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NEL LIBRO “IL SIGILLO DEL LEONE“, PUBBLICATO SU AMAZON IL 4 MAGGIO, SI PARLA DI UN PAPA ANGLOFONO DI NOME LEONE XIV
Il cielo sopra Roma era luminosissimo quel 13 maggio 2025. Da giorni, i turisti e i pellegrini affollavano Piazza San Pietro, scrutando il comignolo della Cappella Sistina con speranza, impazienza, e una buona dose di speculazione, qualcuno scommettendo anche qualche euro approfittando delle quote diffuse sul web da alcune storiche agenzie di scommesse britanniche. All’interno, lontano dal clamore, il Conclave procedeva con una solennità silenziosa, come un antico rito fuori dal tempo. Dopo la morte improvvisa di Papa Ernesto – un pontefice amato dai mass media e dai non cristiani perché considerato riformista, morto nel sonno a ottantotto anni un mese prima – la Chiesa si trovava di nuovo a un bivio. I cardinali elettori, centotrentatré in tutto, erano entrati nel Conclave nel pomeriggio del 7 maggio, ciascuno portando con sé le ansie e le aspirazioni di una Chiesa fortemente divisa.
Comincia così “Il sigillo del Leone”, romanzo del giornalista e docente Matteo Orlando, pubblicato come Independently published da Amazon lo scorso 4 maggio.
In 108 pagine Orlando ipotizza l’elezione di un Papa che prende il nome Leone XIV.
Un richiamo diretto a Leone XIII, il grande intellettuale dell’Ottocento, e ancor più a Leone I, il santo pontefice toscano detto “Magno”, fiero difensore dell’ortodossia cattolica. Era un nome programmatico, senza ambiguità. Poi apparve lui. Alto, magro, curvo appena. La mozzetta rossa bordata d’ermellino rivestiva il suo busto, una croce pettorale semplice, ma antica, dal collo pendeva al centro del petto.
Abbiamo intervistato l’autore.
Professor Orlando quando e come le è nata l’idea del romanzo?
«Il primo maggio 2025, festa di San Giuseppe Lavoratore. Finendo le preghiere serali riflettevo sul prossimo Conclave ed è arrivata questa ispirazione di scrivere una sorta di instant book, ma visto che i fatti dovevano ancora accadere, l’ho scritto come fanta-romanzo».
E poi?
«Ho lavorato due ore al pc quella sera stessa, il 2 maggio dalle 9 alle 22, il 3 ho rifinito il tutto, tra il 3 e il 4 maggio ho ricevuto la prefazione e la postfazione che ho chiesto ai cari amici, rispettivamente, il medico-scrittore Paolo Gulisano e il vaticanista Marco Tosatti, e quindi mi sono cimentato su Amazon a impaginare il libro. E’ stato più facile scriverlo! Comunque alla fine ce l’ho fatta e una volta fatta la copertina (mi ha fatto disperare…) ho pubblicato il libro come Independently published».
Quali sono le profezie che ha fatto su Leone XIV?
«Ma quali profezie!».
Ha indovinato molte cose?
«Non mi piace questo termine. Sono cattolico e dal mio vocabolario è bandita questa parola».
Come vogliamo chiamarle? Intuizioni?
«Chiamiamole Dio-incidenze».
Quali sono le frasi del suo libro che sembrano prefigurare Papa Robert Francis Prevost?
«Alcune cose scritte hanno sorpreso anche me».
Per esempio?
«Nel capitolo 1, Fumata bianca, avevo ipotizzato un nuovo Papa che arrivava da una isola sperduta dell’Atlantico. Certo si può dire che anche gli USA sono bagnati dall’Atlantico, ma io avevo ipotizzato ben 9131 chilometri di distanza dal Vaticano, ma Chicago, città d’origine del nuovo Pontefice Prevost, dista ‘solo’ 7735 km. Ho ipotizzato un Papa anglofono, e questo rispecchia la realtà. Ho ipotizzato un Papa con avi naufraghi di Camogli (Liguria). Ho anche scritto di un Papa Leone XIV ‘considerato un uomo di dottrina ferrea, latinista raffinato, avverso alle innovazioni liturgiche, con una postura dritta come un bastone e occhi penetranti sotto le sopracciglia folte’. Non so se Papa Prevost lo sia».
Poi lei scrive: “Il nome risuonò come un tuono inaspettato in una bellissima giornata di sole. Leone XIV”…
«Il vero Papa Leone XIV-Prevost, come tutti abbiamo potuto sentire, nelle sue prime parole ai fedeli ha detto “La pace sia con tutti voi! Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il buon pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio. […]. Siamo discepoli di Cristo. Cristo ci precede. Il mondo ha bisogno della sua luce. L’umanità necessita di Lui”. Sembrerà strano, ma nel mio romanzo il primo discorso di Papa Leone XIV inizia – salutando in latino – parlando proprio di pace e verità: “Dominus det nobis pacem, sed prius, veritatem. Custodiremo la fede, la dottrina, e la tradizione. Siamo qui non per mutare il Vangelo, ma per custodirlo con fedeltà e coraggio. Che Dio benedica la Sua Chiesa».
Come ha immaginato il giorno dopo l’elezione di Papa Leone XIV?
