A cura della Redazione
–
L’ATTIVITÀ APOSTOLICA DEL SANTO PADRE
Il Santo Padre Leone XIV ha ricevuto ieri mattina in Udienza il Cardinale Leonardo Sandri, Mons. Kay Martín Schmalhausen Panizo, S.C.V., Prelato Emerito di Ayaviri (Perù), il Signor Carlos Manuel Vila Nova, Presidente della Repubblica Democratica di Sao Tomé e Príncipe, con la Consorte, e Seguito, Mons. Justin Georges Ebengue, Vescovo di Yokadouma (Camerun), la Signora Vo Thi Anh Xuan, Vice Presidente della Repubblica Socialista del Vietnam, e Seguito, i partecipanti ai Capitoli Generali dell Figlie della Divina Carità, delle Suore dell’Ordine di San Basilio Magno, delle Suore della Congregacion Agustinas Hermanas del Amparo, delle Hermanas Franciscanas de los Sagrados Corazones.
Incontrando in udienza le rappresentanti di alcuni Istituti religiosi femminili, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Leone XIV ha detto:
Sono lieto di incontrarvi, alcune di voi in occasione del Capitolo Generale, altre per il pellegrinaggio giubilare. In tutti e due i casi venite presso la tomba di Pietro per rinnovare il vostro amore al Signore e la vostra fedeltà alla Chiesa.
Appartenete a Congregazioni nate in momenti e circostanze diversi: Suore dell’Ordine di San Basilio Magno, Figlie della Divina Carità, Suore Agostiniane “del Amparo”, Suore Francescane dei Sacri Cuori. Eppure le vostre storie mostrano una dinamica comune, per cui la luce di grandi modelli di vita spirituale del passato – come Agostino, Basilio, Francesco – attraverso l’ascesi, il coraggio e la santità di vita di fondatori e fondatrici, ha suscitato e fatto crescere nuove vie di servizio, soprattutto nei confronti dei più deboli: bambini, ragazze e ragazzi poveri, orfani, migranti, a cui si sono aggiunti col tempo anziani e malati, oltre a tanti altri ministeri di carità.
Le alterne vicende del vostro passato e la vivacità del presente fanno toccare con mano come la fedeltà alla sapienza antica del Vangelo sia il miglior propellente per chi, spinto dallo Spirito Santo, intraprende nuove vie di donazione, votate all’amore di Dio e del prossimo in ascolto attento dei segni dei tempi (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 4; 11).
Proprio pensando a questo, il Concilio Vaticano II, parlando degli Istituti religiosi dediti a servizi di carità, ha sottolineato quanto è importante che in essi «tutta la vita […] dei membri sia compenetrata di spirito apostolico, e tutta l’azione apostolica sia animata da spirito religioso» (Decr. Perfectae caritatis, 8), affinché i religiosi «corrispondano in primo luogo alla loro vocazione che li chiama a seguire Cristo e servano Cristo nelle sue membra […] in intima unione con lui» (ibid.).
Sant’Agostino, in proposito, parlando del primato di Dio nella vita cristiana, afferma: «Dio è il tuo tutto. Se hai fame, Dio è il tuo pane; se hai sete, Dio è la tua acqua; se sei nelle tenebre, Dio è la tua luce che non ha tramonto; se sei nudo, Dio è la tua veste immortale» (In Joannis Evangelium, 13, 5). Sono parole da cui ci fa bene lasciarci interrogare: in che misura questo è vero per me? Quanto il Signore sazia la mia sete di vita, d’amore, di luce? Sono domande importanti. Infatti è questo radicamento in Cristo che ha portato chi ci ha preceduto – uomini e donne come noi, con doti e limiti come i nostri – a fare cose che forse mai avrebbero pensato di poter realizzare, permettendo loro di lanciare semi di bene che, traversando secoli e continenti, oggi hanno raggiunto praticamente tutto il mondo, come dimostra la vostra presenza.
Alcune di voi, come accennato, sono impegnate nel Capitolo Generale, altre sono qui per il Giubileo. Comunque si tratta di fare scelte importanti da cui dipende il futuro proprio, delle sorelle e della Chiesa. Per questo mi pare molto opportuno concludere ripetendo per tutti noi l’augurio bellissimo che San Paolo rivolgeva ai cristiani di Efeso: «Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio» (Ef 3,17-19). Grazie per il vostro lavoro e per la vostra fedeltà. Vi accompagni la Vergine Maria, insieme con la mia benedizione.
Attraverso un messaggio ai Partecipanti alla XLIV Sessione della Conferenza FAO, il Santo Padre Leone XIV ha scritto:
Vi ringrazio di cuore per avermi dato l’opportunità di rivolgermi per la prima volta all’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), che quest’anno celebra l’ottantesimo anniversario della sua fondazione. Rivolgo un cordiale saluto a tutti i partecipanti a questa quarantaquattresima sessione della Conferenza, suo organo supremo di governo, e in particolare al Direttore Generale, il Signor Qu Dongyu, esprimendo la mia gratitudine per il lavoro che quotidianamente l’Organizzazione svolge nella ricerca di risposte adeguate al problema dell’insicurezza alimentare e della malnutrizione, che continua a rappresentare una delle maggiori sfide del nostro tempo.
