13 Luglio 2025

Leone XIV: “La Solennità del Corpus Domini rinnovi la nostra fede nel Signore Eucaristico”

A cura della Redazione

LE UDIENZE DEL SANTO PADRE

Ieri mattina l’Udienza Generale si è svolta alle ore 10.00 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre Leone XIV ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa – riprendendo il ciclo di catechesi che si svolge lungo l’intero Anno Giubilare, “Gesù Cristo nostra speranza” – ha incentrato la sua meditazione sul tema La guarigione del paralitico. «Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: “Vuoi guarire?”» (Gv 5,2-9).

Dopo aver riassunto la Sua catechesi nelle diverse lingue, il Santo Padre ha indirizzato particolari espressioni di saluto ai fedeli presenti. Quindi, dinanzi “alle grida che si levano dai luoghi di guerra, in particolare dall’Ucraina, dall’Iran, da Israele, da Gaza”, ha rivolto un appello alla pace.

L’Udienza Generale si conclude con la recita del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.

Questi gli insegnamenti del Santo Padre.

Continuiamo a contemplare Gesù che guarisce. In modo particolare oggi vorrei invitarvi a pensare alle situazioni in cui ci sentiamo “bloccati” e chiusi in vicolo cieco. A volte ci sembra infatti che sia inutile continuare a sperare; diventiamo rassegnati e non abbiamo più voglia di lottare. Questa situazione viene descritta nei Vangeli con l’immagine della paralisi. Per questo motivo vorrei fermarmi oggi sulla guarigione di un paralitico, narrata nel quinto capitolo del Vangelo di San Giovanni (5,1-9).

Gesù va a Gerusalemme per una festa dei Giudei. Non si reca subito al Tempio; si ferma invece presso una porta, dove probabilmente venivano lavate le pecore che poi venivano offerte nei sacrifici. Vicino a questa porta, sostavano anche tanti malati, che, a differenza delle pecore, erano esclusi dal Tempio perché considerati impuri! E allora è Gesù stesso che li raggiunge nel loro dolore. Queste persone speravano in un prodigio che potesse cambiare la loro sorte; infatti, accanto alla porta si trovava una piscina, le cui acque erano considerate taumaturgiche, capaci cioè di guarire: in alcuni momenti l’acqua si agitava e, secondo la credenza del tempo, chi si immergeva per primo veniva guarito.

Si veniva a creare così una sorta di “guerra tra poveri”: possiamo immaginare la scena triste di questi malati che si trascinavano faticosamente per entrare nella piscina. Quella piscina si chiamava Betzatà, che significa “casa della misericordia”: potrebbe essere un’immagine della Chiesa, dove i malati e i poveri si radunano e dove il Signore viene per guarire e donare speranza.

Gesù si rivolge specificamente a un uomo che è paralizzato da ben trentotto anni. Ormai è rassegnato, perché non riesce mai a immergersi nella piscina, quando l’acqua si agita (cfr v. 7). In effetti, quello che ci paralizza, molte volte, è proprio la delusione. Ci sentiamo scoraggiati e rischiamo di cadere nell’accidia.

Gesù rivolge a questo paralitico una domanda che può sembrare superflua: «Vuoi guarire?» (v. 6). È invece una domanda necessaria, perché, quando si è bloccati da tanti anni, può venir meno anche la volontà di guarire. A volte preferiamo rimanere nella condizione di malati, costringendo gli altri a prendersi cura di noi. È talvolta anche un pretesto per non decidere cosa fare della nostra vita. Gesù rimanda invece quest’uomo al suo desiderio più vero e profondo.

Quest’uomo infatti risponde in modo più articolato alla domanda di Gesù, rivelando la sua visione della vita. Dice anzitutto che non ha nessuno che lo immerga nella piscina: la colpa quindi non è sua, ma degli altri che non si prendono cura di lui. Questo atteggiamento diventa il pretesto per evitare di assumersi le proprie responsabilità. Ma è proprio vero che non aveva nessuno che lo aiutasse? Ecco la risposta illuminante di Sant’Agostino: «Sì, per essere guarito aveva assolutamente bisogno di un uomo, ma di un uomo che fosse anche Dio. […] È venuto dunque l’uomo che era necessario; perché differire ancora la guarigione?». [Omelia 17,7].

Il paralitico aggiunge poi che quando prova a immergersi nella piscina c’è sempre qualcuno che arriva prima di lui. Quest’uomo sta esprimendo una visione fatalistica della vita. Pensiamo che le cose ci capitano perché non siamo fortunati, perché il destino ci è avverso. Quest’uomo è scoraggiato. Si sente sconfitto nella lotta della vita.

Gesù invece lo aiuta a scoprire che la sua vita è anche nelle sue mani. Lo invita ad alzarsi, a risollevarsi dalla sua situazione cronica, e a prendere la sua barella (cfr v. 8). Quel lettuccio non va lasciato o buttato via: rappresenta il suo passato di malattia, è la sua storia. Fino a quel momento il passato lo ha bloccato; lo ha costretto a giacere come un morto. Ora è lui che può prendere quella barella e portarla dove desidera: può decidere cosa fare della sua storia! Si tratta di camminare, prendendosi la responsabilità di scegliere quale strada percorrere. E questo grazie a Gesù!

