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L’ “OCCIDENTE” NON ESISTE (?). SETTE TESI PER UN REVISIONISMO STORICO, POLITICO E CULTURALE
Dopo l’attacco americano all’Iran, sotto la pressione della lobby ebraica, israeliana, sionista o piuttosto post-sionista, e la deriva forse irreversibile di Trump, ci troviamo oggettivamente di fronte all’occidentalismo nichilista post-moderno.
Ragion per cui è necessario comprendere che siamo di fronte ad una fase nuova del tornante storico e geopolitico mondiale, assente quell’entità non meglio definita che ci siamo abituati a definire “Occidente” (con la maiuscola).
Ma l’Occidente non esiste. Esiste l’occidentalismo nichilista, che si regge soltanto sulla forza e ha bandito qualsiasi “ancora nel cielo” (R. Brague). La genealogia storico-culturale, che guida e orienta la politica o ciò che di essa è rimasto in piedi, deve, di conseguenza, essere rivistata da cima a fondo.
Sette tesi per un nuovo revisionismo storico, politico e culturale.
Prima tesi: Noi siamo “parlati” dalla parola “Occidente”
La lezione di Jacques Lacan (1901-1981) è ancora feconda: noi siamo parlati dal linguaggio che ci ha generato, nativo, sorgivo, e insieme dal linguaggio di chi ci sta accanto. Nessuno sa declinare le ragioni storiche profonde della realtà “Occidente”. “Occidente” è una parola che ci parla e che, parlando prima della parola di certi commentatori, ridice le stesse menzogne: questa è la post-verità completamente attuata.
Ad esempio: c’è l’“Occidente liberaldemocratico”, da un lato, e, dall’altro, ci sono le “autocrazie”. Quindi, se vuoi essere “puro”, giusto, buono, devi schierati dalla parte dei “puri”, dei buoni e dei giusti. Questo significa andare perfino oltre lo stracitato Carl Schmitt (1888-1985), secondo il quale la politica si può fare soltanto individuando il Nemico. Si va oltre perché, per il grande giurista tedesco, individuare il Nemico implicava guadagnare la posizione di sovranità sullo “stato di eccezione”, sul “buco nero” della storia in corso.
Insomma, in ballo c’era sempre un vero leader, un “sovrano”, appunto. In questo caso, il Nemico è visto come l’alibi per scaricare sul campo o nei cieli la violenza necessaria per essere qualcosa. Perché che qui ci sia qualcosa di reale e non un coagulo di meccanismi anche linguistici, retorici e simbolici, sempre pronti all’uso, bombe a portata di mano, non è affatto certo. Anzi, in gioco ci sono “straw men”, uomini di paglia o “hollow men”, uomini vuoti, per dirla con Eliot, dotato di una invidiabile faccia tosta, tanto da auto-collocarsi nel campo dei “buoni”, nonostante almeno quarto di secolo di sciagure, che hanno chiuso il Novecento nel caos ed hanno dato inizio al secolo successivo con gli agenti del caos al governo.
Nessuno di questi neanche lontanamente simile ad un “Sovrano”. C’è solo lo “stato di eccezione” elevato a regolare routine della violenza senza scopo. E violenza senza scopo vuol dire nichilismo pratico e praticato.
Seconda tesi: Occidente come anglosfera, no l’Europa non c’entra (ancora)
Gli sciamani del culto occidentalista, spacciatisi per “occidentali” a diciotto carati e dottori della legge del nichilismo pratico e praticato, non sanno che quell’Occidente che loro spacciano come habitat naturale delle loro casematte propagandistiche ha una data precisa: 2 dicembre 1823, si chiama Dottrina Monroe, dal nome del quinto presidente degli Stati Uniti d’America, nato nel 1758 e morto nel 1825: il famoso manifesto “L’America agli americani”.
Tradotto: tutto il continente americano è casa nostra e la vecchia Europa deve starsene in mezzo alle beghe continentali, senza invadere il campo. Nasce l’anglosfera e questa diventa l’Occidente dei WASP, White Anglo-Saxon Protestants. L’Europa, un tempo definita semplicemente Christianitas, come lo storico Federico Chabod (1901-1960) ha documentato nei suoi studi, è andata in pensione anzitempo, con un certo onore, sia pure detto, in attesa di ritrovare l’armata dei WASP in tenuta liberal-progressista e scientemente gnostico-massonica, durante la Prima guerra mondiale, Wilson docet.
Anche in questo caso, dopo i famosi Diciassette Punti del manifesto parakantiano universalista e anch’esso gnostico-massonico, nasce la Società delle Nazioni, senza il fondatore, perché l’America non aderisce alla sua creatura, mantenendo le mani libere, secondo il collaudato metodo di circa un secolo prima. Unica differenza, ma non di poco conto, l’appetito universalista e progressisticamente imperialista degli USA che entrano in guerra, stavolta è la seconda guerra mondiale, volendo afferrare con ostentato eros l’Europa, sedotta e poi abbandonata. La post-verità non l’ha inventata Trump, è nel DNA degli agenti del caos.