La Chiesa incoraggia ogni iniziativa volta a porre fine allo scandalo della fame nel mondo, facendo propri i sentimenti del suo Signore, Gesù, il quale – come narrano i Vangeli – vedendo una grande folla avvicinarsi a Lui per ascoltare la sua parola, si preoccupò innanzitutto di dar loro da mangiare, chiedendo ai discepoli di farsi carico del problema e benedicendo con abbondanza gli sforzi compiuti (cfr. Gv 6,1-13). Tuttavia, leggendo il racconto di quella che comunemente viene definita la “moltiplicazione dei pani” (cfr. Mt 14,13-21; Mc 6,30-44; Lc 9,12-17; Gv 6,1-13), ci rendiamo conto che il vero miracolo compiuto da Cristo consistette nel rendere evidente che la chiave per sconfiggere la fame risiede più nella condivisione che nell’accumulare avidamente. Una verità che forse oggi abbiamo dimenticato, poiché, nonostante alcuni passi rilevanti siano stati compiuti, la sicurezza alimentare globale continua a peggiorare, rendendo sempre più improbabile il raggiungimento dell’obiettivo “Fame zero” dell’Agenda 2030. Ciò significa che siamo ancora lontani dal realizzare il mandato che nel 1945 diede origine a questa istituzione intergovernativa.
Ci sono persone che soffrono crudelmente e desiderano vedere risolte le loro molteplici necessità. Sappiamo bene che da sole non possono farlo. La tragedia persistente della fame e della malnutrizione diffuse, che ancora oggi affligge molti Paesi, è tanto più triste e vergognosa quando ci rendiamo conto che, sebbene la terra sia in grado di produrre cibo sufficiente per tutti gli esseri umani, e nonostante gli impegni internazionali in materia di sicurezza alimentare, è doloroso constatare che tanti poveri del mondo continuano a mancare del pane quotidiano.
D’altra parte, oggi assistiamo con sgomento all’uso iniquo della fame come arma di guerra. Affamare la popolazione è un modo molto economico per fare la guerra. Oggi, infatti, quando la maggior parte dei conflitti non è combattuta da eserciti regolari ma da gruppi di civili armati e con pochi mezzi, bruciare i campi, rubare il bestiame, bloccare gli aiuti sono tattiche sempre più utilizzate da chi vuole controllare intere popolazioni indifese. In tali conflitti, i primi obiettivi militari diventano le reti idriche e le vie di comunicazione. Gli agricoltori non possono vendere i loro prodotti in contesti minacciati dalla violenza e l’inflazione dilaga. Questo porta migliaia di persone a soccombere al flagello della fame e a perire, con l’aggravante che, mentre i civili si consumano nella miseria, le élite politiche ingrassano nella corruzione e nell’impunità. È dunque giunta l’ora che il mondo adotti limiti chiari, riconoscibili e condivisi per sanzionare tali abusi e perseguire i responsabili e i loro esecutori.
Rinviare una soluzione a questo lacerante scenario non servirà; al contrario, le angosce e le pene dei bisognosi continueranno ad accumularsi, rendendo il cammino ancora più arduo e complesso. Occorre dunque passare urgentemente dalle parole ai fatti, ponendo al centro misure efficaci che permettano a queste persone di guardare al presente e al futuro con fiducia e serenità, e non solo con rassegnazione, ponendo così fine all’epoca degli slogan e delle promesse ingannevoli. A tale riguardo, non dobbiamo dimenticare che prima o poi dovremo rendere conto alle future generazioni, che riceveranno in eredità un mondo segnato da ingiustizie e disuguaglianze se non agiamo ora con prudenza.
Le crisi politiche, i conflitti armati e le turbolenze economiche giocano un ruolo centrale nel peggioramento della crisi alimentare, ostacolando gli aiuti umanitari e compromettendo la produzione agricola locale, negando così non solo l’accesso al cibo ma anche il diritto a una vita dignitosa e ricca di opportunità. Sarebbe un errore fatale non curare le ferite e le fratture provocate da anni di egoismo e superficialità. Inoltre, senza pace e stabilità non sarà possibile garantire sistemi agroalimentari resilienti, né assicurare un’alimentazione sana, accessibile e sostenibile per tutti. Da qui nasce la necessità di un dialogo, in cui le parti coinvolte abbiano non solo la volontà di parlarsi, ma anche di ascoltarsi, di comprendersi reciprocamente e di agire insieme. Non mancheranno gli ostacoli, ma con senso di umanità e fraternità, i risultati non potranno che essere positivi.