Carissimi fratelli e sorelle, chiediamo al Signore il dono di capire dove la nostra vita si è bloccata. Proviamo a dare voce al nostro desiderio di guarire. E preghiamo per tutti coloro che si sentono paralizzati, che non vedono vie d’uscita. Chiediamo di tornare ad abitare nel Cuore di Cristo che è la vera casa della misericordia!

Saluti

Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare i fedeli della Costa d’Avorio, del Senegal, della Repubblica Democratica del Congo e della Francia, tra cui un gruppo degli Amici di Compostela e Roma, il Liceo Notre Dame d’Orveau e numerosi studenti di diversi Collegi. All’approssimarsi della Festa del Corpus Domini, ravviviamo la nostra fede in questo grande mistero dell’Eucaristia e uniamo le nostre voci ai canti di rendimento di grazie della Chiesa. Dio vi benedica!.

Saluto tutti i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente i gruppi provenienti da Inghilterra, Irlanda del Nord, Norvegia, Camerun, Australia, Hong Kong, Giappone, Indonesia, Filippine, Singapore, Vietnam, Canada e Stati Uniti d’America. Il mio saluto speciale va ai membri della delegazione internazionale “HOPE80” all’inizio del pellegrinaggio “Fiamma della Speranza” mentre cercano di promuovere la riconciliazione e la pace in quest’anno che segna l’80° anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale. Possa la luce dell’amore divino e della fraternità ardere sempre nei cuori degli uomini e delle donne della nostra unica famiglia umana. Su tutti voi e sulle vostre famiglie invoco i doni del Signore di sapienza, forza e gioia. Dio vi benedica.

Cari fratelli e sorelle di lingua tedesca, l’imminente Solennità del Corpus Domini rinnovi la nostra fede nel Signore Eucaristico, realmente presente tra noi sotto le specie del pane e del vino. Egli ci dia la forza di vincere ogni scoraggiamento per poter compiere sempre la sua volontà.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en modo particular a los grupos provenientes de España, México, Honduras, Chile y Argentina. Jesús nos pregunta también a nosotros: «¿Quieres curarte?». No tengamos miedo de reconocer nuestras parálisis interiores, ni de presentar al Señor nuestros desánimos. Pidamos a María Santísima que nos ayude a responder con fe al llamado de Jesús, que nos invita a levantarnos y caminar con esperanza hacia la vida nueva que Él nos ofrece. Muchas gracias.

Rivolgo il mio cordiale saluto alle persone di lingua cinese. Cari fratelli e sorelle, vi incoraggio ad amare Dio e il prossimo con generosità. A tutti la mia benedizione!

Un affettuoso saluto a tutti i pellegrini provenienti dai paesi di lingua portoghese! Fratelli e sorelle, facciamo attenzione a non dimenticare la nostra parte nell’economia della salvezza. Dio, con la sua grazia, è il grande protagonista, ma il Signore conta sulla nostra attiva collaborazione per guarirci da ogni infermità fisica o spirituale. Gesù, medico dei corpi e delle anime, vi benedica!

Saluto i fedeli di lingua araba, in particolare quelli provenienti dalla Terra Santa. Vi invito ad aprire i vostri cuori a Gesù e ad avere fiducia che Lui è in grado di guarire le ferite della nostra vita e di sollevarci a un’esistenza piena di pace e tranquillità. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga ‎sempre da ogni male‎‎‎‏!

Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Domani nella vostra Patria celebrate la Solennità del Corpus Domini – riunendovi numerosi alla Eucaristia e partecipando alle processioni per le strade delle città e dei paesi. Organizzate anche concerti di lode, come quello “Un solo Cuore, un solo Spirito” a Rzeszów. Questi incontri possano ravvivare la vostra testimonianza di amore a Cristo e l’apertura integrale al Vangelo. Vi benedico di cuore.

APPELLO

Cari fratelli e sorelle,

il cuore della Chiesa è straziato per le grida che si levano dai luoghi di guerra, in particolare dall’Ucraina, dall’Iran, da Israele, da Gaza. Non dobbiamo abituarci alla guerra! Anzi, bisogna respingere come una tentazione il fascino degli armamenti potenti e sofisticati. In realtà, poiché nella guerra odierna «si fa uso di armi scientifiche di ogni genere, la sua atrocità minaccia di condurre i combattenti a una barbarie di gran lunga superiore a quella dei tempi passati» (Conc. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 79). Pertanto, in nome della dignità umana e del diritto internazionale, ripeto ai responsabili ciò che soleva dire Papa Francesco: la guerra è sempre una sconfitta! E con Pio XII: «Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra».

