13 Luglio 2025

Leone XIV: “Lo Spirito Santo fa scoprire gli inganni del maligno”

A cura della Redazione 

TELEGRAMMA DEL SANTO PADRE, A FIRMA DEL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO PIETRO PAROLIN, PER L’ATTACCO NELLA CHIESA GRECO-ORTODOSSA DI SANT’ELIA A DAMASCO 

Pubblichiamo di seguito il telegramma che il Santo Padre Leone XIV ha inviato – a firma del Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin – per l’attacco nella Chiesa greco-ortodossa di Sant’Elia a Damasco.

Sua Santità Papa Leone XIV ha appreso con profonda tristezza la notizia della perdita di vite umane e delle distruzioni causate dall’attacco contro la Chiesa greco-ortodossa di Mar Elias a Damasco, ed esprime sentita solidarietà a tutti coloro che sono stati colpiti da questa tragedia. Affidando le anime dei defunti alla misericordia amorevole del Padre celeste, Sua Santità eleva preghiere per quanti ne piangono la perdita, per la pronta guarigione dei feriti, e invoca sui singoli e sull’intera Nazione i doni dell’Altissimo: consolazione, guarigione e pace.

Nella Basilica di San Pietro, all’Altare della Confessione, accogliendo i Partecipanti al Giubileo dei Seminaristi Papa Leone XIV ha detto:

Sono molto contento di incontrarvi e ringrazio tutti, seminaristi e formatori, per la vostra calorosa presenza. Grazie innanzitutto per la vostra gioia e questo vostro entusiasmo. Grazie perché con la vostra energia voi alimentate la fiamma della speranza nella vita della Chiesa!

Oggi non siete solo pellegrini, ma anche testimoni di speranza: la testimoniate a me e a tutti, perché vi siete lasciati coinvolgere dall’avventura affascinante della vocazione sacerdotale in un tempo non facile. Avete accolto la chiamata a diventare annunciatori miti e forti della Parola che salva, servitori di una Chiesa aperta e una Chiesa in uscita missionaria.

E dico una parola anche in spagnolo: grazie per aver accettato con coraggio l’invito del Signore a seguirlo, ad essere discepoli, a entrare in Seminario. Bisogna essere coraggiosi e non abbiate paura!

A Cristo che chiama voi state dicendo “sì”, con umiltà e coraggio; e questo vostro “eccomi”, che rivolgete a Lui, germoglia dentro la vita della Chiesa e si lascia accompagnare dal necessario cammino di discernimento e formazione.

Gesù, lo sapete, vi chiama anzitutto a vivere un’esperienza di amicizia con Lui e con i compagni di cordata (cfr Mc 3,13); un’esperienza destinata a crescere in modo permanente anche dopo l’Ordinazione e che coinvolge tutti gli aspetti della vita. Non c’è niente di voi, infatti, che debba essere scartato, ma tutto dovrà essere assunto e trasfigurato nella logica del chicco di grano, al fine di diventare persone e preti felici, “ponti” e non ostacoli all’incontro con Cristo per tutti coloro che vi accostano. Sì, Lui deve crescere e noi diminuire, perché possiamo essere pastori secondo il suo Cuore.

A proposito del Cuore di Gesù Cristo, come non ricordare l’Enciclica Dilexit nos donataci dall’amato Papa Francesco?  Proprio in questo tempo che state vivendo, cioè il tempo della formazione e del discernimento, è importante rivolgere l’attenzione sul centro, sul “motore” di tutto il vostro cammino: il cuore! Il seminario, in qualunque modalità sia pensato, dovrebbe essere una scuola degli affetti. Oggi in modo particolare, in un contesto sociale e culturale segnato dal conflitto e dal narcisismo, abbiamo bisogno di imparare ad amare e di farlo come Gesù.

