15 Giugno 2025

Come rinunciare alla filosofia gender

di Alvise Parolini 

L’ATTUALE PASTORALE DEL GESUITISMO YANKEE E LA NICOLAIDICEA

Papa Leone XIV sta esortando ad investire maggiormente sulla promozione della famiglia tradizionale, ma nondimeno sta cautamente consentendo ai sacerdoti di continuare a benedire coppie irregolari, a patto di differenziare tali pratiche dal sacramento del matrimonio, come indicato dalla Dichiarazione “Fiducia Supplicans”, emanata a dicembre 2023 sotto il suo predecessore.

Non è un mistero la grande amicizia che ha legato Papa Francesco ad uno dei massimi teologi sostenitori del mondo LGBTQ+, il gesuita James Martin, pastore e psicologo, che, col placet dei suoi superiori, ha pubblicato vari libri per portare la questione gender all’attenzione di tutta la Chiesa Cattolica.

È doveroso ricordare, sebbene apparentemente scontato, che Catechismo e Sacra Scrittura sono molto chiari sulla valutazione morale degli atti contro natura e dunque la strategia pastorale per l’approvazione della linea LGTBQ+ tende a sorvolare i riferimenti canonici e scritturistici per invece aggrapparsi sul consenso di parte della gerarchia ecclesiastica, oltre che su un’ermeneutica biblica ed esegesi prêt-à-porter e pansessualizzata (psicanalitica).

Ogni giudizio negativo di tale atteggiamento pastorale viene còlto come incitamento all’odio ed arroccamento farisaico. Dunque come comportarsi per dire “no”, ma in modo attraente?
Innanzitutto, bisogna cercare di evitare retorica e prassi encratistiche o pelagiane (svalutanti la sessualità o rigide di fronte alle debolezze della carne) e attraverso una duplice pastorale, in base alle esigenze delle persone da accompagnare: per guarire dallo spirito eccessivamente yankee (gemellino, in questo caso troppo stimolante), bisogna opporre un modello pionieristico (sagittarino, stoico, quello dei gesuiti delle origini) oppure, per i più sensibili, quello legato all’educazione euritmica, della corporeità (pescino, per imparare ad usare creativamente tutto il corpo durante il quotidiano).

Anche la via più squisitamente filosofico-apologetica va benissimo, anche se di più difficile accoglienza (spirito virgineo). Rinunciare alla filosofia gender può perlopiù avvenire abbracciando un modello neuro-antropologico in cui gli stessi stimoli cerebrali vengono prodotti in minor quantità, sono più lenti e maggiormente fruiti. Si riesce a godere con poco e gli atti morali risultano più continuativi.
E arriviamo a parlare brevemente del “perché” e del “senso” delle comunità LGBTQ+: da un lato esse rimangono un pungolo alla nostra reattività spesso purtroppo acida e tagliente, dall’altro sono la manifestazione disordinata di quel processo in atto altrove, in quelle realtà dove la natura stessa prevede una caratterizzazione diversa da quella della terza dimensione nella quale siamo ora innestati. Ogni regno, mondo e dimensione hanno il proprio ordinamento teleologico. Dobbiamo sforzarci di non fare confusione di piani.
Qui, in questo mondo, ci aspetta un sì tradizionale Buon Pastore, ma di una premura ed amore al contempo struggenti ed inebrianti. Grazie Gesù che ci accogli come siamo per renderci come Tu ci vuoi! Maranathà!

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