A cura della Redazione
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LE ATTIVITA’ DEL SANTO PADRE DEL 20 GIUGNO 2025
Il Santo Padre ha ricevuto ieri mattina in Udienza il Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, il Padre Arturo Sosa Abascal, S.I., Preposito Generale della Compagnia di Gesù (Gesuiti), Mons. Éric de Moulins-Beaufort, Arcivescovo di Reims (Francia), Presidente della Conferenza dei Vescovi di Francia (con Mons. Dominique Blanchet, Vescovo di Créteil, Vice Presidente, Mons. Vincent Jordy, Arcivescovo di Tours, Vice Presidente e Mons. Hugues de Woillemont, Segretario Generale), i Sacerdoti della Pontificia Accademia Ecclesiastica che ritornano dall’Anno Missionario, i Partecipanti ai Capitoli Generali dei Frati Minori Conventuali e dell’Ordine della Santissima Trinità e degli schiavi (Trinitari).
Durante l’Udienza concessa al Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, il Sommo Pontefice ha autorizzato il medesimo Dicastero a promulgare i Decreti riguardanti:
– il miracolo avvenuto per intercessione del Venerabile Servo di Dio Salvador Valera Parra, sacerdote diocesano, arciprete e parroco di Huércal-Overa, nato il 27 febbraio 1816 a Huércal-Overa (Spagna) e ivi morto il 15 marzo 1889;
– il martirio dei Servi di Dio Manuel Izquierdo Izquierdo, sacerdote diocesano, e 58 Compagni della Diocesi di Jaén (Spagna), uccisi tra il 1936 e il 1938, in odio alla fede, in diversi luoghi della Spagna, nel contesto della medesima persecuzione;
– il martirio dei Servi di Dio Antonio Montañés Chiquero sacerdote diocesano e 64 Compagni della Diocesi di Jaén (Spagna), uccisi tra il 1936 e il 1937, in odio alla fede, in diversi luoghi della Spagna, nel contesto della medesima persecuzione;
– il martirio dei Servi di Dio Raimond Cayré, sacerdote diocesano, Gerard Martin Cendrier, religioso professo dell’Ordine dei Frati Minori, Roger Vallée, seminarista, Jean Mestre, fedele laico, e 46 compagni, uccisi tra il 1944 e il 1945 in odio alla fede, in diversi luoghi, nel contesto della medesima persecuzione;
– le virtù eroiche del Servo di Dio Raffaele Mennella, chierico professo della Congregazione dei Missionari dei Sacri Cuori, nato il 22 giugno 1877 a Torre del Greco (Italia) e ivi morto il 15 settembre 1898;
– le virtù eroiche del Servo di Dio João Luiz Pozzobon, diacono permanente e padre di famiglia, nato il 12 dicembre 1904 nel distretto di Cachoeira, nello Stato di Rio Grande do Sul (Brasile) e morto a Santa Maria (Brasile) il 27 giugno 1985;
– le virtù eroiche della Serva di Dio Teresa Tambelli (al secolo Maria Olga), religiosa professa delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, nata il 17 gennaio 1884 a Revere (Italia) e morta il 23 febbraio 1964 a Cagliari (Italia);
– le virtù eroiche della Serva di Dio Anna Fulgida Bartolacelli, fedele laica, dell’Associazione dei Silenziosi Operai della Croce, nata il 24 febbraio 1928 a Rocca Santa Maria (Italia) e morta 27 luglio 1993 a Formigine (Italia).
Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi di Hobart (Australia), presentata da Mons. Julian C. Porteous e ha nominato Arcivescovo di Hobart (Australia) Mons. Anthony John Ireland, finora Vescovo titolare di Carinola ed Ausiliare di Melbourne.
Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Nogales (Messico) Mons. José Luis Cerra Luna, del clero della Diocesi di Matamoros-Reynosa, finora Vicario Generale della medesima Diocesi.
Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi Metropolitana di Bogotá (Colombia) il Reverendo Germán Humberto Barbosa Mora, del clero della Diocesi di Engativá, finora Vicario Episcopale del Vicariato di Nuestra Señora del Rosario a Suba e Parroco della Madre de la Divina Gracia a Suba, assegnandogli la Sede titolare di Uzali.
