15 Giugno 2025

Kiev e il prezzo dell’America

di Pietro Licciardi

WASHINGTON NON HA DATO GARANZIE DI SICUREZZA MA HA FIRMATO UN ACCORDO PER L’ESTRAZIONE DEI MINERALI UCRAINI

Dopo l’incontro tra Zelensky e Trump all’interno di San Pietro in occasione dei funerali di papa Francesco, immortalato dalla ormai celebre immagine che ha fatto il giro di media e social network, il primo maggio è stato firmato un accordo tra Stati Uniti e Ucraina che prevede la costituzione di un fondo comune di investimenti per la ricostruzione del Paese devastato dalla guerra con la Russia. Il fondo sarà alimentato con i guadagni derivanti dall’utilizzo dei prodotti del sottosuolo ucraino.

Il 50% delle royalies sarà assegnato al bilancio statale di Kiev. La gestione dei materiali sarà esentata da qualunque tassazione e in caso di conflitto di interessi la priorità verrà assegnata secondo la legislazione ucraina. L’Ucraina si impegna a difendere l’investitore americano da ogni perdita in caso di ritardi o limitazioni nei trasferimenti valutari.

L’accordo entrerà in vigore solo dopo la ratifica da parte della Verkhovnaja Rada, il parlamento di Kiev, come ha spiegato la ministra ucraina dell’economia Julia Sviridenko, il che avverrà, secondo le previsioni, tra un mese-mese e mezzo.

Al momento l’attività estrattiva dell’Ucraina vale circa un miliardo di dollari l’anno, ma in questa cifra sono compresi anche i proventi delle miniere attualmente in mano russa, situate negli oblast occupati. Si tratta quindi di introiti abbastanza modesti il che fa supporre che l’accordo preveda da parte americana un impegno ad iniziare nuove attività estrattive in varie altre aree del Paese. Poiché tali attività diventeranno remunerative dopo almeno un anno dall’inizio dell’estrazione dei minerali, sempre a condizione che le zone dove questa avviene non siano interessate da alcuna attività bellica, gli analisti ritengono che anche se gli Stati Uniti non hanno fornito garanzie di sicurezza all’Ucraina di fatto – almeno da parte americana – si prevede di giungere quanto meno ad una cessazione duratura delle ostilità tra Kiev e Mosca, anche se resta da vedere a quali condizioni.

Secondo l’esperto Aleksej Ižak dell’Istituto di ricerche strategiche, la ripartizione  50/50 degli utili sembra abbastanza equo per le esigenze ucraine, anche se i mezzi finanziari che potranno essere accumulati difficilmente saranno sufficienti per coprire interamente le necessità legate alla piena ricostruzione del Paese. Questo anche se gli Stati Uniti hanno “concesso” agli ucraini il condono dei miliardi fin qui spesi dall’amministrazione Biden per il sostegno alla guerra; cosa che durante il burrascoso incontro alla Casa Bianca tra Zelensky, Trump e il suo vice Vance sembrava affatto scontata

Qualcuno ha fatto notare che anche questa volta l’Europa ha perso una importante opportunità per assicurarsi materie prime che stanno diventando sempre più strategiche, come il litio, la grafite, il titanio e il manganese. Magari proponendo un accordo più vantaggioso per Kiev di quello americano, considerata pure la volontà europea di sostenere ancora il paese nella sua guerra.

Tuttavia l’Ucraina potrà allargare il mercato anche ad altri investitori stranieri, per l’estrazione e la lavorazione non solo di metalli rari e utili ma anche gas e petrolio, il che potrebbe portare ad un importante sviluppo del potenziale industriale del Paese e una notevole crescita del suo ruolo a livello globale.

Rimangono comunque, come prima accennato, delle perplessità riguardo alle garanzie di sicurezza, una delle condizioni su cui l’Ucraina ha più insistito nelle trattative con gli americani. Gli Usa non si sono impegnati nel sostegno militare, questione che Washington ha voluto mantenere distinta da quella economica. Si accenna soltanto al fatto che il sostegno militare “può rientrare in quello economico”, soprattutto se le azioni della Russia dovessero intaccare gli interessi americani.

Approfondimenti

Subscribe
Notificami
0 Commenti
Oldest
Newest
Inline Feedbacks
View all comments