Come Cristo ha amato con cuore di uomo, voi siete chiamati ad amare con il Cuore di Cristo! Amar con el corazón de Jesús. Ma per apprendere quest’arte bisogna lavorare sulla propria interiorità, dove Dio fa sentire la sua voce e da dove partono le decisioni più profonde; ma che è anche luogo di tensioni e di lotte (cfr Mc 7,14-23), da convertire perché tutta la vostra umanità profumi di Vangelo. Il primo lavoro dunque va fatto sull’interiorità. Ricordate bene l’invito di Sant’Agostino a ritornare al cuore, perché lì ritroviamo le tracce di Dio. Scendere nel cuore a volte può farci paura, perché in esso ci sono anche delle ferite. Non abbiate paura di prendervene cura, lasciatevi aiutare, perché proprio da quelle ferite nascerà la capacità di stare accanto a coloro che soffrono. Senza la vita interiore non è possibile neanche la vita spirituale, perché Dio ci parla proprio lì, nel cuore. Dio ci parla nel cuore, dobbiamo saperlo ascoltare. Di questo lavoro interiore fa parte anche l’allenamento per imparare a riconoscere i movimenti del cuore: non solo le emozioni rapide e immediate che caratterizzano l’animo dei giovani, ma soprattutto i vostri sentimenti, che vi aiutano a scoprire la direzione della vostra vita. Se imparerete a conoscere il vostro cuore, sarete sempre più autentici e non avrete bisogno di mettervi delle maschere. E la strada privilegiata che ci conduce nell’interiorità è la preghiera: in un’epoca in cui siamo iperconnessi, diventa sempre più difficile fare l’esperienza del silenzio e della solitudine. Senza l’incontro con Lui, non riusciamo neanche a conoscere veramente noi stessi.

Vi invito a invocare frequentemente lo Spirito Santo, perché plasmi in voi un cuore docile, capace di cogliere la presenza di Dio, anche ascoltando le voci della natura e dell’arte, della poesia, della letteratura e della musica, come delle scienze umane. Nell’impegno rigoroso dello studio teologico, sappiate altresì ascoltare con mente e cuore aperti le voci della cultura, come le recenti sfide dell’intelligenza artificiale e quelle dei social media. Soprattutto, come faceva Gesù, sappiate ascoltare il grido spesso silenzioso dei piccoli, dei poveri e degli oppressi e di tanti, soprattutto giovani, che cercano un senso per la loro vita.

Se vi prenderete cura del vostro cuore, con i momenti quotidiani di silenzio, meditazione e preghiera, potrete apprendere l’arte del discernimento. Anche questo è un lavoro importante: imparare a discernere. Quando siamo giovani, ci portiamo dentro tanti desideri, tanti sogni e ambizioni. Il cuore spesso è affollato e capita di sentirsi confusi. Invece, sul modello della Vergine Maria, la nostra interiorità deve diventare capace di custodire e meditare. Capace di synballein – come scrive l’evangelista Luca (2,19.51): mettere insieme i frammenti. Guardatevi dalla superficialità, e mettete insieme i frammenti della vita nella preghiera e nella meditazione, chiedendovi: quello che sto vivendo cosa mi insegna? Cosa sta dicendo al mio cammino? Dove mi sta guidando il Signore?

Carissimi, abbiate un cuore mite e umile come quello di Gesù (cfr Mt 11,29). Sull’esempio dell’apostolo Paolo (cfr Fil 2,5ss), possiate assumere i sentimenti di Cristo, per progredire nella maturità umana, soprattutto affettiva e relazionale. È importante, anzi necessario, fin dal tempo del Seminario, puntare molto sulla maturazione umana, respingendo ogni mascheramento e ipocrisia. Tenendo lo sguardo su Gesù, bisogna imparare a dare nome e voce anche alla tristezza, alla paura, all’angoscia, all’indignazione, portando tutto nella relazione con Dio. Le crisi, i limiti, le fragilità non sono da occultare, sono anzi occasioni di grazia e di esperienza pasquale.

In un mondo dove spesso c’è ingratitudine e sete di potere, dove a volte sembra prevalere la logica dello scarto, voi siete chiamati a testimoniare la gratitudine e la gratuità di Cristo, l’esultanza e la gioia, la tenerezza e la misericordia del suo Cuore. A praticare lo stile di accoglienza e vicinanza, di servizio generoso e disinteressato, lasciando che lo Spirito Santo “unga” la vostra umanità prima ancora dell’ordinazione.