I sistemi alimentari esercitano una grande influenza sul cambiamento climatico, e viceversa. L’ingiustizia sociale provocata dalle catastrofi naturali e dalla perdita di biodiversità deve essere contrastata per realizzare una transizione ecologica giusta, che metta al centro l’ambiente e la persona umana. Per proteggere gli ecosistemi e le comunità più svantaggiate, tra cui i popoli indigeni, è necessaria una mobilitazione di risorse da parte dei Governi, degli enti pubblici e privati, degli organismi nazionali e locali, affinché siano adottate strategie che diano priorità alla rigenerazione della biodiversità e alla ricchezza del suolo. Senza un’azione climatica decisa e coordinata, sarà impossibile garantire sistemi agroalimentari in grado di nutrire una popolazione mondiale in crescita. Non basta produrre alimenti: è altrettanto importante garantire che i sistemi alimentari siano sostenibili e offrano diete sane e accessibili per tutti. Si tratta, dunque, di ripensare e rinnovare i nostri sistemi alimentari in una prospettiva solidale, superando la logica dello sfruttamento selvaggio del creato e orientando meglio il nostro impegno a coltivare e custodire l’ambiente e le sue risorse, per garantire la sicurezza alimentare e avanzare verso una nutrizione sufficiente e sana per tutti.
Signor Presidente, in questa ora presente, assistiamo a una colossale polarizzazione delle relazioni internazionali a causa delle crisi e dei conflitti in atto. Risorse finanziarie e tecnologie innovative che dovrebbero essere impiegate per l’eradicazione della povertà e della fame nel mondo vengono dirottate verso la fabbricazione e il commercio delle armi. Così si alimentano ideologie discutibili e, al tempo stesso, si raffreddano i rapporti umani, svilendo la comunione e allontanando la fraternità e l’amicizia sociale.
Mai come oggi è urgente che ci facciamo artigiani della pace, lavorando per il bene comune, per ciò che giova a tutti e non solo a pochi, sempre gli stessi. Per garantire la pace e lo sviluppo, inteso come miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni afflitte da fame, guerra e povertà, sono necessarie azioni concrete, fondate su approcci seri e orientati al futuro. Occorre pertanto mettere da parte retoriche sterili per, con ferma volontà politica, come ha detto Papa Francesco, appianare «le divergenze per favorire un clima di collaborazione e di fiducia reciproca per la soddisfazione delle necessità comuni» [Discorso ai Membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 9 gennaio 2023].
Signore e Signori, per raggiungere questa nobile causa, desidero assicurarvi che la Santa Sede sarà sempre al servizio della concordia tra i popoli e non si stancherà di cooperare al bene comune della famiglia delle nazioni, tenendo particolarmente presenti coloro che più soffrono, che hanno fame e sete, e quelle regioni remote che non riescono a risollevarsi dalla loro prostrazione a causa dell’indifferenza di coloro che dovrebbero avere come emblema nella vita l’esercizio di una solidarietà senza riserve. Con questa speranza, facendomi voce di quanti nel mondo si sentono lacerati dall’indigenza, chiedo a Dio Onnipotente che i vostri lavori siano ricchi di frutti e portino beneficio ai più deboli e all’intera umanità.
Ieri, 30 giugno 2025, il Santo Padre Leone XIV ha ricevuto in Udienza, nel Palazzo Apostolico, il Presidente della Repubblica Democratica di São Tomé e Príncipe Carlos Manuel Vila Nova, il quale si è successivamente incontrato con Sua Eccellenza Mons. Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali. Nel corso dei cordiali colloqui in Segreteria di Stato, sono state rilevate le buone relazioni tra la Santa Sede e São Tomé e Príncipe, e ci si è soffermati su alcuni aspetti della situazione politica e socio-economica del Paese, specialmente sulla collaborazione con la Chiesa locale nell’ambito della sanità e dell’istruzione, con particolare attenzione alla formazione della gioventù dell’arcipelago. Nel prosieguo della conversazione, vi è stato anche uno scambio di opinioni su temi di carattere regionale e internazionale, rilevando l’importanza di promuovere il dialogo e la cooperazione tra le nazioni.
Il Santo Padre Leone XIV ha ricevuto in Udienza, nel Palazzo Apostolico Vaticano, anche la Vice-Presidente della Repubblica Socialista del Vietnam, Vo Thi Anh Xuan, che successivamente ha incontrato Mons. Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali. Durante i cordiali colloqui in Segreteria di Stato, è stato espresso vivo apprezzamento per gli sviluppi positivi nei rapporti fra la Santa Sede e il Vietnam, particolarmente nell’attuazione dell’Accordo sullo statuto del Rappresentante Pontificio Residente in Vietnam, nonché si è rilevato il contributo della Chiesa cattolica alla società vietnamita. Si è proceduto ad uno scambio di vedute sulla situazione socio-politica del Paese, nonché sugli sviluppi regionali ed internazionali.