di Angelica La Rosa
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DON MARESCA HA SOSTITUITO IL VANGELO CON LA PROPAGANDA
Nel giorno in cui la Chiesa celebra il Corpus Domini, solennità che esalta la reale presenza di Cristo nell’Eucaristia, a Mortora, frazione di Piano di Sorrento, si è consumata una grave profanazione.
Don Rito Maresca, parroco locale, ha pensato bene di sostituire la sacra dignità liturgica con un gesto plateale e ideologico: ha indossato una casula con i colori della bandiera palestinese.
Il gesto, già di per sé irricevibile sul piano liturgico, è stato accompagnato da un’omelia degna più di un comizio politico che di una meditazione cristiana.
Quella che avrebbe dovuto essere una proclamazione dell’amore redentivo di Cristo è stata trasformata in un’accusa frontale contro Israele, l’Occidente e persino la Chiesa, colpevole — a detta del sacerdote — di “codardo silenzio”.
Don Maresca ha sostituito il Vangelo con la propaganda, la carità con l’attivismo ideologico, il sacrificio dell’altare con una sceneggiata partigiana.
Questo non è né coraggio né profezia: è strumentalizzazione. È trasformare il presbiterio in una tribuna, è violentare la sacralità del rito per compiacere una narrazione che non ha nulla a che vedere con la fede cattolica.
È l’ennesima conferma di quanto certo clero, inquinato da decenni di teologia terzomondista e di infatuazioni progressiste, abbia smarrito completamente il senso del sacro, della misura e della verità.
Don Maresca non parla dei cristiani perseguitati nei territori palestinesi da gruppi islamisti. Non denuncia Hamas, che usa scuole e ospedali come scudi umani. Non si interroga sul significato teologico del martirio cristiano nella Terra Santa.
No: egli ripete slogan, sposa una narrazione unica e tendenziosa, e lo fa con la casula addosso, profanando liturgia e funzione sacerdotale.
Che ne è del dovere di neutralità della liturgia, che deve innalzare le anime e non agitarle? Che ne è dell’unità della Chiesa, compromessa da gesti divisivi e politicizzati?
E soprattutto: chi ha dato a questo prete il diritto di trasformare l’altare di Cristo in una lavagna per i propri giudizi geopolitici?
È ora di dirlo senza ambiguità: chi usa la Messa per fare propaganda, tradisce il proprio ministero. Chi manipola la fede per sostenere ideologie mondane, è un lupo travestito da pastore.
Don Maresca non è un profeta, è un clericale politicante che offende Cristo nel nome di una causa ideologica. Se ha a cuore la questione palestinese, lasci la talare, scenda in piazza e protesti come semplice cittadino. Ma non osi più profanare l’altare.
Perché un altare non è una bandiera. Un prete non è un militante. E il Corpo di Cristo non si piega a nessuna causa mondana. Mai.
Chissà se il suo vescovo avrà il coraggio di agire…