di Angelica La Rosa
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MASSIMA FEDELTÀ A PAPA LEONE XIV
“La Curia bergogliana ha compiuto un vero capolavoro.
I suoi esponenti hanno scelto un cardinale di Curia, semisconosciuto, bergogliano, vaccinista, immigrazionista radicale, ma dai modi educati. E garbati. Hanno tenuto celata la sua candidatura al Conclave, ben nascosta dietro a quella, di facciata, del segretario di Stato, Pietro Parolin. L’hanno eletto alla velocità della luce (solo quattro scrutini). Cosa impossibile se la candidatura non fosse stata pianificata. Gli hanno fatto scegliere un nome preconciliare: Leone. Gli hanno fatto indossare la mozzetta e la stola. Ed ecco il nuovo Leone, anzi il nuovo San Pio X. Il tutto per riassorbire il dissenso a ‘destra’ di Bergoglio, contando sulla complicità spettacolare e vergognosa dei media teocons, l’ala destra del regime liberalcapitalista e delle sue menzogne. Ora le cassa vuote si riempiiranno con i soldini dei conservatori americani, disgustati da Bergoglio ma elettrizzati dal nuovo pontefice statunitense (guarda un po’ la combinazione!). I modernisti, che hanno sostituito da tempo il Dio trino col dio quattrino, e lo Spirito Santo col lo spirito del tempi, gongolano. Gli allocchi ci stanno cascando in massa. Alle prime parole del nuovo Papa contro aborto e gender il capolavoro sarà completo. Ai fedeli ‘conservatori’ basta infatti il minimo sindacale per scatenare la papolatria. forzatamente repressa negli ultimi anni. Lo stanno già facendo.
Viviamo nel tempo dell’inganno universale”.
Così ha scritto sui social il professore di filosofia Martino Mora.
Purtroppo, dobbiamo ricordare al professore che nel tempo della confusione, delle opinioni urlate e delle faziosità travestite da discernimento, il cattolico è chiamato a una virtù sempre più rara: il sensus Ecclesiae, quello spirito di comunione che ci unisce, nella carità e nella verità, attorno alla roccia che è Pietro.
Mai come oggi questa virtù è messa alla prova, e mai come oggi urge ribadirla con chiarezza.
Ne è prova questa sua riflessione, un’accozzaglia di insinuazioni, sarcasmo e diffidenza che si propone di smascherare un presunto inganno orchestrato dalla Curia e dai media per favorire l’ascesa al soglio pontificio di Papa Leone XIV. In realtà, non fa altro che attaccare con spregio il nuovo Pontefice, e insieme a lui tutta la Chiesa.
Come fedeli, non possiamo tacere. Il silenzio sarebbe complicità. È doveroso, invece, rispondere punto per punto, con rispetto ma con fermezza, riaffermando il nostro amore filiale e la nostra obbedienza al Papa, Successore di Pietro e guida visibile della Chiesa.
“La Curia bergogliana ha compiuto un vero capolavoro”. Questa frase d’apertura è rivelatrice: la figura del Papa è fin da subito ridotta a prodotto di una manovra strategica, e non riconosciuta come frutto della preghiera, del discernimento e – soprattutto – dell’azione dello Spirito Santo. È davvero questa la visione che vogliamo della Chiesa? Una Chiesa manipolata, fragile, ridotta a campo di battaglia tra opposte fazioni?
Chi crede veramente nella Chiesa non può cadere in simili logiche mondane. Un Conclave non è un congresso di partito. Il Signore continua ad agire nei suoi Pastori, anche quando le nostre aspettative umane vengono smentite. È la storia a dircelo.
“Un cardinale semisconosciuto, bergogliano, vaccinista, immigrazionista radicale”.
Con questa etichettatura ideologica, si condanna il Papa non per ciò che è, ma per ciò che si immagina che sia. Ma se i santi papi del passato fossero stati giudicati sulla base della loro visibilità o del loro allineamento a correnti, molti non avrebbero avuto nemmeno la possibilità di essere ascoltati.