Terza tesi: Il “monismo” liberaldemocratico non è universalista
Spieghiamo la questione: dicesi “monismo” in filosofia quella concezione secondo la quale l’intera realtà viene dedotta da un unico principio e questo principio corrisponde alla realtà come tale, tangibile, toccabile con mano. È quanto accaduto alla parola della neolingua novecentesca ancora in uso nella tribù degli analisti mainstream: liberaldemocrazia (senza trattino, naturalmente). Le parole contano, ormai lo sappiamo anzi, siamo parlati dalle parole, di conseguenza, dire “liberaldemocrazia” significa dire: Noi! Con il punto esclamativo.
In altre parole, l’Occidente siamo Noi, cioè noi liberaldemocratici. Piccolo dettaglio: un Noi di questa portata dovrebbe almeno avere un’ambizione universalista, ossia dovrebbe trovare ospitalità nel cervello di tutti, accolto come il verbo divino della nuova salvezza storica. Invece, così non è. Gli occidentalisti hanno provato in tutti i modi ad esportare il Verbo liberaldemocratico, bombardando con le bombe e comprando i corrotti dei Paesi “canaglia”, ma niente da fare: volevano chiamarla “pace” e, invece, si trattava di morte e distruzione. Fallimento completo del gruppo dei Neocon, oggi riciclatisi nell’amministrazione Trump sotto mentite spoglie, quindi la profezia che si autoavvera è già in marcia. Ieri, fallimento integrale, e oggi?
Non solo: è la novità del nuovo millennio, la liberaldemocrazia, con i diritti individuali del turbocapitalismo avanzato, con la distruzione delle comunità, il wokismo che ha fatto a pezzi perfino la libertà di espressione, ecc. non piace a molti significativi esponenti di questo globo e fra questi ci sono figure autorevoli, da John Mearsheimer a Scott Ritter, fino a Jeffrey Sachs, il giudice libertario americano Andrew Napolitano, che un canale youtube molto ben frequentato da teste pensanti: https://www.youtube.com/@judgingfreedom. Non si tratta di oscuri personaggi cresciuti sotto il fallimentare collettivismo comunista, no, si tratta di gente che ha studiato fra le élites del mondo WASP, poi ha lavorato nella cerchia dei migliori, e oggi picchia come un Tyson in grande spolvero sul Deep State in combutta con la lobby neo-sionista a stelle e strisce.
Perché anche su questo punto occorre fare chiarezza: il sionismo è merce novecentesca, oggi abbiamo un neo-sionismo in marcia dentro i gangli strutturali della ex grande potenza mondiale con sede a Washington e si tratta di un’altra cosa. Netanyahu lo sa bene e il suo messianismo apocalittico, che suona come un disco rotto contro l’Iran, da almeno vent’anni, ha dovuto trovare il soccorso delle potenti armi americane.
Il Nemico c’è, ma bisogna conoscerlo, non continuare, anche in questo caso come dischi rotti, a propalare la stessa sbobba propagandistica di segno opposto, dal “nazisionismo” a seguire. Così sarebbe facile, ma invece gli agenti del caos fanno le cose in grande stile, c’è tutta un’estetica della distruzione e vale lo stesso “riorientamento gestaltico” (Thomas Kuhn) a proposito dell’Occidente: occidentalismo, per quest’ultimo, come “neo-sionismo post-moderno, per la lobby ebraica e israeliana in America (chiedere a Mearsheimer, che su questo tema è un esperto di livello mondiale).
Quarta tesi: La “fine della storia”: nasce l’occidentalismo
Ormai è uno schema collaudato, l’usato sicuro, buono per tutti i dibattiti: la “fine della storia”. Crollato (imploso?) il comunismo, Fukuyama scrive che la storia è finita. Il politologo americano conosce bene Hegel (1770-1831) e sdottoreggia sulla sua filosofia della storia e anche su altri aspetti legati ad un filosofo con tanto di aura magica, Kojève (1902-1968), lettore e interprete del grande filosofo tedesco, tutto un lavoro orientato a sferrare il colpo finale: siamo tutti liberaldemocratici e questo è la nostra eternità antropologica, culturale e politica.
Liberaldemocrazia o niente. Il resto è barbarie, do you remember revolution? Bene, quella russa ha massacrato uomini e società, quella americana, il beato mondo di Philadelphia, invece ha spianato la strada del Mondo Nuovo. Questo è il nuovo senso comune, anzi la nuova religione mondiale. I santuari affollati di consumatori sovrani e masse libere finalmente dalle “grandi narrazioni” (Lyotard), insomma va tutto bene su questo emisfero.
