13 Luglio 2025

Morricone e De Andrè “hanno parlato con Dio”?

di Bruno Volpe

INTERVISTA AL GIORNALISTA ESPERTO DI MUSICA SERGIO DRAGONE

“Hanno parlato con Dio. Ennio Morricone, Fabrizio De Andrè, le musiche e le parole che sono arrivate al cielo” (edizioni Rubbettino) è il titolo, quanto mai affascinante e significativo, di un eccellente libro scritto da Monsignor Antonio Staglianò, vescovo e Presidente della Pontificia Accademia di Teologia e il giornalista esperto di musica Sergio Dragone. Il testo, una quindicina di capitoli, prende le mosse da due persone totalmente diverse per formazione, famiglia e cultura, ovvero Morricone proveniente da un contesto cattolico ed invece De Andrè inquieto, anarchico, spesso dissacrante e che in talune canzoni usava anche le parolacce. Ma entrambi, sia pure da angolazioni diverse, parlavano di trascendente, cercavano Dio, magari senza volerlo o saperlo. Abbiamo intervistato il giornalista Sergio Dragone. 

Dragone, come nasce questo libro?

“Nasce da una che avevo maturato nel tempo ed è un tantino bizzarra. Io sono un giornalista che si occupa di musica, un appassionato e ho scritto un’antologia sui versi più belli della canzone italiana. Mi ha attratto, incuriosito ed arricchito la collaborazione con una persona di cultura e grande teologo come Monsignor Antonio Staglianò, noto anche come il vescovo con la chitarra, famoso per le sue omelie con citazioni di Noemi ed altri cantanti”.

Due autori, De Andrè e Morricone totalmente diversi nel loro stile e messaggio…

“Fabrizio De Andrè, un grande, non è credente, almeno non si ritiene tale. Ma se andiamo alla sua vicenda artistica e a molte canzoni, egli sembra guardare a Dio, lo ha cercato penso persino con animo sincero ed onesto”.

In che senso?

“De Andrè ha parlato con Dio, con spirito accorato. Certamente egli non era né credente e né praticante, ma in talune canzoni ha manifestato in filigrana una ricerca di trascendente, un anelito verso l’alto”.

E Morricone?

“Diversa la storia di Morricone. Egli viene da un contesto totalmente diverso da quello di De Andrè che mostra inquietudine. Morricone nasce e vive in una famiglia dichiaratamente cattolica, di fede viva, e di tradizione cattolica. Dunque egli è l’opposto di De Andrè. Ma nelle sue colonne musicali anche in Morricone, non tutte, si nota e si palpa un parlare con Dio e lo fa attraverso musiche diventate famose in tutto il mondo. Oggi ad esempio, se vogliamo affrontare anche dal punto di vista della fede e difesa della vita, il tema del contrasto alla pena di morte, ci risuona nelle orecchie la colonna sonora di Sacco e Vanzetti”.

Possibile evangelizzare attraverso la buona musica?

“E’ un discorso complicato e non semplice. Se pensiamo alla musica sacra e liturgica nel particolare dico di sì, ma facendo riferimento a quella moderna specie di oggi, la vedo difficile. Non trovo, specialmente negli attuali cantautori, chi possa parlare di Dio e con Dio, e faccio fatica. A mio avviso il solo che lo abbia fatto, magari a livello inconscio e forse senza neanche volerlo, ma con sana inquietudine, è stato De Andrè. Così tornano i conti. Il cantautore genovese, vissuto non molto tempo, anarchico e sulla carta lontano dalla fede cattolica in certe canzoni sembra alla ricerca di Dio. Lo stesso dicasi per il grande Ennio Morricone”.

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