Semisconosciuto? Anche Giovanni XXIII era considerato un “Papa di transizione”.
Bergogliano? Se per questo si intende attento alla povertà, vicino agli ultimi, in dialogo con il mondo senza rinunciare alla Verità, allora è un onore.
Vaccinista e immigrazionista? Anche queste sono parole usate con disprezzo, dimenticando che la dottrina sociale della Chiesa da sempre insegna l’accoglienza del forestiero. Forse che l’insegnamento del Vangelo è diventato secondario rispetto agli slogan politici?
“Una candidatura segreta, un’elezione lampo, un nome preconciliare: Leone”. Ebbene, proprio il nome Leone dovrebbe indurre al rispetto. Richiama Leone Magno, il Papa che fronteggiò Attila e difese l’ortodossia. Richiama Leone XIII, profeta sociale e uomo di grande cultura. Che un Papa scelga un nome evocativo non è mai un gesto casuale, né calcolato: è un segno, un’indicazione del cammino che desidera intraprendere. Quanto all’elezione “troppo rapida”, si dimentica che anche Benedetto XVI fu eletto in quattro scrutini. La velocità, in certi casi, è segno di chiarezza e convergenza. Non di complotto.
“Tutto è stato fatto per sedurre la destra ecclesiale”. Qui il linguaggio si fa ancora più velenoso, e assume la forma di una teoria del complotto: la Chiesa, ci viene detto, avrebbe messo in scena un Papa “conservatore di facciata” per rimediare al malcontento causato dal pontificato precedente.
Ma questo è il linguaggio del mondo, non della fede. La Chiesa non agisce per manipolare, ma per servire il Vangelo. I cardinali riuniti in Conclave non sono burattini, e il Papa non è una pedina su una scacchiera politica. A ciascun Pontefice il Signore affida un compito, un tratto della sua volontà. Accogliere Papa Leone XIV significa entrare in questo mistero con fiducia e docilità.
“Le casse vuote si riempiranno coi soldi dei conservatori americani”. Questa è l’accusa più bassa: quella dell’interesse economico. Si insinua che l’elezione del Papa sia legata al denaro, alla necessità di attrarre benefattori. Ma questa visione non solo è infondata: è blasfema.
La Chiesa, è vero, ha bisogno di risorse per portare avanti la sua missione. Ma pensare che il Papa sia scelto per motivi finanziari è un insulto alla dignità del ministero petrino e alla coscienza dei cardinali. È ridurre il sacro al mercato. È l’eresia del cinismo.
“Gli allocchi ci stanno cascando in massa… papolatria repressa… inganno universale”. Ed ecco l’insulto finale: chi accoglie con gioia il nuovo Papa è definito allocco. Chi prova entusiasmo è accusato di papolatria. Ma non è forse proprio questo disprezzo generalizzato a rivelare il cuore dell’autore? Un cuore ferito, forse, ma anche irrigidito in un giudizio spietato. La devozione al Papa non è idolatria, ma fedeltà. È amore alla Chiesa. È ciò che ha sempre animato i santi. Santa Caterina da Siena non si permise mai di chiamare “allocchi” i fedeli che obbedivano al Papa, anche nei tempi più travagliati.
Papa Leone XIV, come ogni Pontefice, non è immune da critiche. Ma queste devono essere espresse con rispetto, nella carità e nella verità, non con sarcasmo e diffidenza. Altrimenti si diventa strumenti di divisione, e non costruttori di unità.
Viviamo in un tempo difficile, sì, ma anche ricco di grazie. Il Signore non ci abbandona. E la presenza di un nuovo Successore di Pietro è un segno della sua fedeltà alla Chiesa.
In questo tempo di rumore, di odio e di sospetti, diciamo con forza: Viva Papa Leone XIV. Viva la Chiesa di Cristo.