11 Luglio 2025

L’Islam e la Turchia sono incompatibili con l’Occidente

di Giuseppe Canisio 

LIBERTÀ, RISPETTO E VERITÀ: L’OCCIDENTE DI FRONTE ALLA SFIDA DELL’ISLAM

L’arresto in Turchia dell’autore identificato come D.P., colpevole di aver disegnato una vignetta satirica raffigurante Maometto, segna l’ennesimo episodio di una tensione insanabile tra due visioni del mondo: da un lato, la libertà di espressione e la laicità tipiche della cultura occidentale; dall’altro, l’intolleranza teocratica che, in nome del rispetto religioso, censura il pensiero, la critica e perfino l’arte.

Condanniamo senza ambiguità ogni forma di offesa gratuita alla fede altrui. Deridere ciò che milioni di persone considerano sacro non è solo un atto di maleducazione morale, ma una ferita inflitta al tessuto fragile del rispetto reciproco.

La satira, se è arte civile, deve essere consapevole del suo potere e delle sue responsabilità. E tuttavia, l’offesa non può mai giustificare né la violenza né l’arresto arbitrario: il diritto a esprimersi è ciò che distingue le civiltà libere dai regimi repressivi.

Più preoccupante ancora dell’arresto è l’assalto violento alla redazione del settimanale satirico “Leman” da parte di estremisti islamici. Bastoni e pietre non difendono alcun onore: rivelano, invece, il volto cupo di un integralismo che rifiuta il pluralismo, che non dialoga ma impone, che non accetta il dissenso ma lo reprime.

Qui si manifesta un nodo culturale e politico che l’Occidente non può più ignorare: l’islam contemporaneo, in molte delle sue espressioni pubbliche e sociali, è profondamente incompatibile con i fondamenti della civiltà occidentale.

Dove l’Islam diventa legge, la libertà retrocede. Dove si eleva il Corano sopra la Costituzione, si abbattono i pilastri dello Stato di diritto. Non è questione di razze o etnie, ma di idee, di principi, di visioni antropologiche inconciliabili.

Chi oggi rivendica per l’Islam un diritto speciale all’immunità da ogni critica – spesso in nome di un relativismo culturale suicida – dimentica che nelle società islamiche non esiste, e non può esistere, la reciprocità. Non si può raffigurare Maometto, non si può criticare l’Islam, non si può affermare pubblicamente la superiorità della ragione o della fede cristiana senza rischiare condanne, violenze o persecuzioni.

L’Occidente, se vuole sopravvivere come civiltà libera, deve riscoprire la propria identità. Accoglienza non significa rinuncia. Rispetto non significa sottomissione. Le nostre leggi, la nostra libertà di parola, il nostro senso critico – frutto di secoli di pensiero, di sangue, di Vangelo e di ragione – non possono essere sospesi ogni volta che qualcuno si dichiara “offeso”.

Il caso della Turchia – nazione ponte ma sempre meno europea – ci ammonisce: l’Islam (come la stessa Turchia) non può essere integrato pienamente nei valori occidentali senza trasformarsi radicalmente. E ogni tentativo di convivenza che prescinda da questa verità è solo un’illusione, o peggio, una resa.

In nome della libertà, della giustizia e della verità, l’Europa deve difendere il diritto a esprimere anche ciò che è scomodo, rifiutando però il disprezzo gratuito. Ma soprattutto, deve avere il coraggio di dire che non tutte le culture sono compatibili, e che non ogni religione può convivere pacificamente con la nostra civiltà se non accetta le sue regole fondamentali. Perché non c’è pace dove manca la verità, e non c’è dialogo dove regna la paura.

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