L’altro emisfero lo colonizzeremo con questa nuova religione politica, con buona pace dei settari bolscevichi del tempo che fu. La libertà non è più partecipazione, come cantava Gaber (1939-2003), ma è religione della libertà, anche senza Croce (1866-1952), che di questo free market ben poco sapeva e capiva.
Questo combinato disposto di elementi sovrapposti è la forma storica dell’Occidente? Non direi, a mio avviso, si tratta di occidentalismo: non c’è nient’altro che questo mondo, T.I.N.A., There Is No Alternative, sentenziava la Thatcher (1925-2013), e c’è anche chi si è suicidato per questo (Mark Fisher: 1968-2017). Non c’è nient’altro che: ecco la formula logica del nichilismo. Niente può esistere se non che: tutto è dentro questo mondo. L’uomo è ciò che il mondo offre, per il consumo e il proporzionale utile derivante da esso. Nessun moralismo, sono fatti e contra factum non valet argumentum.
L’Occidente che abbiamo conosciuto era un mondo di radici e sotterranei ricchi di antichità, categorie classiche, grecità, romanità, cristianità, umanesimo e barocco, realtà cristianissima, quest’ultima, insomma una festa della complessità generativa, un mondo di bellezza e verità. La libertà scaturiva da questo: la verità vi farà liberi (Gv 8,32).
Il fondamento della vita veniva da fuori, il mondo aveva un’anima che straripava e coinvolgeva la storia come dinamismo collettivo e destino individuale. La categoria di possibilità apriva nuovi scenari, il determinismo scientista, materialista e nichilista non aveva molte carte da giocare, anzi veniva neutralizzato e colpito con vigore.
L’occidentalismo è nichilista per essenza e il nichilismo è l’anticamera della morte e della fine di una civiltà. Finita e vinta la Guerra fredda, l’America ha fatto corrispondere alla fine del Novecento la fine del nucleo originario dell’Occidente autenticamente vitale ed esistente.
Da allora tutto è diventato occidentalismo nichilista. La NATO diffusa come il virus dei vincitori sull’Est sconfitto e degno, per i vincitori, di essere colonizzato, è un problema filosofico, non solo politico o geopolitico.
Quinta tesi: Sovrano è chi governa sullo stato di eccezione e l’occidentalismo iper-politico e impolitico non ce la fa
La politica ha senso se esiste una sovranità che decide in uno spazio e per uno scopo condiviso. Ma il nichilismo riduce tutto a niente e non vuole etica fondamentale, quindi svuota la politica, scivolando nell’impolitico, ossia nell’estetica del Politico, che gioca con la governance, per non decidere di governare. Ma la governance impolitica ha bisogno di una camera di compensazione, ecco allora operare l’iper-politico, la dimensione che sale sulla realtà storica e umana per collocare le strategie di controllo della società.
In mezzo non c’è niente, nessuna mediazione, quindi nessuna politica, perché, come insegna Ratzinger, la politica è mediazione.
Sesta tesi: Trump come prodotto e ostaggio dell’occidentalismo
Trump è il prodotto maturo del post-moderno a un tempo iper-politico e impolitico, è il “senno del post” per eccellenza, destinato a diventare senso comune. E fallimento comune. L’attacco all’Iran è la destinazione finale dell’occidentalismo nichilista.
La post-verità come modello ontologico: l’Iran non ha la bomba atomica; no, ce l’ha; o piuttosto potrebbero averla tra poco. Da decenni Israele è sotto il countdown della fine ultima, anche sulle piazze di Teheran, allora cosa si fa? Semplice, si attacca preventivamente uno Stato sovrano, proprio perché non sei sovrano e non puoi decidere sullo stato di eccezione. La comunione dei deboli. Da decenni è così. Anche qui, T.I.N.A., There Is No Alternative (?).
Settima tesi: L’Europa era Christianitas, oggi è un deserto, ma tutto deve passare comunque da qui (e Putin lo sa)
Sia chiaro: l’Europa come eurocrazia e modello burocratico-collettivista è la morte civile collettiva. Non parlo di questa realtà, ma della nuova insorgenza di un’Europa capace di riprendere in mano la corda tesa della storia attraverso il recupero delle sue radici cristiane.
Perché l’Europa, così concepita, è la prima parola da dettare all’Occidente morente perché la deriva occidentalista e nichilista non occupi interamente lo spazio pubblico. Ci vuole più conflittualità e libertà, non meno. Due frasi di Gesù per riorientare il pensiero e l’azione.
La prima: «Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento» (Mt 5,17).
La seconda: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada» (Mt 10,34).