15 Giugno 2025

di Antonella Paniccia

UNA BOCCATA DI OSSIGENO…

Meraviglioso! Non saprei definire altrimenti questo Papa straordinario che, senza remore, con poche semplici parole ha ricordato ai docenti la dignità della loro missione e li ha richiamati al senso vero dell’atto educativo, quello di una docenza vissuta come missione: evangelizzare educando ed educare evangelizzando!

Una boccata d’ossigeno, dunque, un potente soffio di aria pura dopo anni trascorsi a blaterare di tediosi corsi nelle scuole – se non deleteri – finalizzati a formare per lo più insegnanti preordinati ad accogliere le colorate (spesso nefaste) ideologie del secolo, ma piuttosto tiepidi nell’essenza dell’opera educativa (nel formare cioè la sensibilità dei loro allievi). Non per colpa loro, ma perché così li ha voluti un certo tipo di società, così li hanno voluti i poteri forti, quelli che fino a ieri hanno strepitato per avere una scuola “laica”, rigorosamente asettica, senza Crocifisso, senza preghiere, senza recite natalizie o, magari, con recite in cui si evitava persino di citare Gesù, il vero Festeggiato.

L’hanno pienamente ottenuta, in verità, la scuola che vagheggiavano: senza Crocifisso sì, ma davvero con tante croci appese agli esiti finali, dal momento che hanno plasmato una generazione fragile, con tanti giovani senza più punti di riferimento né ancore di salvezza, ragazzi che hanno bisogno di cercare lo sballo, il successo su tik tok – talvolta rischioso –  per sentirsi vivi e importanti, giovani che poi crollano dinanzi alla prima delusione amorosa o alla prima sconfitta negli studi. Così sono stati forgiati all’insegna del nichilismo, di quel vuoto esistenziale che nulla potrà colmare se non l’incontro  con l’Unico detentore della nostra storia umana, quel Dio che, scientemente, è stato da altri espulso a priori dalla realtà scolastica.

Così, se essi poi cadono sotto il peso degli insuccessi – non avendo ricevuto a tempo e luogo un adeguato insegnamento ai valori veri della vita – talvolta finiscono per osare la scelta più dolorosa e ricorrono al suicidio ritenendolo l’estrema ratio, l’unica soluzione ormai possibile.

Grandissimo, allora, Papa Leone XIV quando, con le sue parole, ha rammentato ai Fratelli delle Scuole Cristiane l’esempio di San Giovanni Battista de La Salle, grande innovatore nel campo pedagogico, colui che amava dire agli insegnanti “Il vostro altare è la cattedra”.

“I giovani del nostro tempo, come quelli di ogni epoca”, ha detto Papa Leone, “sono un vulcano di vita, di energie, di sentimenti, di idee. Lo si vede dalle cose meravigliose che sanno fare, in tanti campi. Hanno però anche loro bisogno di aiuto, per far crescere in armonia tanta ricchezza e per superare ciò che, pur in modo diverso rispetto al passato, ne può ancora impedire il sano sviluppo.”

Cosa diranno allora quelle docenti di una scuola paritaria che hanno condotto i bambini della scuola dell’infanzia in una moschea e li hanno fatti inginocchiare dinanzi ad un imam? Senza dover fare neanche riferimento a San Giovanni Battista de La Salle, non hanno esse studiato un po’ di psicologia? Hanno forse dimenticato le teorie dello sviluppo cognitivo del Piaget? Ignorano che l’educazione religiosa, soprattutto nei bambini di tre anni, richiede un intervento delicato tenendo conto del loro sviluppo psicologico? Hanno anche dimenticato che la Montessori definiva i bambini embrioni spirituali? Potrà magari essere corretto ed accettabile proporre ai bambini un’educazione che miri alla fratellanza universale, ma ciò richiede molta attenzione e sensibilità: non si possono, infatti, travalicare i confini dell’educazione basilare ricevuta in famiglia, al fine di non creare pericolose discrepanze di pensiero e di assimilazione nella mente di bambini che a quell’ età si stanno appena affacciando alla vita e non sono ancora in grado di discernere correttamente fra le varie realtà religiose.

E cosa dirà di un ex ministro che ha potuto serenamente dichiarare regolare l’iniziativa educativa di quella scuola dicendo “La cosa è rientrata tranquillamente. E va bene così”?

Non gli è parso – come rilevato da moltissime persone – un gesto di chiara sottomissione ad altro culto religioso? Forse i bambini avrebbero potuto visitare la moschea, certo, ma indotti ad inginocchiarsi davvero no! Qui, infatti, non si tratta di conoscere altre culture, questo non è educare all’integrazione e all’accoglienza. Qui c’è molto di più ed è a detrimento ed umiliazione della nostra storia e cultura cristiana. Si può, infatti, anche essere atei signor ex ministro, ma – dovrebbe saperlo – ci si inginocchia solo dinanzi a Dio, non a qualsiasi essere umano, neanche se fosse il più potente della terra.

E se davvero l’uscita didattica mirava a voler creare un ponte fra le culture, quelle incaute docenti così brave nel coprirsi il capo con il velo, per reciprocità e per rispetto della religione cristiana avranno ora la stessa premura di accompagnare gli alunni musulmani in una Chiesa facendoli inginocchiare per adorare il Santissimo Sacramento? Perché lì sì che c’è Dio e questa è l’unica cosa che ora dovrebbero fare.

A noi non resta che affidare la Scuola italiana alla protezione di San Giovanni Battista de La Salle il quale fu proclamato da Papa Pio XII “Patrono celeste di Tutti gli educatori”!

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