Ai partecipanti alla Seconda Conferenza Annuale su Intelligenza Artificiale, Etica e Governance d’Impresa [Roma, 19-20 giugno 2025] il Santo Padre ha inviato il seguente messaggio:
In occasione di questa Seconda Conferenza Annuale di Roma sull’Intelligenza Artificiale, estendo i miei oranti buoni auspici a tutti i partecipanti. La vostra presenza testimonia il bisogno urgente di riflessione profonda e dibattito costante sulla dimensione inerentemente etica dell’intelligenza artificiale, come anche sulla sua gestione responsabile. A tale riguardo, sono lieto che il secondo giorno della Conferenza si svolga nel Palazzo Apostolico, un chiaro segnale del desiderio della Chiesa di prendere parte a questi dibattiti che riguardano direttamente il presente e il futuro della nostra famiglia umana.
Insieme al suo straordinario potenziale di recare beneficio alla famiglia umana, il rapido sviluppo dell’intelligenza artificiale solleva anche questioni più profonde riguardanti l’uso corretto di tale tecnologia nel generare una società globale più autenticamente giusta e umana. In tal senso, pur essendo indubbiamente un prodotto eccezionale del genio umano, l’intelligenza artificiale è «innanzitutto uno strumento» (Papa Francesco, Discorso alla Sessione del G7 sull’Intelligenza Artificiale, 14 giugno 2024). Per definizione, gli strumenti rimandano all’intelligenza umana che li ha prodotti e traggono molta della loro forza etica dalle intenzioni delle persone che li impugnano. In alcuni casi l’intelligenza artificiale è stata utilizzata in modi positivi e perfino nobili per promuovere una maggiore uguaglianza, ma esiste anche la possibilità che venga usata male per un guadagno egoistico a spese altrui o, peggio ancora, per fomentare conflitti e aggressioni.
Da parte sua, la Chiesa desidera contribuire a un dibattito sereno e informato su queste pressanti questioni, sottolineando anzitutto la necessità di valutare le ramificazioni dell’intelligenza artificiale alla luce dello «sviluppo integrale della persona e della società» (Nota Antiqua et nova, n. 6). Ciò significa tener conto del benessere della persona umana non solo dal punto di vista materiale, ma anche intellettuale e spirituale; significa salvaguardare la dignità inviolabile di ogni persona umana e rispettare le ricchezze culturali e spirituali e la diversità dei popoli del mondo. In sostanza, occorre valutare i benefici e i rischi dell’intelligenza artificiale proprio secondo questo criterio etico superiore.
Purtroppo, come ha sottolineato il compianto Papa Francesco, le nostre società oggi stanno vivendo un certo «smarrimento o quantomeno un’eclissi del senso dell’umano» e questo a sua volta sfida tutti noi a riflettere più a fondo sulla vera natura e sull’unicità della nostra comune dignità umana (Discorso alla Sessione del G7 sull’Intelligenza Artificiale, 14 giugno 2024). L’intelligenza artificiale, specialmente quella generativa, ha dischiuso nuovi orizzonti a molti livelli differenti, tra cui il miglioramento della ricerca in ambito sanitario e le scoperte scientifiche, ma solleva anche domande preoccupanti circa le sue possibili ripercussioni sull’apertura dell’umanità alla verità e alla bellezza, sulla nostra particolare capacità di comprendere ed elaborare la realtà. Riconoscere e rispettare ciò che caratterizza in modo unico la persona umana è essenziale per il dibattito su qualunque quadro etico adeguato per la gestione dell’intelligenza artificiale.