Il Cuore di Cristo è animato da un’immensa compassione: è il buon Samaritano dell’umanità e ci dice: «Va’ e anche tu fa’ così» (Lc 10,37). Questa compassione lo spinge a spezzare per le folle il pane della Parola e della condivisione (cfr Mc 6,30-44), lasciando intravedere il gesto del Cenacolo e della Croce, quando avrebbe dato sé stesso da mangiare, e ci dice: «Voi stessi date loro da mangiare» (Mc 6,37), cioè fate della vostra vita un dono d’amore.

Cari Seminaristi, la saggezza della Madre Chiesa, assistita dallo Spirito Santo, nel corso del tempo cerca sempre le modalità più adatte alla formazione dei ministri ordinati, secondo le esigenze dei luoghi. In questo impegno, qual è il vostro compito? È quello di non giocare mai al ribasso, di non accontentarvi, di non essere solo ricettori passivi, ma appassionarvi alla vita sacerdotale, vivendo il presente e guardando al futuro con cuore profetico. Spero che questo nostro incontro aiuti ciascuno di voi ad approfondire il dialogo personale con il Signore, in cui chiedergli di assimilare sempre più i sentimenti di Cristo, i sentimenti del suo Cuore. Quel Cuore che palpita d’amore per voi e per tutta l’umanità. Buon cammino! Vi accompagno con la mia benedizione.

Cari seminaristi, Sono lieto di poter accompagnarvi questa mattina, in occasione del vostro Giubileo, insieme ai sacerdoti che vi accompagnano nel cammino formativo. Provenite da varie Chiese nel mondo e avete esperienze di vita molto diverse, ma nel Signore formiamo tutti un unico corpo. Infatti una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione (cfr Ef 4,4). Oggi, sulla tomba dell’apostolo Pietro e insieme a me, suo Successore, rinnovate solennemente la fede del vostro Battesimo. Questo Credo sia la radice da cui germoglia l’“eccomi” che con gioia direte nel giorno della vostra ordinazione sacerdotale. Dio, che ha iniziato in voi la sua opera, la porti a compimento.

[Recita del Credo in latino]

Preghiamo. Padre, che in questo Anno giubilare, apri alla tua Chiesa la via della salvezza, accogli i nostri propositi di bene ed esaudisci il nostro desiderio di convertire a te le nostre vite per divenire autentici testimoni del Vangelo. Con la grazia dello Spirito Santo guida i nostri passi verso la beata speranza di incontrare il tuo volto nella Gerusalemme celeste, in cui il tuo Regno giungerà al pieno e perfetto compimento e tutto sarà realizzato in Cristo tuo Figlio. Egli vive e regna con te e con lo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.

Nel suo Messaggio ai membri del Sovrano Militare Ordine di Malta in occasione della celebrazione della Solennità di San Giovanni Battista il Santo Padre ha detto:

Sono particolarmente lieto d’indirizzarvi questo mio messaggio in occasione della celebrazione della solennità di San Giovanni Battista, Protettore del vostro Ordine religioso, che ne porta il nome.

La Chiesa vi ringrazia per tutto il bene che fate lì dove c’è bisogno di amore, in situazioni talvolta molto difficili. Vi ringrazia anche per l’impegno di rinnovamento che state portando avanti da alcuni anni, per una maggiore fedeltà al Vangelo, in stretta e cordiale collaborazione con il Cardinale Patrono, da me riconfermato nel suo incarico. Continuate in questa direzione!

Possiamo dire che San Giovanni Battista fin da prima della sua nascita ha adempiuto la missione ricevuta da Dio di essere annunciatore di Gesù. Lo farà con radicale austerità durante tutta la sua vita. La sua idea di Messia all’inizio era ancora troppo legata a quella di giudice rigoroso (cfr Mt 3,7-12). Gesù lo aiuta a cambiare prospettiva, a convertirsi, innanzitutto quando si presenta a lui chiedendo di essere battezzato, umilmente mischiato tra tanti penitenti (cfr Mt 3,13-17). Dopo questa manifestazione, Giovanni indica Gesù come l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo (cfr Gv 1,29.36). Seguendo il suo invito, due dei suoi discepoli si fanno discepoli di Gesù (cfr Gv 1,37). E il Battista, dando la sua vita nell’affermazione della verità, si farà testimone di Gesù, che è la Verità.

