13 Luglio 2025

Ramtin Ghazavi: Israele «può liberare l’Iran dal suo regime»

di Angelica La Rosa

LE PAROLE DEL TENORE IRANIANO

Ramtin Ghazavi, celebre tenore iraniano e voce lirica acclamata a livello internazionale, rompe il silenzio e prende posizione su una delle questioni più controverse del momento: l’attacco israeliano al regime iraniano. Le sue parole, dure ma intrise di sofferenza, scuotono le coscienze. «Con tanto malincuore e con tanto dolore», dichiara all’ANSA, «questo attacco è l’unica soluzione per liberarci dal regime».

Dietro la voce potente che ha risuonato alla Scala di Milano – dove è stato il primo e unico cantante lirico iraniano ad esibirsi – c’è la memoria ancora viva di un’infanzia trascorsa tra i rifugi e le bombe durante la guerra contro l’Iraq. Nato nel 1980 a Esfahan, Ghazavi ha vissuto l’orrore dei conflitti già da bambino. «Ho visto le bombe, ho vissuto nei rifugi, ho fatto le code per il latte. So cos’è la guerra», racconta.

Dal 2002 vive in Italia, e dal 2007 è membro stabile del coro del prestigioso teatro milanese. Ma da dieci anni non può più fare ritorno in patria, da quando ha preso apertamente posizione contro il regime. Alla Prima della Scala del 2023, ha indossato una maglietta con lo slogan “Donna, vita, libertà”, in omaggio alle proteste per la morte di Mahsa Amini. Una presa di posizione che non è passata inosservata, né in Europa né in Iran.

Ghazavi paragona l’Iran alla Corea del Nord: «Ottanta milioni di abitanti sono ostaggio di una minoranza», afferma. Secondo il tenore, il paese persiano, pur essendo tra i più ricchi del mondo per risorse naturali, ospita una delle popolazioni più impoverite. «Il regime totalitario che ci governa da 47 anni ha calpestato ogni diritto umano. La gente non sa come fare per sopravvivere».

Le sue parole diventano ancora più accese quando si riferisce a chi, in Occidente, difende acriticamente la posizione iraniana nel conflitto. «Mi arrabbio quando sento italiani che parlano senza conoscere la nostra situazione e giudicano Israele solo in base a ciò che accade a Gaza. Non è una follia come quella di Putin contro l’Ucraina: ha radici profonde. Non si tratta solo di nucleare».

Per Ghazavi, la comunità internazionale non ha compreso la gravità della repressione subita dal popolo iraniano, né ha colto l’inutilità dei tentativi di cambiamento interni. «Attivisti coraggiosi hanno provato a ribellarsi, ma il regime è di un’atrocità tale da schiacciare ogni forma di dissenso». Eppure, ora qualcosa potrebbe cambiare. «Il regime è indebolito. Non si aspettava un attacco simile su Teheran. Le autorità stanno dispiegando camionette anti-rivolta nelle piazze, ma la situazione è instabile e difficile da prevedere».

Con una metafora potente, Ghazavi descrive il suo stato d’animo: «Seguo questi bombardamenti come un parente stretto che osserva un caro gravemente malato entrare in sala operatoria. Anche a rischio della vita, sa che è l’unica speranza di salvezza».

Il suo auspicio è chiaro: che Israele continui fino a “colpire la testa del serpente”. «Solo allora il popolo troverà il coraggio di ribellarsi davvero», conclude. La sua voce, che ha incantato i palcoscenici, oggi diventa grido di dolore e speranza per un futuro diverso.

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