Tutti noi, ne sono certo, siamo preoccupati per i bambini e per i giovani, e per le possibili conseguenze dell’uso dell’intelligenza artificiale sul loro sviluppo intellettivo e neurologico. I nostri giovani vanno aiutati e non ostacolati nel loro cammino verso la maturità e la responsabilità autentica. Sono la nostra speranza per il futuro, e il benessere della società dipende dal fatto che venga data loro la capacità di sviluppare i doni e le capacità ricevuti da Dio e di rispondere alle esigenze del tempo e ai bisogni degli altri con spirito libero e generoso. Nessuna generazione ha mai avuto un accesso così rapido alla quantità di informazioni ora disponibili grazie all’intelligenza artificiale. Ma di nuovo, l’accesso ai dati — per quanto vasti — non va confuso con l’intelligenza, che, necessariamente, «implica l’apertura della persona alle domande ultime della vita e rispecchia un orientamento verso il Vero e il Buono» (Antiqua et nova, n. 29). Alla fine la vera saggezza ha più a che vedere con il riconoscere il vero senso della vita che con la disponibilità di dati. Alla luce di questo, cari amici, esprimo la mia speranza che le vostre deliberazioni esaminino l’intelligenza artificiale anche nel contesto del necessario apprendistato intergenerazionale che consentirà ai giovani di integrare la verità nella loro vita morale e spirituale, incidendo così sulle loro decisioni mature e aprendo la via verso un mondo di maggiore solidarietà e unità (cfr. ibid., n. 28). Il compito che avete davanti non è semplice, ma è di vitale importanza. Ringraziandovi per il vostro impegno attuale e futuro, di cuore invoco su di voi e sulle vostre famiglie le benedizioni divine della saggezza, della gioia e della pace.
Ai Partecipanti ai Capitoli Generali dei Frati Minori Conventuali e dell’Ordine della Santissima Trinità e degli schiavi (Trinitari) il Santo Padre ha detto:
Poter accogliere insieme Francescani e Trinitari mi ha ricordato un dipinto che si trova nell’abside della Basilica di San Giovanni in Laterano, che raffigura un’udienza di cui questa potrebbe essere una bella rievocazione. Infatti, l’immagine mostra Papa Innocenzo III che riceve San Francesco e San Juan de Mata insieme, per onorare il loro grande apporto alla riforma della vita religiosa.
È interessante notare che San Francesco è raffigurato in ginocchio con un enorme libro aperto, quasi come se stesse per dire al Pontefice: “Santità, le chiedo solo di vivere la regola del Santo Vangelo sine glossa” (cfr Test 14-15). San Juan de Mata, invece, è in piedi e tiene in mano la Regola che ha redatto insieme al Pontefice. Se San Francesco mostra la sua docilità alla Chiesa, presentando il suo progetto non come proprio ma come dono divino, San Juan de Mata mostra il testo approvato, dopo lo studio e il discernimento, come il culmine di un lavoro assolutamente necessario per realizzare il proposito che Dio ha ispirato. I due atteggiamenti, lungi dall’essere in contrasto tra loro, si sarebbero illuminati a vicenda e sarebbero stati una linea guida per il servizio che la Santa Sede ha svolto da allora a favore di tutti i carismi.
Dio ha ispirato a questi due Santi non solo un cammino spirituale di servizio, ma anche il desiderio di confrontarsi con il Successore di Pietro sul dono ricevuto dallo Spirito per metterlo a disposizione della Chiesa. San Francesco espone al Papa la necessità di seguire Gesù senza riserve, senza altri fini, senza ambiguità o artifici. San Juan de Mata ha espresso questa verità con parole che si riveleranno poi fondamentali e che San Francesco farà sue. Un bell’esempio sarà quello di vivere “senza nulla di proprio”, senza nulla di “nascosto nella camera della tasca o del cuore”, come ha sottolineato Papa Francesco (cfr Discorso alle Canonichesse dell’Ordine dello Spirito Santo, 5 dicembre 2024). Un altro di questi termini esprime la necessità che tale dedizione si trasformi in servizio, che il superiore sia percepito come un ministro, cioè colui che si fa più piccolo, per essere il servo di tutti. È interessante notare come il versetto di San Matteo (cfr 20,27) abbia influenzato il vocabolario di tutta la vita religiosa, perché chiamare priore, maestro, magister o ministro modella l’intera concezione dell’autorità come servizio.