San Giovanni Battista, vostro celeste Protettore, deve illuminare la vostra vita e la missione che nella Chiesa siete chiamati ad adempiere per azione dello Spirito Santo.

Il vostro Ordine ha come finalità la tuitio fidei e l’obsequium pauperum. Due aspetti di un unico carisma: la fede che viene propagata e tutelata nella dedizione amorosa ai poveri, agli emarginati, a tutti coloro che hanno bisogno del sostegno, dell’aiuto altrui. Non limitarsi a soccorrere le necessità dei poveri, ma annunciare loro l’amore di Dio con la parola e la testimonianza. Se venisse a mancare questo, l’Ordine perderebbe il proprio carattere religioso e si ridurrebbe a essere un’organizzazione a scopo filantropico.

L’amore che ognuno di noi deve offrire agli altri è quello che si pone al livello di chi lo riceve, così come ha fatto Gesù che si è messo al nostro livello, solidale con chi è disprezzato, con coloro ai quali è tolta la vita perché considerata di nessun valore (cfr Lc 10,29-37). Perciò Gesù può ricevere una risposta d’amore da noi, perché in questo suo abbassarsi ci comunica il suo amore, che possiamo restituire a Lui nella gratitudine. Così è con il povero. Se lo amiamo mettendoci al suo livello, l’amore che gli comunichiamo ci ritorna nella sua gratitudine, fatta non di umiliazione, ma di gioia.

È questa la tuitio fidei, perché così facendo voi trasmettete concretamente la fede in Dio amore, offrendo l’esperienza della sua vicinanza.

Per proteggere e conservare la fede, l’apostolo Paolo ci indica in che modo equipaggiarsi: indossare l’armatura di Dio per resistere alle insidie del diavolo; cingere i fianchi con la verità; rivestire la corazza della giustizia; afferrare lo scudo della fede, con cui spegnere le frecce infuocate del Maligno; prendere l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio (cfr Ef 6,11-18).

Certamente per tante lodevoli opere di bene che il vostro Ordine compie in varie parti del mondo, avete bisogno di tanti mezzi, anche economici, e di tante mediazioni. Ma occorre sempre fare attenzione a considerare i mezzi solo come tali, funzionali al raggiungimento dello scopo.

Tuttavia, per raggiungere uno scopo buono i mezzi devono essere buoni; ma in questo campo la tentazione può presentarsi facilmente sotto parvenza di bene, come illusione di poter raggiungere le finalità buone che ci si propone con dei mezzi che poi si potrebbero rivelare non conformi alla volontà di Dio. Anche Gesù è stato tentato in questo, quando il maligno «gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria» (Mt 4,8) e gli promise di darglieli, se lo avesse adorato. Ma allora Gesù non sarebbe più stato il Servo sofferente di Dio, che nell’umiltà si spoglia di ogni potere mondano per conquistare, con l’amore, l’amore dell’uomo. Gesù riafferma, anche in questa tentazione particolarmente subdola, la supremazia di Dio e non si vende alla potenza di questo mondo. Se avesse acconsentito alla tentazione, Gesù avrebbe adottato dei mezzi illeciti e non avrebbe conseguito il fine posto dal Padre alla sua missione. L’Ordine di Malta, nel corso della storia, ha assunto a seconda delle contingenze mezzi differenti, che però vanno vagliati nella loro validità attuale per raggiungere il fine di tuitio fidei e obsequium pauperum.

Lungo i secoli, l’Ordine ha assunto una sempre maggiore rilevanza nell’ambito internazionale, un tipo del tutto particolare di sovranità, con prerogative in tale ambito che devono necessariamente essere funzionali alla finalità di tuitio fidei e obsequium pauperum. Se tali prerogative venissero da voi usate lasciandovi attrarre nella mondanità, magari senza accorgervene, proprio per l’illusione che la mondanità comporta, correreste il pericolo di agire perdendo di vista il fine. È da fare continuamente nostro quanto insegnato da Gesù, che non ha chiesto al Padre di toglierci dal mondo, perché ci manda nel mondo, ma che non siamo del mondo come Lui non è del mondo; e ha chiesto al Padre che ci custodisca dal maligno (cfr Gv 17,14-16.18).

