20 Giugno 2025

L’amore che non tradisce

di Padre Giuseppe Agnello*

L’AMORE SCAMBIEVOLE FRA DISCEPOLI DI CRISTO

Il Vangelo di questa Doménica, molto noto, e facente parte del grande discorso di Gesú nell’Última Cena, fa parte del libro della glòria, che sarebbe quella parte del Vangelo di san Giovanni che va dalla lavanda dei piedi fino al tempo di permanenza del Risorto coi discèpoli. Il tema di questo libro è “l’ora” di Gesú che sta per arrivare; l’ora di Gesú che arriva e si còmpie sulla croce; e l’ora di Gesú che mantiene ciò che ha promesso: la vita eterna suo dono di Risorto.

Questi tre momenti sono tutt’insieme chiamati “Glòria”, perché è glòria di Dio averci amato fino alla fine e fino a chinarsi a lavarci i piedi (con tutti i significati che sappiamo e possiamo dare a questo gesto); è glòria di Dio il dare la vita per dei peccatori che ancora nemmeno lo conóscono; ed è glòria di Dio restare vivo coi credenti nel cammino della stòria. Avendo chiaro questo contesto, possiamo ora vedere insieme i contenuti delle letture di oggi: negli Atti degli Apòstoli, troviamo Pàolo e Bàrnaba che esòrtano tutti a restare saldi nella fede, perché «dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni» (At 14, v.22). Il Salmo 144, a commento dell’apertura della fede anche ai pagani, ci dice che «Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature» (v.9).

Il libro dell’Apocalisse ci fa vedere il finale ultramondano e ultraterreno dell’amore di Dio nella Gerusalemme celeste, dove tutto è nuovo e Gesú, vittorioso e regnante, dice: «Ecco, io fàccio nuove tutte le cose». E tra le cose nuove che Egli ha fatto, c’è pròprio l’antica Alleanza, che Dio aveva sancito piú volte, in diversi modi, e nei tempi antichi, con gli Israeliti, e che adesso è Nuova ed eterna Alleanza sancita stavolta nel pròprio sàngue di Fíglio di Dio e dell’Uomo: sàngue di innocente tradito da un amico, quel Giuda che, mentre esce dal cenàcolo, nel brano evangèlico di oggi, fa esclamare a Gesú: «Ora il Fíglio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà súbito» (Gv 13, 31-32).

La glorificazione dell’amore comíncia con la sofferenza accettata da Gesú di èssere rifiutato e consegnato alla morte dal suo pòpolo e da un apòstolo, suo amico e suo commensale. Questa è la prova di amore che il Signore dà a Giuda e che gli altri capiranno solo a posteriori, quando lo scopriranno come traditore, venduto e suicida. Ma pròprio perché, a partire da questo episòdio, Gesú non vuole che ci síano altri Giuda nella sua Chiesa, il discorso di Gesú contínua e riguarda l’amore fraterno, l’amore fra coloro che crédono in Cristo, l’amore delle comunità che si vàntano di èssere cristiane: «Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amàtevi anche voi gli uni gli altri.

Da questo tutti sapranno che siete miei discèpoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13, 34-35). Non è l’amore per il gènere umano, quello di cui si parla oggi, e nemmeno l’amore per il volto di Cristo nei sofferenti e negli stranieri, nei pellegrini e nei carcerati. Di questo amore ci parla il Vangelo di san Matteo nella descrizione del Giudízio universale. Qui si parla dell’amore fra i discèpoli: «Da questo tutti sapranno che siete miei discèpoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13, v.35). È l’amore di chi condivide con me la stessa fede, lo stesso battésimo, la stessa casa e famíglia: l’amore per quei fratelli che hanno lo stesso Padre e che prègano lo stesso Padre. E poiché lo chiàmano Padre nostro, dèvono riconóscersi fratelli, che ha reso tali il Fíglio, colui che dice ai suoi discèpoli: «Come io ho amato voi, cosí amàtevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13, v.34).

Quindi i primi destinatarî dell’amore, perché originati e nutriti dallo stesso Amore e dallo stesso Sacrifício, sono i battezzati come me, i miei familiari, la vicina di casa anche se dispettosa; il gènero che non vuole lavorare; la nuora che non mi saluta; la suòcera che è troppo invadente; il datore di lavoro che bestèmmia; l’operàio con cui condivido le ore di lavoro; il parente che mi vede e fa finta di non vedermi; le persone che vanno come me a messa, ma magari si sièdono lontane perché allo scàmbio della pace non vògliono èssere toccate. L’amore fraterno che Gesú sogna è l’amore di chi smette di fuggire dalla volontà di Dio, come fece Giuda, e quindi smette di spègnere l’amore divino che Dio vuole sempre abbondante nei nostri cuori. Giuda fuggí da questo amore ed è per sempre ricordato per un tradimento senza ritorno, che lo ha dannato per l’eternità. Gesú ci insegna l’amore che non tradisce e che ricapítola ogni nostra azione nel grande esèmpio che ci ha lasciato Gesú. Tutti quegli esempî di persone da amare, se avéssero davvero conosciuto l’amore di Dio, non sarèbbero cattivi esempî da citare e fratelli da sopportare.

Sant’Agostino, che molti riscòprono solo adesso, per l’elezione a Romano Pontéfice di Leone XIV, che è un agostiniano, oltre ad èssere il dottore della gràzia ha saputo sempre con le sue parole spiegare bene i misteri e le profondità della nostra fede. Sentite che cosa ci dice sull’Amore, commentando il Vangelo di Giovanni:
«Se tacete, tacete per amore. Se parlate, parlate per amore. Se correggete, correggete per amore. Se perdonate, perdonate per amore. Sia sempre in voi la radice dell’amore, perché solo da questa radice può scaturire l’amore.

Amate, e fate ciò che volete. L’amore, nelle avversità, sopporta; nelle prosperità si modera; nelle sofferenze, è forte; nelle òpere buone, è ilare; nelle tentazioni è sicuro; nell’ospitalità generoso; tra i veri fratelli, lieto; tra i falsi, paziente.
È l’ànima dei libri sacri; è virtù della profezia; è salvezza dei misteri; è forza della scienza; è frutto della fede; è ricchezza dei poveri; è vita di chi muore.
L’amore è tutto».

 

V Doménica di Pasqua. At 14,21-27; Sal 144; Ap 21,1-5; Gv 13,31-35.

* L’autore aderisce ad una riforma ortografica della lingua italiana

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