13 Luglio 2025

Fontana: “I dazi non sono utili”

di Bruno Volpe

INTERVISTA ALL’IMPRENDITORE SERGIO FONTANA

“È attualissima la dottrina sociale della Chiesa e fa bene il Papa a parlare di pace”.

Lo dice un grande imprenditore credente (che non fa mistero della sua fede), il presidente di Confindustria Puglia e titolare del colosso farmaceutico Farmalabor, il dottor Sergio Fontana.

Presidente Fontana. Nel suo discorso di saluto, l’8 maggio scorso, Papa Leone XIV per ben 11 volte, ha pronunciato la parola pace, una costante nel suo pontificato. Che ne pensa?

“Ha fatto benissimo e condivido il messaggio del Papa. Non che il suo predecessore non parlasse di pace, anzi. Il problema è vedere come e se lo ascoltano i potenti della terra. Da imprenditore, prima che credente, ricordo che tra pace e benessere economico la relazione è strettissima e da un clima di conflitto, ce ne sono tanti e gravi nel mondo, perdono tutti, specialmente le imprese. Ma se il ceto imprenditoriale stenta, si ripercuote negativamente su tutto il circuito economico, lavoratori e famiglie incluse. Il mondo ha bisogno di pace per il suo progresso e per il bene comune”.

Che cosa genera la guerra?

“Io,  sia come Presidente di Confindustria, che come imprenditore e padre di famiglia, sono molto preoccupato. Tutti siamo chiamati ad essere ambasciatori di pace, nessuno eslcuso e in ogni ambito. Le guerre danneggiano l’economia e favoriscono solo pochi, le imprese che producono armi e a volte viene il sopetto che certi scontri siano finalizzati alla vendita degli armamenti”.

Ritiene attuale la dottrina sociale della Chiesa?

“Non attuale, attualissima. Del resto Papa Leone XIV ha preso questo nome in continuità con Leone XIII, il fondatore della dottrina sociale, con la sua Rerum Novarum. Più laicamente io parlo di responsabilità sociale di impresa. Questa parte innanzitutto dai rapporti con i dipendenti che vanno trattati bene. Un’ impresa con lavoratori soddisfatti, rispettati e  un clima armonioso rende di più ed io sono assolutamente contrario a chi sottopaga i lavoratori e peggio li tiene a nero. Costui non può essere chiamato imprenditore e aggiungo, che la precarietà favorisce gli infortuni sul lavoro. Il lavoratoe va rispettato e ben pagato. Naturalmente tutti, sia gli imprenditori, che i lavoratori, devono fare il loro dovere e  si va avanti per merito, per capacità e applicazione, pagando le tasse, senza nessun condono fiscale  o edilizio”.

Turbolenze sui dazi…

“Fanno più male i continui annunci e revoche, stop and go, che i dazi in se stessi. In poche parole la politica degli annunci e delle variazioni di Trump sta causando probemi alle borse, ai mercati e alle stesse imprese. Gli imprenditori, in questo clima strano, sono fermi, non investono per paura e il sistema ne risente. Trump prima di tutto sta facendo male al suo Paese. Da un punto di vista meramente economico, la sua politica è poco equilibrata. I dazi non sono utili e risultano uno strumento dannoso e superato. Il mondo ha invece bisogno di  scambi e di un mercato libero mondiale e globale. I dazi vanno applicati solo alle nazioni che non rispettano le libertà personali, cioè ai dittatori e, a chi non tutela l’ambiente con le produzioni e in questo reputo  bellissima l’Enciclca Laudato Sii di Papa Francesco. I cosiddetti dazi sociali”.

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