Lo Spirito fa scoprire gli inganni del maligno, quindi siamo chiamati a discernere continuamente se ci sta conducendo lo Spirito oppure il maligno o comunque il nostro interesse.

Siete impegnati in un cammino di rinnovamento. Il rinnovamento non può essere semplicemente istituzionale, normativo: dev’essere anzitutto interiore, spirituale, perché questo dà il senso ai cambiamenti delle norme. Avete rinnovato il vostro diritto proprio, la Carta Costituzionale e il Codice Melitense. Ciò era necessario, in quanto diverse cose dovevano essere chiarificate, specialmente la natura di Ordine religioso, data e garantita dai membri del Primo Ceto, ma la cui forza carismatica viene partecipata anche dal Secondo e dal Terzo Ceto con una diversa gradualità.

Avete anche completato il lavoro di «Commento» all’uno e all’altro testo normativo. Lavoro quanto mai utile per facilitare, oltre alla comprensione letterale delle norme, anche quella del loro fondamento spirituale e teologico, di primaria importanza per una retta interpretazione e applicazione nello Spirito. Certamente il cammino di rinnovamento non è terminato, anzi è sempre agli inizi, perché esso richiede la conversione del cuore, compito di tutta la vita per ognuno di noi. Sappiamo quanto la conversione del cuore sia faticosa. Specialmente i Membri del Primo Ceto sono chiamati a impegnarsi in questo senso per vincere ogni tentazione di secolarizzazione, cioè di una vita non animata da quella radicalità evangelica che è propria di un Ordine religioso. Se il Primo Ceto non compie tale cammino di conversione, che, sebbene difficile e impegnativo, è sostenuto dalla grazia dello Spirito del Risorto, non si può sperare che lo compiano, secondo la loro condizione, il Secondo e il Terzo Ceto.

La conversione, tuttavia, è sempre incentivata da un’esperienza significativa che tocca il nostro cuore. La vostra azione a favore dei Signori Malati, come voi amate dire, e dei poveri di qualsiasi tipo, meritoria davanti a Dio e davanti agli uomini, è ciò che sostiene la vostra conversione. L’azione caritativa e apostolica è frutto e manifestazione di una spiritualità, quella che fin dalle origini vi è stata trasmessa dal Beato Gerardo e che siete chiamati a incarnare nel mondo di oggi in una sempre maggiore genuinità evangelica, frutto di continua purificazione.

Con grande gioia ho appreso che vi sono aspiranti che hanno chiesto di iniziare l’esperienza del noviziato, e di un noviziato residenziale, il che costituisce una novità dopo tanto tempo di scioglimento della vita comunitaria. Ciò è motivo di grande speranza, ma è anche una sfida per tutto l’Ordine e soprattutto per i formatori. La formazione è un aspetto fondamentale per tutti gli istituti di vita consacrata, ed è particolarmente impegnativa per la complessità del vissuto dei candidati nel tempo attuale. Ciò richiede più che mai una formazione specifica dei formatori, senza la quale il lavoro formativo rimarrebbe approssimativo e inefficace, come accadrebbe se non fossero ben delineati il suo iter e il suo contenuto. La formazione non riguarda solo il Primo Ceto, ma, con modalità diverse, anche il Secondo e il Terzo Ceto. Essa dovrà avere di mira, come elemento fondamentale, la preghiera: liturgica e personale, nutrita di solitudine e di silenzio, dimensioni necessarie quanto più ci si dedica all’attività di servizio al prossimo, affinché questa sia testimonianza dell’amore di Dio, che si rende presente.

Ugualmente è motivo di grande speranza che alcuni membri Professi vogliano iniziare un’esperienza di vita comunitaria. Incoraggio di cuore questo desiderio, perché la vita comunitaria forgia concretamente alla carità reciproca e all’osservanza autentica dei tre consigli evangelici. Anche se tale proposito incontrerà qualche difficoltà di realizzazione, esse si potranno superare con l’aiuto dello Spirito, grazie al quale la speranza non delude (cfr Rm 5,5).

La Vergine del Fileremo, San Giovanni Battista e il Beato Gerardo intercedano per il compimento di tutti i vostri più nobili sentimenti e desideri, mentre di cuore vi invio la Benedizione Apostolica, che estendo ai vostri cari e a quanti incontrate nel vostro servizio.

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