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i fedeli della Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, accompagnati dal loro Vescovo: cari amici, auguro che la visita alle tombe degli Apostoli offra a ciascuno l’opportunità di una forte esperienza di fede per essere apostoli del Vangelo nel vostro territorio. Saluto, inoltre, i sacerdoti di Ferrara-Comacchio e di Brescia, incoraggiandoli a consolidare generosi propositi di fedeltà alla chiamata del Signore.

Accolgo con affetto le parrocchie: Santi Pietro e Paolo in Montelupone, Santi Crisante e Daria, e Santa Maria causa nostrae laetitiae in Roma.

Saluto l’Associazione Nazionale Consulenti del lavoro esprimendo apprezzamento per l’impegno e per i giusti sforzi a tutela dei diritti dei lavoratori, nel rispetto delle legittime ragioni delle imprese.

Il mio pensiero va infine ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. La festa del Corpus Domini, che celebreremo domani, ci offra l’occasione per approfondire la nostra fede e il nostro amore verso l’Eucaristia. A tutti la mia benedizione!

Ieri pomeriggio, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Leone XIV ha ricevuto in Udienza i partecipanti all’evento promosso dalla Fondazione Domenico Bartolucci in occasione del V Centenario della nascita di Giovanni Pierluigi da Palestrina.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti all’Udienza.

Dopo aver ascoltato queste voci angeliche, sarebbe quasi meglio non parlare e lasciarci con questa bellissima esperienza …

Vorrei salutare Sua Eminenza il Cardinale Dominique Mamberti, Suor Raffaella Petrini, gli stimati Relatori e gli illustri ospiti. Con gioia partecipo a questo incontro in cui, con parole e in musica, celebriamo la nuova Emissione Filatelica promossa dalla Fondazione Bartolucci e realizzata dalle Poste Vaticane in occasione del Cinquecentenario Palestriniano.

Giovanni Pierluigi da Palestrina è stato, nella storia della Chiesa, uno dei compositori che più hanno contribuito alla promozione della musica sacra, per «la gloria di Dio e la santificazione ed edificazione dei fedeli» (S. Pio X, Motu proprio Inter plurimas pastoralis officii sollicitudines, 22 novembre 1903, 1), nel contesto delicato, e al tempo stesso entusiasmante, della Controriforma. Le sue composizioni, solenni e austere, ispirate al canto gregoriano, uniscono strettamente musica e liturgia, «sia dando alla preghiera un’espressione più soave e favorendo l’unanimità, sia arricchendo di maggior solennità i riti sacri» (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Sacrosanctum Concilium, 112).

La polifonia stessa, del resto, è una forma musicale carica di significato, per la preghiera e per la vita cristiana. Prima di tutto, infatti, essa si ispira al Testo sacro, che si propone di «rivestire con acconcia melodia» (Inter sollicitudines, 1) perché giunga meglio «all’intelligenza dei fedeli» (ibid.). Per di più, realizza tale scopo affidando le parole a più voci, che le ripetono ciascuna in modo proprio e originale, con movimenti melodici e armonici vari e complementari. Infine, armonizza il tutto grazie alla perizia con cui il compositore sviluppa e intreccia le melodie, nel rispetto delle regole del contrappunto, rendendole le une eco delle altre, a volte creando anche dissonanze, che poi trovano risoluzione in nuovi accordi. L’effetto di questa unità dinamica nella diversità – metafora del nostro comune cammino di fede sotto la guida dello Spirito Santo – è quello di aiutare chi ascolta ad entrare con sempre maggiore profondità nel mistero espresso dalle parole, rispondendo, ove opportuno, con responsori o in alternatim.

Proprio grazie a questa ricchezza di forma e di contenuto, la tradizione polifonica romana, oltre ad averci lasciato un patrimonio immenso di arte e spiritualità, continua ad essere anche oggi, in campo musicale, un punto di riferimento a cui guardare, pur coi dovuti adattamenti, nella composizione sacra e liturgica, affinché attraverso il canto «i fedeli partecipino pienamente, consapevolmente e attivamente alla liturgia» (Sacrosanctum Concilium, 14), con profondo coinvolgimento di voce, mente e cuore. Di tutto questo la Missa Papae Marcelli, nel suo genere, è un esempio per eccellenza, come lo è il prezioso repertorio di composizioni lasciatoci dall’indimenticabile Cardinale Domenico Bartolucci, illustre compositore e per quasi cinquant’anni direttore della Cappella Musicale Pontificia “Sistina”.

Ringrazio perciò tutti coloro che hanno reso possibile questo incontro: la Fondazione Bartolucci, i Relatori, il Coro e tutti voi. Vi ricordo nella mia preghiera. Sant’Agostino, parlando del canto dell’Alleluia pasquale, diceva: «Cantiamolo dunque adesso, fratelli miei […]. Come sogliono cantare i viandanti, canta ma cammina […]. Avanza, avanza nel bene […]. Canta e cammina! Non uscire di strada, non volgerti indietro, non fermarti!» (Sermo 256, 3). Facciamo nostro il suo invito, particolarmente in questo tempo santo di giubilo. A tutti la mia benedizione.

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