16 Luglio 2025

La scuola di Caino

di Angelica La Rosa

QUANDO SI SPEZZANO I LEGAMI DELL’ANIMA

Una nuova tragedia ha colpito il cuore dell’Europa: questa volta è Graz, in Austria, a piangere i suoi figli. Undici vite spezzate in una mattina di giugno che avrebbe dovuto profumare di estate e speranza. Invece, le aule dell’istituto comprensivo Borg di Dreierschuetzengasse sono diventate il teatro di una delle peggiori stragi scolastiche nella storia del Paese. Tra le vittime, sette giovani studenti, un’insegnante e l’autore stesso della carneficina: un ex allievo ventiduenne, che si è tolto la vita dopo aver seminato morte e orrore.

È difficile trovare parole che non siano già state consumate dal dolore. Ma come cristiani, non possiamo tacere. Di fronte a eventi così sconvolgenti, la coscienza deve interrogarsi. Che cosa ha portato un giovane a trasformare il luogo della sua formazione in un campo di morte? Che cosa gli ha impedito di chiedere aiuto prima che fosse troppo tardi? Dove sono finiti i legami, gli sguardi, le parole che avrebbero potuto salvare lui e le sue vittime?

I primi elementi emersi raccontano una storia purtroppo nota: isolamento, risentimento, bullismo. E una risposta estrema, disperata, violenta. È l’ennesimo frutto amaro di una cultura che, da decenni, ha smesso di educare al rispetto, alla dignità, alla vita. In nome della libertà individuale, abbiamo consegnato i giovani a un deserto di relazioni spezzate, di identità fragili, di valori liquidi.

Il male del bullismo, spesso invisibile e sottovalutato, corrode lentamente l’anima. L’umiliazione ripetuta, la derisione, l’esclusione: sono ferite profonde che, se non curate, possono esplodere in tragedie. Non possiamo limitarci a considerare questi eventi come devianze isolate. Sono sintomi di un malessere diffuso, che affonda le radici in una società sempre più sorda alla sofferenza, sempre più incapace di trasmettere compassione e speranza.

In questo contesto drammatico, la Chiesa non può restare spettatrice. Essa ha il dovere — e la vocazione — di essere madre che consola, ma anche maestra che educa. Le parrocchie, gli oratori, le scuole cattoliche devono tornare a essere luoghi di prevenzione, di accoglienza, di ascolto profondo. Luoghi dove ogni giovane si senta visto, amato, custodito. Dove si impari che la vita dell’altro è sacra. Dove si costruisca quella “cultura dell’incontro” che Papa Leone XIV non si stanca di invocare.

Non basta più parlare genericamente di “valori”. Occorre un ritorno radicale al Vangelo. Solo lì troviamo la verità sull’uomo, la dignità inviolabile di ogni persona, la risposta ultima al male. Solo lì impariamo a perdonare, a portare la croce, a non restituire male per male. In una scuola fondata sulla Croce, Caino non uccide Abele, ma si converte, si inginocchia e piange.

Preghiamo per le vittime di Graz, per le loro famiglie devastate, per i feriti e chiediamo al Signore che da questa tragedia nasca un risveglio di coscienze: che la scuola torni a essere luogo di vita, non di morte. E che la comunità cristiana non smetta mai di gridare, con forza e tenerezza: “Tu sei prezioso ai miei occhi, e io ti amo”.

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