di Angelica La Rosa
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VIA L’IDEOLOGIA FEMMINISTA DAL VATICANO
“Donne Chiesa Mondo” è un supplemento mensile dell’Osservatore Romano, il quotidiano ufficiale della Santa Sede.
Nato nel maggio 2012, questo inserto ha rappresentato fin dall’inizio un serio problema nella comunicazione vaticana: è stato infatti il primo spazio istituzionale della Santa Sede dedicato interamente alla voce, alla riflessione e alla condizione delle donne nella Chiesa cattolica, ma una voce in opposizione agli insegnamenti della stessa Chiesa.
La fondatrice e prima direttrice è stata la femminista Lucetta Scaraffia, che aveva l’obiettivo di dare spazio a temi femminili e femministi, a partire da una prospettiva “cattolica” mentre in realtà aveva una prospettiva critica e modernista.
La rivista si è occupata di questioni teologiche, spirituali, culturali e sociali, con uno sguardo internazionale, includendo testimonianze da tutto il mondo, comprese interviste a personaggi eterodossi, contrari all’insegnamento della Chiesa.
L’ultimo caso riguarda una lettera “lunga e appassionata”, come la definisce L’Osservatore Romano, noi la definiamo semplicemente eretica, intitolata «Caro fratello Papa Leone», attraverso la quale suor Martha Zechmeister, della Congregazione delle Dame inglesi, e docente di teologia sistematica all’Uca, l’Università Centroamericana in El Salvador, ha scritto al nuovo Papa: “È giunto il momento che le donne siano incluse senza alcuna restrizione in tutti i ministeri e livelli della Chiesa […] Non come un gesto, non come un’eccezione, non come un segno simbolico. Ma in piena uguaglianza. Non si tratta di potere. Si tratta di dignità. Si tratta della verità. Si tratta del Vangelo […] Vorrei contribuire a trasformare radicalmente il ministero, il servizio nella Chiesa. Così che lo riprogettiamo nuovo dalla radice, più simile a Gesù, più fraterno e sororale. Non un privilegio esclusivo di un genere, ma un servizio comune di uomini e donne. Questo ministero dovrà cambiare, nei suoi simboli, nella sua messa in scena, in tutto”.
Nostro Signore Gesù Cristo ha dato a Pietro, non alla Maddalena, né a Marta, né a sua sorella Maria, il compito di pascere. Ha radunato attorno a sé 12 uomini chiamandolo ad essere apostoli, cioè i Suoi inviati ad annunciare il Vangelo e non le pie donne (a cui pure ha fatto onore di mostrarsi per primo risorto)…
Quello che dice questa suora sarebbe tutto, tranne che una Chiesa più vicina al Vangelo.
Il coma profondo del luteranesimo e dell’anglicanesimo dovrebbe aprire gli occhi a qualcuno dell’Osservatore Romano, ma evidentemente vogliono rimanere ciechi.
Dunque la scelta è fra la Chiesa di Gesù e la chiesa di suor Zechmeister. Noi non abbiamo dubbi con chi stare, mentre dall’Osservatore Romano commentano questa lettera scrivendo “che non può essere riassunta, deve piuttosto essere letta e meditata, commentata e discussa ovunque nella Chiesa perché, inviata al nuovo Papa, è in realtà scritta per tutta la Chiesa. Perché molti cattolici, non solo donne, soffrono nel vedere quanto ampio e profondo sia ormai lo scisma in atto, non quello tanto minacciato da parte di alcuni vescovi aggrappati a una tradizione senza storia, ma «il lento e inarrestabile esodo delle donne (e degli uomini) che non si ritrovano più in una Chiesa che rimane simbolicamente e strutturalmente maschile». Con chiarezza e franchezza evangeliche suor Martha chiede a Papa Leone di fare quello che proprio lui dovrebbe saper fare meglio di altri in quanto, come avvocato canonista, «sa quanto l’intero “apparato” della Chiesa cattolica non sia semplicemente dovuto alla ‘legge divina’, ma sia cresciuto storicamente, sia stato plasmato dal contesto e dalla rispettiva situazione culturale; e quanto quindi possa anche essere cambiato”.
Un commento davvero vergognoso. A questa punto l’unica soluzione è la chiusura del mensile di “Donne Chiesa Mondo”. Ci siamo rotti le scatole delle loro “battaglie” “teologiche” e femministe. Nel marzo 2019, Lucetta Scaraffia e l’intero comitato editoriale si sono dimessi in blocco, denunciando una “forma di censura indiretta” da parte della nuova direzione dell’Osservatore Romano, accusando il Vaticano di voler tornare a un’immagine “più addomesticata e meno critica” del femminile. La Scaraffia ha scritto: “Stavamo tornando al silenzio e alla subordinazione”. Dopo la loro uscita, la rivista ha continuato le pubblicazioni con nuove firme ma la sostanza non è cambiata. Ora si deve avere il coraggio di chiudere la rivista o, se proprio manca, si scelga una direttrice cattolica non succube dell’ideologia femminista (citiamo, ad esempio, Costanza Miriano). Chissà magari qualcosa potrà cambiare.