Para actualizar este don, ustedes los trinitarios han querido centrarse en el propósito de su Instituto: llevar consolación a aquellos que no pueden vivir la fe en libertad. Durante estos meses han hecho oración este deseo, siguiendo las palabras de san Pablo: «Perseguidos, pero no abandonados; derribados, pero no aniquilados» (2 Co 4,9), que inspiran el lema de su capítulo. Me uno a esta oración y pido también a Dios Trinidad que éste sea uno de los frutos de su asamblea, que no dejen de recordar en su oración y en su esfuerzo cotidiano a los perseguidos por causa de su fe. Esa parte, la tercera ―referente a los perseguidos―, según el magisterio de San Agustín, es la parte de Dios y la que marca la vocación del libertador de su Pueblo (cf. Cuestiones sobre el Heptateuco, lib. II, 15). Además, esa tensión hacia los miembros de la Iglesia que más sufren, atraerá la mirada de las vocaciones, de los fieles y de los hombres de buena voluntad a esta realidad y a ustedes los mantendrán disponibles a los servicios de frontera que desarrollan en la Península Arábica, Oriente Medio, África y el subcontinente indio.
Un altro elemento essenziale del proposito di voi Frati Minori Conventuali è stato, in questo Capitolo, di operare un discernimento sui regolamenti dei Capitoli generali e provinciali, perché in essi “si parla delle cose di Dio”. Non è il nostro interesse personale che ci deve muovere, ma quello di Cristo; è il suo Spirito che dobbiamo anzitutto ascoltare, per “scrivere il futuro nel presente” – come dice il motto del vostro Capitolo. Ascoltarlo nella voce del fratello, nel discernimento della comunità, nell’attenzione ai segni dei tempi, negli appelli del Magistero. Cari figli di San Francesco d’Assisi, nell’ottavo centenario della composizione del Cantico delle creature o di frate sole, vi esorto ad essere, ciascuno personalmente e in ognuna delle vostre fraternità, vivente richiamo al primato della lode di Dio nella vita cristiana. E non voglio dimenticare che voi Conventuali celebrate l’anniversario della vostra rinnovata presenza in estremo Oriente.
Carissimi, vorrei concludere questo incontro con le Lodi di Dio Altissimo, il trisagio scritto da San Francesco: «Tu sei santo, Signore, solo Dio, che operi cose meravigliose. Tu sei forte, Tu sei grande, Tu sei altissimo, Tu sei re onnipotente, Tu, Padre santo, re del cielo e della terra» (Fonti Francescane, 261).
Ai Sacerdoti della Pontificia Accademia Ecclesiastica che ritornano dall’Anno Missionario il Papa ha detto:
Sono lieto di incontrarvi quest’oggi e di rivolgere a ciascuno di voi il mio cordiale saluto. Do il benvenuto al vostro Presidente, S.E. Monsignor Salvatore Pennacchio, al vostro Prefetto degli Studi, Mons. Gabriel Viola, e a voi, carissimi Sacerdoti, che siete di ritorno dall’esperienza dell’Anno Missionario, a coronamento della vostra formazione presso la Pontificia Accademia Ecclesiastica.
La scorsa settimana, incontrando i vostri compagni dell’Alma mater dei diplomatici pontifici, ho avuto modo di ribadire il valore di questa intuizione formativa introdotta dal mio venerato Predecessore. Li ho esortati ad essere e rimanere «pastori con i piedi per terra», per incarnare quella figura del sacerdote al servizio del Papa nelle Rappresentanze pontificie, ben delineata nel Chirografo Il ministero petrino, con il quale si è voluto dare nuovo slancio alla vostra plurisecolare Istituzione, ormai prossima a celebrare il 325° anniversario di fondazione.
Come ho affermato in occasione di alcuni incontri nel contesto del recente Giubileo della Santa Sede, la custodia di quella sollecitudine per tutte le Chiese – propria del ministero che mi è stato affidato – ha bisogno del fedele ed insostituibile servizio della Segreteria di Stato e dei Rappresentanti Pontifici, con cui presto comincerete a collaborare.
Per questo esorto anche voi ad esercitare il dono del vostro sacerdozio con umiltà e mitezza, capacità di ascolto e prossimità, come fedeli ed instancabili discepoli di Cristo Buon Pastore. Quali che siano i compiti che vi verranno affidati, in qualunque parte del mondo vi troverete, il Papa deve poter contare su sacerdoti che, nella preghiera come nel lavoro, non si risparmino nel portare la Sua vicinanza ai popoli e alle Chiese con la loro testimonianza.
Vi ringrazio ancora per la docilità e l’abnegazione con cui in questo ultimo anno vi siete spesi nei contesti più differenti e benedico di cuore l’avvio del vostro ministero nel servizio diplomatico della Santa Sede.