20 Giugno 2025

Conosciamo San Felice da Cantalice

di Mariella Lentini*

TRA I SANTI E I BEATI CHE SI FESTEGGIANO OGGI RICORDIAMO UN SANTO DEL LAZIO

È “il Santo dei fanciulli”: li consola, li guarisce, li diverte perché il suo animo è semplice e puro come quello di un bambino. Felice Porri nasce nel 1515 a Cantalice (Rieti), in una famiglia di umili contadini e lui stesso lavora la terra fino a trent’anni. Da bambino aiuta i genitori nei lavori domestici. Ai compagni regala crocifissi di legno da lui intagliati e, a chi gli fa un dispetto, risponde con il perdono. Non sa leggere né scrivere, ma ha tanta fede e ascolta estasiato i racconti della vita dei santi. Un giorno rischia di morire travolto da alcuni cavalli. Miracolosamente si salva e per lui questo è uno speciale messaggio che gli arriva dal Cielo.

Diventa frate e, indossando il saio, si trasferisce a Fiuggi, poi a Tivoli, infine a Roma. Per tutta la vita raccoglie pane, frutta e fave da distribuire ai confratelli e agli affamati. Chiede, con la mano tesa, l’elemosina ai ricchi per aiutare i poveri, assiste i malati, dona pace e serenità a chi lo avvicina. Le briciole sono per i suoi amici uccellini che lo accompagnano sempre festosi. Cammina scalzo e accetta di calzare sandali solo da anziano. Felice lo è di nome e di fatto: sorridente, saluta e ringrazia tutti dicendo Deo Gratias (dal latino “Grazie a Dio”). Così viene chiamato anche “frate Deogratias”.

Il santo compie tanti miracoli. Guarisce soprattutto i fanciulli dalle malattie perché è spontaneo e gioioso come i bambini che chiama angioletti; per loro racconta filastrocche, inventa favole, gioca, balla, canta, regala pane e parla di Gesù e per tutti diventa “il Santo dei fanciulli”. Il cappuccino sostiene anche i contadini con i suoi prodigi: in piena estate fa scaturire l’acqua da una sorgente e, utilizzando alcune foglie bagnate, salva un allevamento di bachi da seta da una malattia. Egli ama il Natale e ogni anno, nella sua misera celletta, allestisce un piccolo presepio con la Sacra Famiglia, l’angelo, il bue e l’asinello, i pastori e i Re Magi. Un giorno, prega davanti a un dipinto della Madonna (alla quale è devotissimo) e la implora di fargli tenere in braccio il Bambinello. Il quadro si anima e la Madonna porge al frate Gesù Bambino: piangendo il frate lo stringe a sé. Felice non è mai andato a scuola ma diventa famoso per le sue prediche fatte di parole semplici, proverbi e poesie. Muore a Roma nel 1587 dove riposa nella Chiesa dell’Immacolata Concezione. È patrono dei bambini e degli allevatori dei bachi da seta. Protegge contro i disturbi della circolazione.

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MOSTRA DEDICATA A SAN FELICE DA CANTALICE

 

Domenica 8 maggio scorso è stata inaugurata una mostra di interessanti testimonianze biografiche e iconografiche dedicata a San Felice da Cantalice, aperta fino al prossimo 18 maggio, giorno della sua Festa, e curata dal prof. Vincenzo Scasciafratti dell’associazione culturale ILEX – Cantalice, in collaborazione con il collezionista Eliseo Patacchiola.

Luogo dell’evento è la Cappella del Crocifisso “detto di San Felice”, nella Chiesa parrocchiale intitolata al Santo cappuccino, in piazza San Felice da Cantalice 20, nel popolare quartiere di Centocelle, a Roma. Inoltre viene presentata al pubblico, per la prima volta, “la corona di fra Felice”: oggetto d’arte opera della ceramista Barbara Lancia, dell’associazione culturale ILEX. E’ stata riprodotta in grandezza naturale quella che con ogni probabilità è stata la Corona del Rosario usata in vita da San Felice, che «era d’osso di persiche», secondo una ricerca condotta dal prof. Scasciafratti.