«Nel mio romanzo il nuovo pontefice si insedia senza clamori. Nessuna telefonata a giornalisti, nessuna messa improvvisata tra la folla, nessun gesto teatrale. Nei primi giorni riceve, uno ad uno, tutti i cardinali elettori e, quindi, tutti i cardinali non elettori. Nel suo primo Regina Coeli, che nel periodo pasquale sostituisce l’Angelus, affacciandosi a mezzogiorno dalla finestra del terzo piano del Palazzo Apostolico Vaticano il mio Papa Leone XIV annuncia la sua prima determinazione con queste parole: “A partire dal 21 maggio 2025 tutti i sacerdoti della Chiesa Cattolica, in ogni diocesi del mondo, sono tenuti, pena la sospensione a divinis e la successiva riduzione allo stato laicale, a vestire la talare nera, distintivo della loro consacrazione e segno visibile della separazione dal mondo”. Non credo che domenica 11 maggio 2025 Papa Prevost diffonda, come il suo omonimo del romanzo, il primo Motu Proprio, intitolato “De Dignitate Sacerdotalis Habitús“…».
Poi cosa immagina nel romanzo?
«Ipotizzo che Papa Leone XIV, durante la celebrazione eucaristica inaugurale del suo ministero petrino annunci la promulgazione di una Istruzione Apostolica dal titolo “Domus Dei, Porta Coeli” con queste parole: “Le chiese devono essere rifugi di luce in mezzo alle tenebre del mondo. Finché le loro porte resteranno chiuse, anche i cuori resteranno chiusi alla Grazia”. In sostanza ipotizzo che il Papa ordini l’apertura quotidiana di tutte le chiese dalle ore 7 alle ore 24, perchè “i fedeli hanno bisogno di sapere che Dio è sempre lì. Che possono inginocchiarsi, piangere, domandare, adorare. Nessuna chiusura amministrativa giustifica la chiusura al Cuore di Cristo”. Nel romanzo Papa Leone XIV vede la chiesa come “una casa di peccatori perdonati, aperta fino a tarda notte, con un prete pronto ad ascoltare e, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, a portare il perdono trinitario nei cuori pentiti”. Credo che anche il vero Leone XIV-Prevost posso fare qualcosa del genere nei prossimi mesi».
Lei ipotizza che Leone XIV stabilisce che ogni sacerdote deve riservare almeno tre ore al giorno al ministero della confessione…
«Anche Papa Prevost potrebbe determinarlo».
Lei ipotizza che nella sua prima Udienza Generale, con il Motu Proprio, “Veritatis Custodes“, Leone XIV richiede ad ogni teologo cattolico e ad ogni docente degli atenei pontifici di sottoscrivere una dichiarazione di fedeltà dottrinale. E “milioni di cattolici di tutto il mondo registrarono dei video dove dichiaravano fedeltà ai principi professati da due millenni dalla Santa Chiesa Cattolica e li diffondevano sui social”.
«Non sarebbe una cosa impossibile da fare anche per Papa Leone XIV-Prevost. Anzi sarebbe auspicabile».
“Se il decreto sulla talare fu la prima scintilla visibile della restaurazione cattolica, fu con le riforme liturgiche che Papa Leone XIV manifestò pienamente il suo intento”. Cosa fa Leone XIV nel suo romanzo con la Costituzione Apostolica “Dominus est, adorémus Eum“?
«Leggetelo nel romanzo, con i frutti spirituali e sociali delle riforme del Papa e la rinascita del popolo cattolico. E tutto era cominciato da un inginocchiatoio, una talare e un altare rivolto verso l’alba…».
Lei nel romanzo parla di virilità sacerdotale…
«L’8 dicembre 2025, solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, Leone XIV promulga la Costituzione Apostolica “Seminarium Sanctitatis“, destinata a rivoluzionare la formazione sacerdotale in tutto il mondo».
E che succede?
«Non posso raccontarle tutto il libro…».
Ma almeno ci risponda sul rinnovato fervore missionario del capitolo XI…
«Con Leone XIV il vento era cambiato. Non era solo un vento romano, ma uno spirito nuovo, antico e potente, che soffiava dai seminari restaurati, dai presbiteri riconvertiti alla preghiera e dalla liturgia rifiorita nelle chiese. Era il vento della missione, quella vera, che non si vergognava del Vangelo e non cercava il compromesso con il mondo. Come scrive Leone XIV nella sua Enciclica Evangelium Eternum, “la Chiesa non cresce per attrazione umana, ma per santità soprannaturale. Non conquista anime con strumenti di sociologia, ma con la Croce, l’Altare e il Sacramento».
E il mondo laicista – ateo, liberale, post-cristiano – come reagisce al Pontificato di Leone XIV?
«Inizia a guardare la Chiesa con occhi nuovi. Non perché la Chiesa diventa più moderna, ma perché diventa finalmente se stessa».
In uno dei suoi capitoli lei ipotizza una durissima condanna della Massoneria da parte di Leone XIV…
«Sì, anche della massoneria ecclesiale».
Nel suo libro fa compiere a Leone XIV un esorcismo in Vaticano…
«Non è una novità. Tanti papi lo hanno fatto. Anche Papa Prevost potrebbe farlo. Dopo l’esorcismo, nel mio romanzo, nel cuore di Leone XIV ‘regnava una profonda pace. La sua missione era chiara: continuare a combattere contro le tenebre, a portare la luce di Cristo nelle anime tormentate’. “Devo estendere l’obbligatorietà della pratica dell’esorcismo a tutti i chierici. – pensò il Pontefice – Combattendo le potenze infernali si santificheranno”».
Dove troviamo il suo libro?
«Su Amazon».
Ma Matteo Orlando è giornalista in quale Paese? Perché in italia non risulta esserlo (e millantare titolo è una cosa brutta)
https://www.ordineliguregiornalisti.org/albo/
Matteo Orlando è iscritto all’ordine dei giornalisti pubblicisti del Veneto.
Iscritto all’albo dal 18-03-2005. Prima di scrivere accuse di stupidaggini è bene accertarsene…