13 Luglio 2025

La profanazione di Don Rito Maresca

di Angelica La Rosa 

DON MARESCA HA SOSTITUITO IL VANGELO CON LA PROPAGANDA

Nel giorno in cui la Chiesa celebra il Corpus Domini, solennità che esalta la reale presenza di Cristo nell’Eucaristia, a Mortora, frazione di Piano di Sorrento, si è consumata una grave profanazione.

Don Rito Maresca, parroco locale, ha pensato bene di sostituire la sacra dignità liturgica con un gesto plateale e ideologico: ha indossato una casula con i colori della bandiera palestinese.

Il gesto, già di per sé irricevibile sul piano liturgico, è stato accompagnato da un’omelia degna più di un comizio politico che di una meditazione cristiana.

Quella che avrebbe dovuto essere una proclamazione dell’amore redentivo di Cristo è stata trasformata in un’accusa frontale contro Israele, l’Occidente e persino la Chiesa, colpevole — a detta del sacerdote — di “codardo silenzio”.

Don Maresca ha sostituito il Vangelo con la propaganda, la carità con l’attivismo ideologico, il sacrificio dell’altare con una sceneggiata partigiana.

Questo non è né coraggio né profezia: è strumentalizzazione. È trasformare il presbiterio in una tribuna, è violentare la sacralità del rito per compiacere una narrazione che non ha nulla a che vedere con la fede cattolica.

È l’ennesima conferma di quanto certo clero, inquinato da decenni di teologia terzomondista e di infatuazioni progressiste, abbia smarrito completamente il senso del sacro, della misura e della verità.

Don Maresca non parla dei cristiani perseguitati nei territori palestinesi da gruppi islamisti. Non denuncia Hamas, che usa scuole e ospedali come scudi umani. Non si interroga sul significato teologico del martirio cristiano nella Terra Santa.

No: egli ripete slogan, sposa una narrazione unica e tendenziosa, e lo fa con la casula addosso, profanando liturgia e funzione sacerdotale.

Che ne è del dovere di neutralità della liturgia, che deve innalzare le anime e non agitarle? Che ne è dell’unità della Chiesa, compromessa da gesti divisivi e politicizzati?

E soprattutto: chi ha dato a questo prete il diritto di trasformare l’altare di Cristo in una lavagna per i propri giudizi geopolitici?

È ora di dirlo senza ambiguità: chi usa la Messa per fare propaganda, tradisce il proprio ministero. Chi manipola la fede per sostenere ideologie mondane, è un lupo travestito da pastore.

Don Maresca non è un profeta, è un clericale politicante che offende Cristo nel nome di una causa ideologica. Se ha a cuore la questione palestinese, lasci la talare, scenda in piazza e protesti come semplice cittadino. Ma non osi più profanare l’altare.

Perché un altare non è una bandiera. Un prete non è un militante. E il Corpo di Cristo non si piega a nessuna causa mondana. Mai.

Chissà se il suo vescovo avrà il coraggio di agire…

 

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