di Bruno Volpe
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UN SAGGIO SU PAPA PREVOST
Se uno splendido romanzo su un Papa di nome Leone XIV è uscito addirittura 4 giorni prima dell’elezione del vero Pontefice, stiamo parlando del bellissimo romanzo “Il sigillo del Leone” di Matteo Orlando (Independently published Amazon, 108 pagine, 4 maggio 2025, euro 16, acquistabile qui: https://shorturl.at/Hjrl2), un eccellente saggio, scritto a tempo di record, sul nuovo Papa e soprattutto su che cosa lo aspetta, è stato pubblicato, con la consueta abilità ed intelligenza, dal noto vaticanista e scrittore cattolico Saverio Gaeta. Il titolo è: “Leone XIV. Il racconto del nuovo Papa e le sfide che deve affrontare”, edizioni Salani. Abbiamo intervistato Saverio Gaeta.
Perchè un libro su Leone XIV, la prima biografia pubblicata in italiano?
“Ovviamente, nel momento in cui viene eletto il nuovo Papa, cresce in tutti la curiosità di sapere e capire chi è e, soprattutto, di decodificare e comprendere le sue prime mosse e le sfide che dovrà affrontare che, a mio avviso, sono molte, come già venuto fuori alle Congregazioni. Papa Francesco ha lasciato alcuni problemi aperti e non ancora risolti, penso alla sinodalità. Leone dovrà ad esempio scegliere che fare del sinodo che parla appunto della sinodalità, se proseguirlo o no, anche questa è una questione aperta anche se ritengo non verrà meno alla sinodalità. Dai primi movimenti si è visto un pontefice che cerca il dialogo e la collaborazione con i cardinali. Francesco amava ascoltare, ma alla fine decideva lui, Leone mi sembra maggiormente propenso alla concertazione”.
Continuità o no?
“Ci sono argomenti che andranno innegabilmente in continuità, e segnalo l’attenzione agli ultimi e bisognosi che non sono necessariamente coloro che non possono mangiare. La discontinuità la vedo nel messaggio, in cui ha rimesso al centro Cristo Risorto, una valutazione diversa rispetto a certe derive precedenti”.
Anche nel vestiario…
“Ha ripristinato non orpelli, ma segni del Papato e tutti noi sappiamo quanti essi nelle Chiesa siano importanti e da rispettare. Francesco era argentino, sudamericano e come tale poco sensibile a questo ed è stato il primo Papa della storia a non indossare i segni tipici del papato. Papa Prevost ha deciso diversamente, restituendo con i paramenti la dignità del ruolo. Non è un fatto di vanagliora, ma di sostanza”.
Papa Leone XIV in alcune cose ricorda Ratzinger…
“Ha qualcosa del Pontefice tedesco, sia nel modo di porsi, sia nel fatto che misura i termini e le parole, è ponderato. Ma ha tanto di Giovanni Paolo II e penso a quel non abbiate paura, pronunciato persino con la cadenza del Papa polacco”.
Che cosa si aspetta da Leone XIV?
“Che si torni a confermare i cattolici nella fede. Francesco in alcune circostanze ha confuso i cattolici con valutazioni ed esternazioni. Papa Leone XIV ha riportato il papato alla misura che gli compete. A mio avviso il suo curriclum è il migliore di sempre e davvero ottimo. E’ stato missionario, parla le lingue, è stato vescovo e conosce la macchina curiale. Tra l’altro è un matematico e, dunque, abituato alla logica. E’ perfetto da questo punto di vista. Con il suo stile e le sue valutazioni ha sparigliato le carte del mondo e adesso la centralità, anche diplomatica, sta al vescovo di Roma. In più ha ridato slancio alla Segretaria di Stato con la quale va in sintonia. Lo vedremo dalla prossime nomine curiali ed alcune caselle hanno necessità di essere riempite con ua certa premura”.