13 Luglio 2025

Il merito della lettera di Antonio Tajani

di Matteo Orlando 

DIFENDERE L’EUROPA E LE SUE RADICI 

In un tempo in cui il dibattito pubblico tende troppo spesso a trasformarsi in rissa, la lettera del Vicepremier e Ministro degli Esteri Antonio Tajani, pubblicata sul AVVENIRE, rappresenta una boccata d’aria per chi ancora crede che il pensiero – anche quando tocca corde profonde come le radici spirituali dell’Europa – possa essere espresso con equilibrio, profondità e rispetto.

Le sue parole sono un invito forte e pacato al tempo stesso a recuperare il senso della nostra identità europea, non contro qualcuno o qualcosa, ma in favore della verità storica e culturale.

La questione sollevata da Tajani – l’ispirazione mariana della bandiera europea – è tutt’altro che marginale. Non si tratta, come alcuni critici vorrebbero far credere, di una forzatura confessionale o di una lettura ideologica. Si tratta, piuttosto, di riconoscere un dato storico e simbolico che illumina, più che oscurare, il senso profondo del progetto europeo.

Il fatto che Arsène Heitz, il disegnatore della bandiera, fosse devoto della Madonna e si sia ispirato consapevolmente all’iconografia della “medaglia miracolosa” non è un’ipotesi, ma un dato documentato. E che il disegno sia stato adottato l’8 dicembre 1955 – giorno dell’Immacolata Concezione – è un’altra coincidenza troppo eloquente per essere ignorata o derubricata come accidente secondario.

Tajani, con lucidità, ci ricorda che riconoscere queste radici non significa confondere la laicità con il laicismo. Anzi: è proprio dalla visione cristiana della persona e della storia che è scaturita l’idea stessa di uno spazio civile dove la libertà religiosa, la giustizia e la dignità dell’uomo potessero essere affermate come diritti universali.

Non c’è nulla di clericale nell’affermare che il numero 12 – simbolo presente nelle Sacre Scritture, dalle tribù d’Israele agli apostoli, fino alla donna dell’Apocalisse – abbia un significato antropologico e culturale ben radicato nella tradizione europea.

Il punto, come scrive con chiarezza Tajani, non è la grafica della bandiera. Il punto è la nostra identità. È la verità, scomoda per alcuni, che l’Europa nasce dall’incontro di tre grandi sorgenti: Gerusalemme, Atene e Roma.

Senza il pensiero greco e latino, senza il cristianesimo, senza il contributo fondamentale dell’ebraismo, l’Europa non sarebbe ciò che è. Negare questo significa amputare la nostra civiltà della sua linfa vitale, consegnandola al relativismo e all’oblio.

Tajani coglie anche un altro nodo cruciale: la mancata menzione delle radici giudaico-cristiane nel (fallito) progetto di Costituzione europea e nei successivi Trattati di Lisbona non ha cancellato ciò che siamo. Ha solo mostrato quanto sia difficile, oggi, affermare con coraggio una visione alta dell’Europa. Ma un’Europa che smarrisce se stessa, che rinnega le sue radici, rischia di diventare – per riprendere le sue parole – “niente”.

In un mondo in rapida trasformazione, dove gli assetti geopolitici si ridefiniscono continuamente, l’unico modo per restare protagonisti è riscoprire i valori fondanti che ci uniscono: la dignità della persona, la libertà autentica, il rispetto dell’altro, la giustizia. E questi valori – lo si voglia o no – non sono nati nelle aule delle istituzioni moderne, ma nel cuore della nostra tradizione spirituale e culturale.

In un’epoca in cui le radici vengono spesso percepite come un impaccio, Tajani ha avuto il coraggio di affermare che sono invece la condizione per ogni crescita duratura. Non è un atto di nostalgia, ma un’espressione di maturità politica e culturale.

Chi oggi vuole davvero costruire l’Europa di domani dovrebbe cominciare proprio da qui. Dalla verità della nostra storia, che ci ha donato simboli come la bandiera europea non per caso, ma perché l’Europa – quella vera – ha un’anima. E ha bisogno di ritrovarla.

 

Approfondimenti

Subscribe
Notificami
0 Commenti
Oldest
Newest
Inline Feedbacks
View all comments