di Alvise Parolini
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ENOCONFESSIONALISMO ED ENODENOMINAZIONISMO ATIPICI
“Dunque alla Sede Apostolica, collocata in questa città che i Prìncipi degli Apostoli Pietro e Paolo consacrarono con il loro sangue; alla Sede, “radice e matrice della Chiesa cattolica”, ritornino i figli dissidenti, non già con l’idea e la speranza che la “Chiesa del Dio vivo, colonna e sostegno della verità” faccia getto dell’integrità della fede e tolleri i loro errori, ma per sottomettersi al magistero e al governo di lei.” (Papa Pio XI, Enciclica “Mortalium Animos”, 6 gennaio 1928).
Papa Francesco, coi recenti documenti della dichiarazione di Abu Dhabi e l’enciclica “Fratelli Tutti”, pare abbia preso talmente sul serio la necessità di portare al trionfo l’idea liberale di fratellanza, che si è trovato ad operare funambolicamente per non dare l’impressione di opporsi a quanto il magistero di sempre prescrive nei confronti dei non-cattolici.
Il grande precedente è costituito dall’enciclica “Redemptoris Missio” di San Giovanni Paolo II del 7 dicembre 1990, nel 25° anniversario del decreto conciliare “Ad Gentes”, nel quale il papa polacco accentra l’attenzione nella missione evangelizzatrice della Chiesa Cattolica, ricordandosi che lo Spirito Santo ha posto i “germi del Verbo” anche nelle altre confessioni religiose, sebbene non manifestino la Verità in pienezza.
Ora, com’è stato possibile che dai tempi di “Assisi 1986” ad oggi l’identità cattolica si sia così menomata a tal punto da proporre un’ecclesialità ormai incapace di reggere i toni delle vecchie encicliche senza relegarle quasi ad oggetti di antiquariato?
L’errore – come la critica tradizionalista cattolica insiste da decenni – si situa nel nuovo corso vaticansecondista, ma mi sia permesso di identificarlo in maniera originale rispetto a ciò che già leggiamo a proposito altrove.
L’immagine che accompagna questo articolo ben illustra la dimensione piramidale dell’enoconfessionalità. Il magistero vecchio è da pensare come il vertice di una piramide sollevata dalla piramide stessa.
Le confessioni e le denominazioni sottostanti qualora volessero giungere ad esso, necessiterebbero di un miracolo, perché non ci sono agganci e l’autoreferenzialità del vertice crea spazio per moti di ribellione e strategie di attacco esterno.
Con il Vaticano Secondo si passa ad un enoconfessionalismo classico, nel quale la piramide è ricomposta ed i piani di sostituzione del vertice risultano molto più facili, fino ad arrivare a situazioni di rischio di ribaltamento della gerarchia delle religioni, vedasi anche notizie recenti qui in Italia di bambini di una scuola paritaria cattolica accompagnati a inchinarsi dentro una moschea, quasi che portarli a pregare in una nostra chiesa o al limite in un’assemblea carismatica sia demodé oppure ridicolo.
Un fatto come questo potrebbe persino costituire un insulto per quelle comunità islamiche più serie nella custodia del loro patrimonio religioso.
La soluzione dunque? In questo momento si tratta di rimboccarsi le maniche e di riparare i dubbi di almeno sessant’anni di magistero spurio.
La nostra proposta è atipica – come certi farmaci psichiatrici di più recente sintesi – e consiste semplicemente nel lasciare la piramide integra, ma poi porre un ponte levatoio tra il vertice cattolico e il resto delle confessioni e denominazioni religiose, affinché il dialogo sia serio, di tipo razionale e basato su dispute antinomiche ed apagogiche (elenchos socratico), come suggeriva già il professor Alasdair MacIntyre nel suo saggio “Enciclopedia, genealogia e tradizione” (1993), e tenga salde e ben valorizzate le virtù dianoetiche, distinte (ma non separate) dal contenuto della professione religiosa.
Le confessioni giungeranno a “possedere” il vertice quando porteranno i loro tesori tradizionali al setaccio del magistero cattolico tradizionale ripristinato. Ed allora come dice il profeta: “Avverrà che in quel giorno suonerà il grande corno, verranno gli sperduti nella terra d’Assiria e i dispersi nella terra d’Egitto. Essi si prostreranno al Signore sul monte santo, a Gerusalemme.” (Isaia 27,13).