegue con tenacia – eretica – tale intento a partire dagli sviluppi del pensiero del noto e controverso teologo Teilhard de Chardin (1881-1955) e dagli apporti della filosofia aristotelica ed hegeliana.
Il tema dell’anima e il suo destino ha da sempre affascinato e caratterizzato la storia e gli sviluppi del pensiero unano e le riflessioni dei filosofi greci, in particolar modo, di Platone ed Aristotele le quali costituiscono una pietra miliare in tal senso.
In ambito cattolico hanno fatto storia altresì il pensiero dei Padri della Chiesa e in modo eminente sant’Agostino e gli studi di San Tommaso d’Aquino. Questi ultimi hanno posto le fondamenta dell’attuale posizione cattolica in merito al tema in oggetto.
Il punto di partenza della teologia mancusiana è il seguente: Il Dio della rivelazione giudeo-cristiana agisce all’interno della natura-physis tramite un Principio/Sapienza impersonale, ordinatore posto in essere nell’atto della creazione. Stando a ciò, la creazione poi risulta essere in continua espansione così, come vorrebbe in un certo senso, la scienza fisica e cosmologica odierna.
Teoria affascinante e interessante dal momento che compie lo sforzo di coniugare il binomio antinomico: scienza e fede. Tuttavia, ci si chiede questo nobile traguardo lo si raggiunge ma a quale prezzo? L’intera vicenda cosmica e storica è ordinata dalla materia informe dal Principio/Sapienza che procede da Dio nell’atto creativo e tutto quanto é ordinato, ha una finalità ed è dotato di Logos procede da tale principio impersonale ordinatore di origine divina.
Di conseguenza, a partire dalla filosofia aristotelica Mancuso è persuaso che l’anima è la forma del corpo e che quest’ultima per sua essenza sopravvive alla morte biologica in quanto è originata da Dio ma con il concorso dei genitori umani. Essa è composta da materia (polvere dell’universo) e si compone di particelle sub nucleari, molecole che le danno consistenza e si configura nel corpo materia proprio come la materia e la forma. In tale contesto la dinamica della relazione acquisisce un’importanza fondamentale nel processo di rielaborazione del pensiero soteriologico che Mancuso intende porre in atto.
Sebbene, infatti, l’anima sopravvive alla morte clinica degli esseri umani, Mancuso è persuaso che la tradizionale visione del “peccato originale” vada rivista in tutti i suoi aspetti costitutivi.
“L’anima e il suo destino” è un’opera che stimola la riflessione su temi cruciali della teologia cristiana. Mancuso offre una prospettiva originale e provocatoria, invitando il lettore a un dialogo aperto e critico. Il libro ha suscitato un ampio dibattito, confermando l’importanza e la rilevanza delle questioni affrontate. Invitiamo i lettori che hanno una solidissima formazione tomista ad accostarsi al testo e smontarlo pezzo per pezzo. A tutti gli altri lettori sconsigliamo vivamente la lettura di queste pagine. La vostra anima ne uscirebbe molto danneggiata, la vostra fede cattolica risulterebbe pesantemente compromessa, anche voi, come Mancuso, rischiereste di trovarvi scomunicati ipso facto per essere stati portati da Mancuso a rifiutare Magistero e dogmi che lui rifiuta. Con tutte le pesanti conseguenze del caso: la dannazione eterna.