16 Luglio 2025

Seccia: “Chi prende l’eucaristia nel peccato firma la sua condanna”

di Bruno Volpe

RIFLESSIONI SULLA SOLENNITÀ DEL CORPUS DOMINI

Domenica 22 Giugno, la Chiesa cattolica, in Italia e nel mondo, celebra la solennità del Corpus Domini. Una festa importante, momento di riflessione sulla centralità dell’eucarestia. Ne parliamo in questa intervista con Monsignor Michele Seccia, arcivescovo emerito di Lecce.

Eccellenza Seccia, che cosa rappresenta il Corpus Domini?

“In realtà in questa occasione facciamo memoria del Corpo e Sangue del Signore. In tale data la Chiesa e tutto il popolo di Dio fanno memoria dell’eucarestia, diciamo che è la festa dell’eucarestia. Mentre il Giovedì Santo ne ricordiamo la istituzione, al Corpus Domini ne ricordiamo  la sua essenza, l’essere momento culminante della nostra vita di fede e che è bello e santo nurtrsi del Corpo e Sangue del Signore”.

Riflettiamo sul valore dell’ostia consacrata…

“Ecco, appunto. Quella particula non è  un banale pezzo di pane, ma è trasformata in Corpo del Signore e come tale va tratattato, con delicatezza e soprattutto coscienza di quello che andiamo a ricevere. L’ostia santa è Cristo”.

Dopo la messa, generalmente, si fa processione e adorazione eucaristica…

“Esatto. L’adorazione eucarestica, e la relativa benedizione, sono momenti di grande intensità, che meritano tutta la nostra convinta adesione e quando vediamo che viene esposto l’ostensorio con l’ostia benedetta, è bello e giusto inginocchiarsi, perchè davanti al nostro Re, morto in croce per noi, ciascun ginocchio deve flettersi, ovviamente salvi impedimenti fisici. Ma è essenziale un atteggiamento di devozione, convinta e matura, sapere che siamo davanti al Signore sacramentato”.

Come accostarci alla santa comunione?

“Prima di ogni cosa sapendo Chi vado a ricevere, perchè se questo non è chiaro o andiamo a messa solo per perdere tempo e passare un’ora come se fossimo al teatro, e questo non ha senso. E alllora dobbiamo fare mente locale del nostro incontro sacramentale con Gesù eucarestia. In secondo luogo, è necessario che il fedele vi arrivi in grazia di Dio, confessato. Chi al contrario mangia l’eucarestia in modo indegno, stando nel peccato, sapendo di esserlo, firma la sua condanna. Colui che è in stato di peccato mortale non può accostarsi a questo sacramento e se io sacerdote, per qualsiasi ragione, lo so, devo con delicatezza non amministrare il sacramento, senza fare scandalo. Aggiungo che alla comunione ci si accosta in modo  rispettoso nell’atteggiamento, senza distrarsi, conversare o salutare le persone “.

La Santa Comunione come va amministrata?

“A mio avviso, preferibile sulla lingua, perchè nostra indegnità è toccare con le mani il corpo del Signore. Tuttavia è ammessa e ha secoli di storia,  quella con le mani. Ma vada fatta in modo composto”.

Cioè?

“Unendo le mani a croce e non prendendo l’osta sacra come fosse un biscotto, fare un lieve inchino, spostarsi a sinistra o destra a seconda di dove si è, e consumare l’ostia davanti al ministro. Mi è capitato, appunto con la comunione sulla mano, di vedere gente che  prende  l’ostia e se ne va camminando per la chiesa. Almeno tre volte in Cattedrale sono dovuto correre e dire a questi signori che la comunione si consuma davanti all’altare e al celebrante. Sia per evitare atti sacrileghi, sia per doveroso rispetto di Colui che abbiamo ricevuto. La Chiesa salvaguardia la dignità delle persone e lascia liberi di scegliere la forma, ma resta immutato che davanti all’ostia consacrata,  sia sulla mano o sulla lingua, dobbiamo avere un atteggiamento di adorazione e di compostezza. Non è lecito banalizzare un sacramento tanto importante e decisivo per la nostra salvezza”.

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